26-Natale

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Il 24 dicembre era arrivato in un battito di ciglia. La neve aveva ricoperto, attraverso una coltre candida e spessa, tutti i paesaggi della Gran Bretagna, compresa Hogwarts. Professori e discenti, alle prese con i preparativi per la festa di Natale, vagavano con fare adrenalinico tra i vari corridoi della scuola. Qualche fantasma si dilettava nelle prove di canto, senza badare agli altri ospiti del castello. Il profumo di cannella e zenzero si era sparso prepotente nell'aria, colpendo persino le narici di una Hermione, pensierosa, accostata al parapetto della Torre di Astronomia.

Tra le mani teneva la piccola missiva di Molly Weasley che la invitava, assieme ai suoi genitori, a presenziare alla festa di Natale presso il n. 12 di Grimmauld Place. Le sembrava di essere ritornata ai vecchi tempi, prima della guerra, in cui tutta la famiglia di teste rosse radunava gli amici più stretti per festeggiare ogni sorta d'evento. Peccato che più di qualcosa fosse cambiato, durante l'ultimo anno. L'ultima volta che aveva visto Ronald era stato nello stesso giorno di luglio in cui l'aveva mollato, beccandosi un sonoro schiaffo. Inoltre, a detta di Harry, il dolore della rottura non pareva essersi attenuato, portandogli a galla problematiche da non sottovalutare. Che fare?

Sospirò, infilando nel taschino dei propri pantaloni la piccola pergamena. Sospirò di nuovo, appoggiando le mani su quel gelido parapetto di metallo.

«Così farai mandare sui nervi persino un Demiguise» aveva proferito la voce profonda e roca di Piton che, poco dopo, si accostò a fianco di Hermione, osservando l'alba di fronte a se «si può sapere cosa ti prende?»

«Non so se andare a cena dai Weasley, mi hanno invitato per stasera e sarò da sola, i miei genitori sono ammalati, ma c'è Ronald e..»

«Già, quella patetica cena. Molly Weasley ha osato mandare una missiva perfino alla McGranitt e al sottoscritto»

Hermione si voltò stupefatta verso di lui «Sul serio?»

«Ti sembra che io scherzi, Granger?» alzò un sopracciglio «quella strega non ha capito che non sono Albus Silente» fece una pausa e continuò «ad ogni modo mi deludi. Quella testa di carota non dovrebbe avere tutto questo potere su di te»

«Ma Harry mi ha detto che Ronald è ossessionato, io...»

«Potter ha un carattere pari ad uno stupido molliccio»

«Sempre una buona parola per tutti, noto» disse Hermione divertita, alzando gli occhi al cielo.

«Solo la verità»

«Verrai stasera?» si era voltata verso di lui, speranzosa di udire un si.

«Odio le feste» anche lui si girò a guardarla, capendo quanto avesse bisogno della sua presenza, notando da subito il dispiacere palesarsi sul suo viso, dopo quella prima risposta «Tuttavia mi hai dato un valido motivo per presenziare»

Gli occhi di Hermione si illuminarono e lui terminò con un «Non ti illudere, Granger. Vengo solo per trarre piacere dall'insultare quell'inutile di un Weasley» se ne andò poi da quel posto, lasciando sola ma felice la ragazza. In fondo al cuore lei lo sapeva: Severus Piton sapeva mascherare bene i propri sentimenti, ma solo a chi non lo aveva mai realmente compreso. Si sarebbe sacrificato nel venire a quella cena per lei.


Quella sera stessa Hermione si era materializzata tra gli alberi del parchetto, di fronte a Grimmauld Place. Attraversata la strada e di fronte al piccolo cancelletto in ferro battuto, il grosso condominio si disilluse dalla magia, scivolando a lato su se stesso e rivelando il numero 12 che, fino a pochi attimi prima, non esisteva.

Era poi entrata in quel piccolo corridoio, notando sul fondo il caldo soggiorno dell'appartamento. Ricordava le innumerevoli riunioni dell'Ordine della Fenice e le faceva strano tornare in quel posto senza uno scopo simile.

Maschera redenta (snamione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora