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"Ci sono due errori che si possono fare lungo la strada per la verità: non andare fino in fondo e non partire."
Buddha

«Perché non dici nulla? Per caso hai conosciuto la Natasha bambina?»
Continua a farmi domande, ma la mia mente torna a quel momento, lei e Stefan.
«Stefan sapeva questo?» chiedo con le lacrime agli occhi.
«Sì lo ha sempre saputo, tuo padre e Jeremy erano e sono buoni amici.»
Non ci posso credere lo ha sempre saputo e non mi ha mai accennato nulla.
«Ti prometto che guarirai. Pago io le cure tu devi solo pensare a te. Verrò a trovarti ogni giorno.»
«Grazie Melanie, grazie di tutto non so come ripagarti.»
«Non c'è bisogno che tu lo faccia, ora devo andare però.»
Mi alzo dal letto e mi dirigo verso la porta. Mi sento afferrare dal polso e vedo Christopher.
«Non mi hai riconosciuto? Sono Christopher» mi chiede accarezzandomi la mano.
«Sì ti avevo riconosciuto ma avevo fretta, scusami Christopher ma ora devo andare.»
"Come potrei non riconoscerti, sei la persona che individuerei tra mille" penso.
Esco dalla porta e vado verso il mio cavallo.
Salgo su e inizio a incamminarmi verso il castello.
Nel momento in cui arrivo, entro nel castello e lo vedo, la mia rabbia è troppa da gestire.
Mi avvicino a lui e gli tiro uno schiaffo sulla guancia.
«La tua ex e sua madre conoscono la mia. Giusto? E tu lo sapevi! Sei un vigliacco ci manca solo che io scopra altro.»
Lui ricambia lo schiaffo e poco dopo si guarda la mano. Mi guarda con occhi sofferenti e di perdono.
«Natasha è tua sorella.»
«Lo so già. Se eri innamorato di lei perché hai sposato me?! Lei è più bella di me, è magra, può avere figli allora perché hai scelto me! Sai cosa significa per mia madre?! Quella è la figlia della donna che ha distrutto mia madre psicologicamente.»
«Lei... insomma... Amélie è la madre di Natasha solo che poi, qualcuno ha rapito Natasha.»
«Ma non dire cazzate! Adesso ti faccio rapire io con uno schiaffo in faccia. Basta non voglio sapere nulla, voglio andarmene per non vedere la tua schifosa faccia da bugiardo.»
«Ti vorrei ricordare che se tu fossi incinta e se il nascitu- ro sarà un maschio tutto procederà come ora e potrai restare. Se nascerà una femmina tu e lei verrete cacciate a calci.»
«Ti ho già detto che voglio andarmene, non resterò.»
«Ah sì? E dove andrai? Tua madre non ti vuole.»
«Non mi interessa vivrò anche per strada. Preferisco morire che restare qui, al fianco di un uomo maschilista. Anzi tu non sei un uomo ma un bambino.»
Stefan
E ora che vuol andare via, io cosa farò? Resterò solo, devo cercare una scusa per farla restare qui.
Cosa posso dirle?
Che mi sono pentito? No non ci crederebbe, d'altronde nemmeno io sono sicuro delle mie parole.
Dirò che la stanno cercando nel castello! No troppo banale.
Semplice la rinchiuderò nel castello! Chiamo i miei uomini, ovvero sei criminali, li faccio venire nel mio studio. Al loro arrivo si inchinano per poi mettersi dritti.
«Vi ho riuniti qui perché bisogna far rinchiudere la regina nella stanza del seminterrato.»
«Come volete sire.» Si inchinano e vanno via.
Melanie
Lui vuole che io resti nonostante l'inferno che mi sta facendo vivere, vuole che apprenda il suo modo di essere, i suoi modi rozzi ma soprattutto vuole che accetti la sua aggressività. Pensa che non abbia ascoltato nulla ma ora ca- pirà che con me non si scherza. Apro la porta del suo studio e la sbatto con forza.
«Tu brutto deficiente non mi terrai prigioniera, non sono una marionetta. Sei ossessivo e aggressivo quindi dimenti-pcati della mia esistenza.»
Esco lasciando la porta aperta e mi reco in una stanza dove inizio ad allenarmi correndo il più veloce possibile cercando di sbollire la rabbia.
Ce la posso fare, basta restare calma. Mi posiziono di fronte allo specchio e sorrido osservando il mio fisico.
«Cosa c'è ti sei appena accorta del grasso appeso?»
Inizia a ridere.
Ce la puoi fare, non importa se avrò degli schiaffi in faccia ma la soddisfazione me la sarò tolta.
«E tu ti sei mai accorto di essere tutto muscoli senza cervello? O di essere una grandissima testa di cazzo? A me sembra di no ti consiglio un bravo psichiatra.»
Mi ignora mentre io ne approfitto per uscire da questa stanza.
Rientro nella mia stanza ed entro nel bagno. Mi lavo e mi cambio per poi distendermi nel letto. Accarezzo la seta del piumone freddo e mi rilasso.
«Parli con qualcuno?» Quando cazzo è arrivato?
«Con il muro. A te non dovrebbe interessare. Io non ti chiedo con chi scopi quotidianamente. Rispetta la mia privacy deficiente.»
«Insultami di nuovo e ti picchio.»
«Come al solito. Sei un codardo sai solo picchiarmi e insultami, non sai usare quel povero cervello. Ah giusto, non hai un cervello!»
Lui non risponde, mi guarda attentamente dall'alto verso il basso.
Aspetta una mia reazione ma qualcosa in me mi impedisce di reagire, sono fredda come il ghiaccio, non provo emozioni, non riesco a muovere i miei arti.
Il mio corpo mi urla di rimanere così.
Continuo a fissarlo e lui si avvicina, appoggia le labbra sulle mie.
Il mio cervello mi urla di colpirlo ma eviterò.
Abbasso lo sguardo e vedo che lui ha una mano chiusa a pugno. Le mie gambe cedono e il mio corpo crolla sul pavimento. Lui si avvicina e mi guarda con occhi che chiedono perdono. Una domestica arriva e si avvicina a me aiutandomi ad alzarmi.
«Melanie ti cercano.»
«Grazie ora vado.»
Mi allontano da questo schifo di persona e mi reco in salotto... è un pittore.
«Mia regina potrei avere l'onore di farle un ritratto?»
Oh, questo è un gesto inaspettato.
«E il re?» una domestica chiede ma si ammutolisce subito.
Solo una volta mi hanno fatto un ritratto, ero una neonata.
Mia madre ha conservato il dipinto.
Non si può scappare dal passato, non si può rimediare
agli errori altrui. Si può solo sperare in un futuro migliore, in un futuro senza violenza, senza discriminazioni e infine un futuro dove la realtà sia migliore.
Vengo risvegliata dopo ore dal pittore che mi avvisa di aver terminato.
«Grazie regina.»
Mi porge il quadro, è bellissimo.
«Lo custodisca lei, rimarrò nei ricordi di qualcuno.»
«Mel, ti ho fatto un regalo.»
Un regalo dopo quello che ha fatto?
Quando nota il mio sguardo si incupisce e mi dà un vestito. Sbuffo e lo getto a terra.
«Perché lo hai fatto Natasha?»
Figlio di puttana!
Stefan
A Melanie piacerà sicuramente il vestito che le regalerò.
È da questa mattina che leggo nei suoi occhi la tristezza e delusione.
L'ho chiamata di proposito Natasha per farla reagire, ma a quanto pare nessuna reazione la farà tornare come prima.
La sua ormai è una vita senza un senso, lo capisco dal suo volto, privo di emozioni. È chiaro che non vuole essere più toccata dopo averla chiamata così.
È facile capire che si è arresa all'inferno che le sto procurando.
Lo ha detto, vuol fare di tutto pur di andarsene, vuole vivere come le altre ragazze.
Sta continuando a dimagrire e questo la danneggerà sicuramente se continuerà così. Siamo ancora nel salotto e improvvisamente sviene sul divano.

Melanie [COMPLETATA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora