Oddio amo troppo queste cose, ho sempre amato fare questi scherzi.
In men che non si dica si alzò e arrivò davanti a me, tirandomi un pugno sullo zigomo.
«Ora non ridi più eh?»
Ma non si fermò semplicemente a quel pugno ma continuò a colpirmi.
Brutto figlio di puttana, disgraziato, deficiente e maschilista di merda.
Iniziai a sputare sangue ma, sembrò che questo non lo fece fermare dato che mi prese dai capelli e mi fece sbattere la testa sul pavimento. Ero abituata a tutto ciò, ho ricevuto colpi peggiori.
Se desidera vedermi morta deve solamente prendere un coltello e colpirmi.
«’Sto stronzo» gridai nel momento che salì le scale.
Decisi di uscire da quel castello che sembrava un carcere per formiche. Andai nel giardino e mi recai nella stalla per prendere un cavallo.
Salii sopra e iniziai a cavalcare per poi uscire dal cancello, volevo svuotare la mente da quei ricordi.
Erano tre giorni che non vedevo i miei genitori e mi mancavano tanto.
In teoria li dovrei odiare però, loro sono stati coloro che mi hanno educata senza mai picchiarmi e devo ringraziarli per questo.
Dopo un’ora arrivo in quel quartiere che per me significa molta sofferenza. Lego il cavallo al recinto ed entro in casa.
Mia madre non appena mi vede viene nella mia direzione e mi abbraccia.
«Figlia mia, cosa ti è successo alla guancia?»
Volevo dirle che il colpevole è stato colui che credono sia un angelo, ma mi limitai a dire:
«Niente ma’, lo sai che quando corro con il cavallo amo velocizzare. E così questa volta sono caduta.»
Quelle ore sembrarono volare facilmente e solamente quando notai farsi buio decisi di tornare.
«A ma’ devo torna’.»
Stefan
Cosa cavolo avevo fatto. Avevo promesso a me stesso che non avrei alzato le mani sulla mia futura moglie, invece ho fatto l’esatto contrario. Scesi giù per chiederle scusa e vedere come stava ma dopo aver girato l’intero castello, de-
dussi che fosse uscita. Andai nella stalla e chiesi al contadino che si occupava anche degli animali.
«Hai visto la futura regina dove è andata?»
«Maestà ho visto solo che ha preso il cavallo ed è uscita dal cancello.»
Cosa? E chi le aveva ordinato di poter uscire dal castello?
Passarono più di dieci ore e lei non era ancora tornata.
La mia pazienza era arrivata al limite.
La guardia di avvicinò a me dicendomi:
«Maestà la vado a cercare?»
«No. Quando tornerà troverà una sorpresa.»
Sentii dei passi e vidi che era lei.
Quando aprì la porta iniziai a urlare:
«Ora noi faremo un breve discorsetto.»
«Uffa, sono appena entrata e me vuoi già dà fastidio.»
«Senti ragazzina smettila di parlarmi in questo modo.»
«Ok, ok, ciao e buone cose in famiglia.»
Stupida ragazzina viziata. La prendo da un polso e per sbaglio le faccio sbattere la testa sul gradino.
«Mannaggia a me e a quel maledetto giorno che so’ venuta qua, ma che vuoi?» dice toccandosi la testa da cui esce sangue.
Questa scena non mi tocca minimamente. Forse questa volta capirà di avermi rotto le scatole con i suoi modi rozzi.
Mi metto a cavalcioni su di lei dato che è stesa sul pavimento.
«Voi due fuori, ora!» dico alle guardie.
«No no, restate.»
«Zitta tu» dico mettendo una mano sulla sua gola.
«S-se me m-molli forse respiro.»
Mi avvicino al suo orecchio e le dico:
«Da questo cancello non devi mai e ripeto, mai uscire.»
«E c’è bisogno di strozzamme?» dice dopo averle tolto la mano dalla gola.
«Ho deciso che l’incoronazione si celebrerà domani, quindi vestiti da regina.»
«E vabbè.»
«Nella stanza matrimoniale ci sono degli abiti che potrebbero piacerti.»
«Eh, questo lo dici te.»
«Sì lo dico io, problemi?»
«Famme pensa’… sì. Perché so io che me le devo mettere.»
«Non importa. Li indosserai per sempre fino alla fine dei tuoi schifosi e orribili giorni di vita.»
«Gn, gn, gn.»
«Smettila, mi sto irritando.»
«Sì ed io me sto scocciando. Mo’ posso anna’ a dormi’ o devo chiederte er permesso?»
«Il tuo linguaggio peggiora giorno dopo giorno.»
«Ne so’ lieta è un piacere.»
Melanie
Salgo nella sala da ballo e vedo che su tutte le pareti è stata dipinta una foto di me e lui che ci baciamo.
Spalanco gli occhi immediatamente, come ha osato fare questo schifo.
Scendo per cercarlo, ma di lui nessuna traccia. Non può scappare per sempre. Salgo nuovamente al piano superiore. Noto una stanza in cui il caro Don Giovanni non mi ha
fatto entrare. Bene bene si sa cosa nasconde.
Provo ad aprire la porta ma è chiusa a chiave.
Eh, ti sei messo contro la persona sbagliata, non hai mai imparato le tecniche antiche.
Prendo questo maledetto affare che ho tra i capelli e lo giro lentamente nella serratura e come per magia paf si apre la porta.
Niente di interessante, ci sono solamente fogli, foglietti e cartacce. Ci sono molti cassetti chiusi. Bene allora per la seconda volta userò i miei metodi. Inserisco di nuovo la
pinzetta nel cassetto e questo si apre. Ci sono tante foto.
No aspetta, cosa?
Ci sono delle mie foto. Questo tizio mi ha seguito ovunque. Ci sono foto di quando ero neonata, foto in cui avevo
tre anni, ma la peggiore è una in cui sono completamente nuda.
«Maledetto. Quando arriva me ascolta.»
«Eccomi.»
«Tu come hai osato farmi questo» dico mentre gli do pugni sul petto. E un altro schiaffo arriva sulla guancia. Non ne posso più. Devo riuscire a scappare.
«Nessuno ti ha dato il permesso di entrare e frugare nei cassetti. Se lo fai un’altra volta sono guai molto molto seri.»
E dopo se ne va. Il mio occhio è diventato viola. Inizio a piangere, voglio tornare nella mia casa. I miei genitori non mi hanno mai picchiata.
Preferisco condurre la vita che facevo prima, certo anche se molte volte mi cacciavo in situazioni pericolose riuscivo sempre a cavarmela, non ho mai avuto bisogno dell’angelo custode che cercava di aiutarmi. In qualsiasi situazione anche se molte volte rischiavo di essere violentata non ho mai chiesto aiuto a nessuno.
Il signorino non può sapere la mia vita qual è realmente:
un cugino che nonostante tu abbia solamente quattordici anni tenta di stuprarti, molte persone che si avvicinavano con pistole e coltelli per derubarti anche se non avevo niente di speciale. Lui invece ha avuto sempre una vita come le favole una casa accogliente, due genitori comprensivi. Non ha mai sofferto in vita sua a differenza mia.
Stefan
Quella stupida ragazzina come ha osato entrare in quella stanza?
Questa volta mi ha veramente stufato, risalgo al piano superiore e vedo che è uscita dalla stanza, entro nella stanza matrimoniale e vedo che sta dormendo. Eppure è così bella ma ha un pessimo caratteraccio.
Mi distendo accanto a lei e la volto dal mio lato. Si è addormentata con le lacrime agli occhi, le accarezzo il volto e la bacio sulle labbra.
Non sono innamorato ma c’è qualcosa che mi attira a lei, sembriamo come due magneti del lato opposto che si attraggono. Poco dopo noto che ha del sangue secco sotto il naso, l’occhio viola e delle cicatrici sul volto. Le alzo la maglia e anche lì ha dei tagli profondi, successivamente le abbasso la gonna che indossa e anche all’inguine ha dei lividi.
Quando si sveglia mi dovrà dire tutto senza tralasciare nessun dettaglio, cosa le sarà capitato?
Vedo che si sta agitando nel sonno.
«Non mi toccare no no non posso, mamma non mi lasciare sola ho bisogno di te vieni a salvarmi.»
Le accarezzo il braccio sinistro e le faccio appoggiare la faccia sul mio petto, con la mano inizia a stringere la mia camicia mentre piagnucola.
«Non puoi farmi questo non ti ho fatto nulla di male, perché io?»
A questo punto decido di svegliarla.
«Melanie, Melanie, calma non è successo nulla.»
Dopo aver detto ciò si catapulta tra le mie braccia e continua a piangere.
«Ascolta devi dirmi molte cose.»
Lei prima alza la testa nella mia direzione e poi annuisce
facendomi segno di continuare.
«Mi devi dire perché hai tutti quei tagli e lividi sul corpo, e cosa stavi sognando.»
«Ehm è un argomento delicato per me, e non vorrei parlarne per favore.»
«No ora tu parli, o con le belle o con le brutte» dice minacciandomi con un coltello.
«Ma se ti ho detto che non voglio parla’, perché me devi costringere? Boh io non ti costringo ad amarmi» dico urlando e spaventata allo stesso tempo.
«Oh ma infatti nessuna regina obbliga suo marito a fare qualcosa e non credo che tu sarai la prima» dice avvicinandosi appoggiando il coltello vicino al cuscino.
«Ma io non voglio essere amata da uno come te.»
«Cosa vorresti insinuare ora eh?» inizia a urlare.
«Ah ma tu urli già de mattina, mo’ che noia, cioè io dico con un castello così grande, non so, guardate la televisione o fa’ colazione, no? Devi venire a rompere a me tutto er santissimo giorno?» dico esasperata.
«Tu forse non hai capito che qui chi comanda sono io e non tu» continua urlando per poi colpirmi sulla guancia.
«É inutile stare a parla’ con te, sei solo ’n animale. Ma ’ndo sei cresciuto nelle stalle o nel porcile?» dico piangendo. «È inutile pure provatte ad ama’» concludo piangendo.
Non posso dirgli tutto sulla mia vita dato che continua a picchiarmi. Mi sono fidata spesso della gente e il risultato è sempre stato quello di essere giudicata e disprezzata.
A chi piacerebbe mai, una vita in cui vieni giudicata o offesa? Praticamente a nessuno. Mi hanno sempre definita una ragazza di strada perché indosso abiti consumati, ma nessuno mi ha mai posto la domanda perché, nessuno mi ha mai chiesto il motivo. Mi sarebbe piaciuto se qualcuno mi avesse ascoltata o semplicemente guardata negli occhi, invece no.
Esco fuori dal castello e vado nelle stalle. Ci sono molti animali malati o con le zampette ferite. Mi avvicino a un cagnolino che sta avendo una grande emorragia all’addome.
«Signorina si sposti, non si deve avvicinare a quello schifo, è pieno di pulci e zecche, vorrebbe forse ammalarsi?»
dice urlando.
«Oh ma oggi avete tutti da urla’? Eh mo’ basta. A coso!
Primo, lo schifo sei tu che insulti un animale malato, secondo permettete de parlamme così n’altra volta e vedi che te combino, terzo movite a portame ’na bacinella d’acqua e degli stracci puliti.»
«Questo atteggiamento non è da regina» continua.
«Ancora qua stai, te vuoi muovere o devo passa’ alle maniere brutte?»
«Sì, sì certo ora arrivo» dice spaventato.
Eh la miseria, non ho detto niente di speciale e questo è scappato. Mah chi li capisce ’sti uomini.
Al suo ritorno ha con sé tutto ciò che gli ho detto. Bagno il canovaccio nell’acqua e premo subito dopo sulla ferita del cane. Quest’ultimo inizia a piagnucolare.
«No tesoro ora la mamma ti farà star bene, tu devi solo tranquillizzarti, ok?»
Mi ricordo che mia madre diceva spesso a mia zia che aveva appena partorito, di far capire al bambino che doveva star tranquillo dimostrando anche lei di non essere agitata.
Finalmente il cucciolo inizia a guarire; sono passate esattamente due ore da quando sono qui. Dopo aver fatto addormentare il cane viene una cameriera riferendomi che il re mi sta cercando e che la cena è pronta.
«Di’ al re che non ho fame, mangiasse solo.»
«Ma regina…»
«Ho detto che non ho fame.»
Sono tre giorni che non mangio, da quando sono arrivata qui. Non mi fido a mangiare nel castello. Ci mancherebbe solo che avvelenassero il cibo.
«D’accordo.»
La seguo mentre entra nel castello e mi dirigo subito nel bagno per farmi un bagno caldo.
Sono esausta e affamata non riesco nemmeno a reggermi in piedi; venti minuti dopo essermi lavata scendo giù in cucina e noto che Stefan è seduto sul divano a petto nudo,
con le mani sul viso.
Non importa se sta piangendo o meno, importa solo che ho bisogno di respirare aria pura. Quando sente i miei passi alza il viso e nel momento in cui sto per aprire la porta, mi afferra la mano facendomi voltare per poi baciarmi sulle labbra.
«Perdonami amore se ti tratto male ma ho paura di perderti. Ho paura semplicemente che qualcuno ti porti via da me, mi sono innamorato di te e questo incubo mi sta divorando l’anima.»
«Se mi amassi veramente mi proteggeresti invece di picchiarmi.»
Stefan
Pensavo mi avrebbe perdonato, pensavo mi avrebbe baciato, pensavo mi avrebbe dato uno schiaffo o che avrebbe riso.
Appunto, ho pensato tante cose d’altronde cosa potevo pretendere che mi dicesse: “Stefan, amore ti amo e ti perdono.”
Quelle parole mi hanno fatto capire tutto della vita, ovvero niente.
In realtà ho detto tutte quelle cose per portarla a letto.
Cosa aveva capito che mi sarei veramente innamorato di lei? Una ragazza proveniente dalla strada, una prostituta.
Ma per favore!
Ho cercato di addolcirmi solo per il suo bene, io non amo nessuno, non so cosa sia l’amore e non ho intenzione di capire cosa sia, non ho mai amato nessuno.
«Capisci il vero valore di una persona solamente quando la perdi.» Questa frase non mi tocca.
Nessuno potrà capire la mia infanzia, e cosa mi ha indotto a pensare che l’amore non esiste.
Le donne sono solo degli esseri deboli e inutili rispetto all’uomo, e lo saranno sempre.
Melanie
Quel grandissimo imbecille, cosa si aspettava che gli dicessi? Dimentico tutto e ti perdono? Col cavolo.
Il rispetto deve essere reciproco, cosa pensa che debba essere dolce e affettuosa? Pensa che io non abbia capito la sua improvvisa dichiarazione d’amore?
Se pensa che avremo dei figli, sogna.
Nel momento in cui proverà seriamente dei veri sentimenti nei miei confronti allora, forse, potrò iniziare a rispettarlo. Da lui non voglio niente, né soldi, né abiti e tantomeno amore. Se c’è qualcosa che ho imparato dalla vita è che se vuoi seriamente qualcosa o qualcuno, devi lottare per averla. La gente se ti offre qualcosa subito dopo aver litigato, te lo rinfaccerà fino alla fine dei tuoi giorni.
Ora sono nel salotto e lui nel grande salone, Sento una domestica parlare con lui.
«Mi scusi padrone, ci sono visite per la vostra futura moglie.»
«Prima vieni qui.»
Vedo che la domestica si avvicina con un sorriso sul volto.
“A brutta demente, mo’ che la piglio” penso.
Lui l’afferra dalla vita e la distende sul divano, inizia a toccarle le cosce facendo alzare la gonna della divisa.
Che bel teatrino.
Le sfila il vestito e quella lurida domestica rimane in intimo, più che intimo sembrerebbe una divisa da prostituta.
Quando sta per sfilarle l’intimo, subentro io.
«Ma tu vedi che bello spettacolo sto a vede’ io. Chi è venuto a trovamme brutta figlia de ’na mignotta?»
La domestica si alza frettolosamente dal divano e china il capo verso il basso.
«Mi dispiace signora, le posso spiegare tutto!»
«Le spiegazioni non me ’nteressano, te le faccio ingoia’ puttana! Voglio sape’ chi me cerca.»
«Vostra madre, signora.»
«Signorina e mo’ vestiti e vattene.»
«Cosa c’è, sei gelosa? Volevi essere tu al suo posto?» dice avvicinandosi.
Rido di gusto.
Io gelosa? Ma per favore!
«Ma non te fai schifo? Se te vuoi porta’ a letto tutte le donne de ’sto mondo de merda, abbi almeno er coraggio di non dire stronzate! È così che mi dimostri il tuo amore?
Vestite imbecille che non sei altro.»
E in quel momento mi pentii di essere nata.
Mi afferrò dai capelli e tirò la testa velocemente verso di lui.
«Ascoltami bene mocciosa, tu non sei altro che terra da calpestare, sei totalmente inutile, non sei brava a cucinare, non sei brava ad amare, non sei brava a farti rispettare e tantomeno sarai capace a mettere al mondo un figlio. Sei completamente inutile.»
Stefan
Basta mi ha stancato.
L’afferro dai capelli e le faccio sbattere ripetutamente la testa all’angolo del tavolino. Inizia a sanguinare molto, infatti i suoi capelli dal biondo dorato sono diventati rosso scarlatto.
Le lascio i capelli e appoggio la sua testa sul pavimento, dalle sue labbra esce del sangue.
Inizio a scuoterla ripetutamente facendole sbattere la testa senza volerlo.
«Non è affatto divertente Melanie, svegliati.»
Margareth entrò proprio in quel momento seguita da un uomo, e vedendo la figlia distesa sul pavimento ricoperta dal sangue, corse da lei.
«O Dio mio Melanie figlia mia, ti prego sei l’unico dono di Dio, non mi abbandonare.»
«Mi dispiace» disse ancora sconvolto.
«Non ti dispiace affatto, è tutta colpa tua. Sapevo che le avresti fatto del male sposandola. Il medico aveva detto che non doveva sbattere più la testa altrimenti sarebbe morta.»
E fu in quel momento che iniziai a preoccuparmi realmente.
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Melanie [COMPLETATA]
Fanfiction⚠️𝐖𝐚𝐫𝐧𝐢𝐧𝐠⚠️ Questo libro presenta scene di: Stupro Body shaming Violenza fisica e psicologica 𝑫𝒊𝒔𝒑𝒐𝒏𝒊𝒃𝒊𝒍𝒆 𝒐𝒏𝒍𝒊𝒏𝒆. Melanie Duval, la principessa dal passato avvolto nell'ombra, privata del suo titolo nobiliare e del suo destin...