18

6 2 0
                                    


"Perdona sempre i tuoi nemici. Nulla li fa arrabbiare di più."
Oscar Wilde

Parte narratore

Era corretto perdonare una persona che ti ha distrutto al punto di non ritorno? Era corretto fingere di essere felice per non soffrire ancora senza sperare in una vita diversa?
La risposta ce la dirà la coscienza, non siamo nati per avere un lieto fine, non siamo nati per amare, non siamo nati per essere delle persone senza un'anima.
Melanie rappresentava l'esatto esempio di una persona che si vendicava a modo suo, non poteva vivere con la persona che amava e doveva rassegnarsi sapendo che il suo destino era stato scritto il giorno della sua nascita.
Lei doveva continuare a vivere come un fantasma che si aggira in una casa abitata, lo doveva fare per salvare sé stessa, per evitare che suo marito potesse ferirla ancora e ancora, come una lama affilata che preme nel proprio cuore.
Ora lei era lì, sul tetto del castello mentre osservava il cielo stellato.
«Sai Melanie... La felicità la si può trovare anche negli attimi più tenebrosi, se solo ci si ricorda di accendere la luce.»
Era una delle cose che suo padre le diceva sempre quando da bambina era triste.
È impossibile prevedere i sentimenti, soprattutto l'amore.
Ma lui? Aveva capito i suoi sentimenti o continuava a fingere? Aveva capito il valore di sua moglie o stava continuando ad aspettare il momento giusto per ferirla quando avrebbe abbassato la guardia?
Una cosa era certa, lui non la meritava come non meritava il perdono, non aveva ancora capito che anche sua moglie sorrideva mentre tramava qualcosa perché il sorriso più bello, nasconde la rabbia più profonda.
C'era quel bambino nella sua piccola culla ma non aveva l'affetto che meritava, sua madre aveva affidato alla balia il compito di crescerlo ed educarlo, ma non doveva essere mai picchiato, doveva rispettare sua madre e le altre donne.
Melanie desiderava che suo figlio diventasse come Christopher, un ragazzo tenero e dolce.
Quel bambino era completamente uguale a sua madre, non aveva nessuna somiglianza con suo padre.
Era il destino a far capire a Stefan i suoi errori? Ogni volta che guardava quel bambino ricordava il giorno in cui ha scoperto la sua esistenza e nonostante tutto lui ne era all'oscuro mentre continuava a ferire la madre.
Quel bambino sarebbe potuto morire da un momento all'altro eppure è sopravvissuto, d'altronde in lui scorreva il sangue Duvall, il sangue di una guerriera che non si è mai arresa.
La vera forza proveniva dall'intelligenza e non dalla violenza, Melanie era diventata furba fingendo di essere in coma e Stefan aveva abbassato la guardia, si era inchinato davanti ai piedi della ragazza che aveva sempre sminuito.
Stava nascondendo i suoi malvagi piani fingendosi dispiaciuto, lui aveva due facce, una dimostrava il vero sé stesso e l'altra era l'esatto opposto.
Quella parte di lui era nascosta e Melanie stava pensando ai vari modi di farla riemergere dall'oscurità che l'avvolgeva.
Un modo c'era, ma come?

Melanie
"Questa volta terrò gli occhi aperti, se ti stai comportando così, sporco traditore non ti permetterò di vincere la tua guerra!
Questa volta sarò io a farti soffrire, ti tratterò nel peggiore dei modi fino a renderti talmente debole da farti strisciare ai miei piedi e implorare pietà.
Qualsiasi cosa tu stia escogitando ti si ritorcerà contro, il tuo destino era scritto, dovevi sposarti con qualcuno che non si sarebbe mai piegato ai tuoi piedi.
Guardami negli occhi e guarda l'ira che sto trattenendo, non riesci a guardare perché anche io ti sto ingannando, che tu lo abbia capito o meno da oggi ti sei condannato a morte da solo, hai deciso di stringere attorno al tuo collo un cappio invisibile che si stringerà sempre di più fino a farti boccheggiare esattamente come tu hai fatto a me con le tue stesse mani" penso.
Osservo il mio vestito, la gonna svolazza indietro.
Rientro nel castello e mi guardo attorno, prendo le forbici e mi reco in camera, prendo i suoi preziosi vestiti e li taglio a coriandoli.
Prendo i pezzi e li cospargo per tutta la stanza, sento i suoi passi, sta camminando silenziosamente.
"Pensi di essere un fantasma? Riesco a sentire il cattivo odore che emani... da quanto non ti lavi? Prima ti sei solo asciugato. Non ti vergogni?" penso disgustata.
«Fermo dove sei!»
Mi giro e lo guardo, sta stringendo i pugni accanto ai suoi fianchi.
"Su forza colpiscimi, mostra di nuovo la violenza che hai sempre usato su di me" penso.
Respira profondamente e mi guarda.
«Perché?!» chiede furioso.
«Perché cosa?» chiedo anche se so cosa vuole dire.
«Sai benissimo di cosa parlo!» inizia a urlare.
«No, di cosa parli?»
Si avvicina velocemente, vuole colpirmi infatti alza la mano.
«Su avanti colpiscimi, cosa stai aspettando?» dico con tono strafottente.
Abbassa il braccio e si lecca le labbra in modo seducente.
"Cosa sta facendo? Pensa che gli chiederò di avere un rapporto sessuale? Ha dei seri problemi questo ragazzo" rifletto stupita.
«No, non lo farò, voglio parlare civilmente con te. Posso sapere gentilmente perché hai tagliato i miei vestiti?»
Ha calmato il suo tono di voce.
«Oh quello...» dico sedendomi sulla poltrona elegantemente.
«Sì, perché stai fingendo se sai benissimo cosa ti sto chiedendo?»
Si passa una mano sul viso.
«Te lo avevo detto. Questo è solo un piccolo assaggio di ciò che accadrà d'ora in poi. Preparati perché è solo l'inizio.»
Passo la mano sulla gonna del vestito e mi guardo le unghie.
«Io... Io ho bisogno di sbollire la rabbia che sto sentendo.»
«Perché sei arrabbiato, ti voglio ricordare che io indossavo vestiti strappati e non mi sono mai lamentata.»
«Tu eri e sei ancora una stracciona, io non sono e non sarò mai come te!» ricomincia a urlare.
«Guarda la situazione da un'altra prospettiva, se non vuoi restare a lungo in questa stanza sarai costretto a indossare i vestiti della schiavitù.»
«Posso portare i tuoi vestiti da una sarta e farmi cucire qualcosa da lì, non sottovalutarmi.»
Mi fissa con sfida e lo guardo allo stesso modo.
«Accomodati, fai pure. Io riesco a sopravvivere con un vestito soltanto a vita, sei tu che hai la fissa di cambiarti ogni secondo» rido divertita dalla situazione.
«Ora basta!»
Si avvicina e mi solleva con forza dal polso buttandomi sul letto.
Scoppio a ridere.
«Vuoi violentarmi?»
«Lo trovi divertente?» chiede mentre stringe i miei polsi sul letto sopra la mia testa.
Una domestica si schiarisce la voce restando fuori alla porta.
«Melanie, c'è una visita per te» dice con disgusto.
«Ci penso io.»
Si allontana e metto un piede davanti alle sue gambe facendolo cadere a terra di faccia sul pavimento.
«Jenny, avvisa l'ospite che arriverò presto» dico mentre
mi alzo dal letto.
«Va bene Melanie.»
Mi avvicino a lui e gli metto un piede sulla schiena.
«Cazzo togli quel piede, fanno male quei tacchi» grida. Sento una risata lontana, è famigliare.
Mi afferra il piede facendomi cadere sul pavimento con il sedere sul pavimento. «Non ridi più?»
Adesso è lui che ride.
"Idiota dimentichi con chi stai parlando" penso rabbiosa. Stringo i denti e mi metto su di lui, prendo i suoi capelli e li tiro con forza.
«Stai zitto o te li strappo a ciocche fino a farti diventare calvo.» Lo lascio spingendogli la testa in avanti.
Mi rialzo e lo lascio lì mentre si lamenta di dolore, scendo in salotto e vedo Anya.
«Melanie che felicità vederti, mi dispiace ma mio fratello non c'è.»
Mi mordo il labbro, mi manca.
«Tranquilla ci raggiungerà tra qualche ora» mi accarezza i polsi arrossati.
«Oh va bene, allora andiamo ti mostrerò qualcosa.
L'ultima volta non ho avuto modo di mostrartelo.»
La porto con me in camera mia, prendo un vestito, rosa e azzurro, con piccoli ricami di rose bianche.
Lascio che si cambi lasciandola sola in camera, poco dopo mi chiama e la raggiungo.
È bellissima, il vestito le sta divinamente, fa risaltare i suoi occhi e il suo viso e la rende magnificamente elegante. Fa un giro su sé stessa sorridendo, Anya è più piccola di
me.
Mi avvicino al portagioie e prendo una collana, lei mi guarda stupita.
«Non devi» cerca di fermarmi, ma sono io a fermarla.
«Devi essere felice e trascorrere la vita con la persona che ami» le accarezzo le spalle.
Si gira di colpo verso di me.
«Tu non ti sei sposata per amore?»
La guardo, cerco di trattenermi ma la frase è troppo divertente.
«Amore?» mi siedo sul letto per poi distendermi.
«Cosa vuoi dire, non ami il re?» Si siede al mio fianco.
«Il nostro non è amore, ci unisce l'odio e rancore. Un uomo che ama non ti tradisce, non seduce altre donne come ha fatto con te. Fidati, quel giorno ti ho salvato da una situazione difficile.»
Mi sollevo con la schiena mettendomi seduta.
«Quando sono venuta qui l'ultima volta, ho notato che ti guardava in modo particolare.» Mette le mani sulle mie.
«Stava pianificando qualcosa» sospiro.
«Questo castello è come il giardino dell'Eden: a vedersi è magnifico ma dentro c'è un serpente, la rappresentazione di un demonio in carne e ossa che ti aspetta.»
«Ho considerato la vostra relazione come esempio da seguire.»
«Hai fatto un errore enorme, se ti innamori di una per- sona come il re, l'unica destinazione è l'inferno, attraverserai tutti i gironi e non avrai possibilità di uscirne.»
Accarezzo le sue mani.
«Io amo una persona ma il nostro è un amore destinato a essere un pensiero» delle lacrime cadono dai miei occhi.
«Forse lui mi considera un'amica, io l'ho sempre considerato più di un amico. Forse è amore unilaterale.»
«Posso sapere chi è?» mi chiede curiosa.
"Anya vorrei tanto confessarti il mio segreto, ma non posso poiché è tuo fratello. In questo momento vorrei stringerlo a me e non lasciarlo mai andare" penso addolorata.
«Non posso, consideralo un segreto destinato a essere portato nella tomba.»
«Oh volevo dirti anche io una cosa, ma se mi dici queste cose allora non posso parlare.»
«Capisco. Ti chiedo solo un favore.»
Mi alzo e prendo una lettera nascosta sotto il letto. «Consegnala a tuo fratello, non aprirla. Deve aprirla solo lui.»
Le porgo la lettera.
«Va bene la terrò al sicuro e la farò aprire solo da lui, ora devo andare. Mi sta aspettando e non voglio farlo attendere.»
Mi bacia la guancia e va via.
"Sii felice per me... aspetta ho dimenticato una persona" penso.
Esco dalla camera e mi reco in quella di Stefan.
È disteso sul letto con una mano sotto la schiena mentre piagnucola dal dolore.
Quanto tempo è trascorso? Sente ancora dolore?
«Oh sei ancora lì... non credi di esagerare? Tu hai fatto di peggio eppure io sono ancora qui.»
«Hai spinto il tuo fottuto tacco sulla schiena, stronza!» ringhia infuriato.
«Se vuoi ti faccio un massaggio.»
«Davvero?» mi guarda.
«No, perché dovrei?! Trova da solo una soluzione, forse
sarà la vecchiaia a farti sentire dolorante.»
«Abbiamo la stessa età!»
«Questa è una menzogna, hai tre anni più di me, alla tua età io raccoglievo la frutta piegandomi. Nonostante sentissi dolore non mi sono mai lamentata anche se tornavo a casa distrutta.»
«Tu non sei me!» urla.
«Perché continui a urlare?! Sento benissimo ciò che dici! Giusto io non sono te, tu hai vissuto circondato nel lusso... in realtà dovrei essere io a lamentarmi ma il piagnucolone sei tu.»
«Non c'è peggior errore nella vita che sottovalutare il nemico.»
«Esatto! Lo hai capito!» affermo battendo le mani.
«Tu mi ami? Provi dei sentimenti per me? Quando mi hai confessato il tuo amore era vero?» chiede girando il viso verso di me.
Decido di fare come ha fatto con me. Ho imparato il senso del silenzio quando mi sono accorta che tutte le cose più importanti della mia vita si sono rotte senza far rumore...
«Allora?» chiede nuovamente.
«Scoprilo da solo!» dico e vado via.
Esco dal castello e dopo essere andata nella stalla, slego il mio fedele amico per poi cavalcarlo.
Faccio correre il cavallo senza una meta esatta; immersa nei miei pensieri noto di essere davanti alla casa dei miei genitori, coloro che mi hanno condannata a morte.
Trattenere la rabbia, il risentimento e le offese ti provoca solo muscoli tesi, un mal di testa e una mascella dolente causata dal digrignare dei denti. Il perdono ti restituisce la risata e la leggerezza nella tua vita.
Posso solo perdonare mio padre poiché è stato l'unico a non avermi venduta quel giorno.
Scendo dal cavallo e mi avvicino alla casa, lego il cavallo e busso con sicurezza alla porta.

Melanie [COMPLETATA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora