14-Redenzione

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"Godric's Hollow, Little Mountain Drive n.13" ripetè mentalmente la ragazza, guardando l'entrata modesta ma curata di quella piccola villetta, ai confini della cittadina. 

Affissa alla porta vi era una targhetta dorata, su cui vi era inciso il famoso cognome del Dottor 'Leone'. Si immaginava un uomo anziano, dallo sguardo severo ma dal sconfinato bagaglio di conoscenze. Aveva quindi bussato alla porta, senza ascoltare ad oltranza quei pensieri inutili, ed attese che quest'ultima si aprisse. Si diede una sistemata, cercando di presentarsi al meglio e, proprio nel mentre, l'entrata si aprì, rivelando un uomo di mezza età, moro, brizzolato e con una leggera e curata barba a contornagli gli zigomi. Ma ciò che risaltava su tutto erano gli occhi: blu come un mare profondo, come un cielo infinito, come il cobalto intenso d'un tramonto. Potè giurare di non aver mai visto un colore così intenso, così vivo. Si perse un po troppo a contemplarlo e di ciò il padrone di casa se ne era accorto, quindi le sorrise, rivelando una dentatura bianca e perfetta. Portava una camicia azzurrina, con i polsini arrotolati fino al gomito.

Hemione scosse la testa. 

«Buongiorno» iniziò titubante «sto cercando il Dottor Leone»

L'uomo allargò le braccia e il sorriso si aprì ancora più luminoso «Eccomi qui, in persona, sono il Dottor Andrew Leone!»

Le gote della ragazza si imporporarono vistosamente.  

«Oh! Mi chiamo Hermione..»

«Granger» terminò lui, beccandosi un'occhiata confusa e sospettosa da parte della giovane strega, per cui riprese subito a parlare «Il Dottor Vlermont mi ha avvisato del suo imminente arrivo, prego» le indicò il piccolo corridoio d'entrata «si accomodi pure»

Hermione entrò in quella piccola casa, rivelando però un'ampia veranda che dava sul retro. Il Dottore la superò, guidandola verso il piccolo giardino. La fece accomodare e lui la imitò. 

«Le avrà parlato del motivo per cui ho intrapreso questo viaggio»

«Vagamente» annuì «ma mi occorre sapere nel dettaglio ciò che è accaduto, fin dall'inizio»

Hermione gli raccontò della guerra, del morso di Nagini sul collo di Piton, dei strani dolori dovuti al piccolo residuo di veleno nel sangue, del duello, della contusione associata al coma. Per tutto il tempo il giovane uomo aveva attentamente osservato la ragazza, senza distogliere mai lo sguardo e passando di tanto in tanto le dita sulla corta barba, riflettendo. 

Appena lei terminò la narrazione, lui non disse nulla, guardando poi fuori dalla veranda. 

«È molto probabile, anzi certo, che tutto ciò sia causato dal veleno. Giudicare la situazione irreversibile o no, dipende dal quadro clinico del paziente, ovvero dalla salute degli organi interni, se compromessi o meno dallo stesso veleno»

«Quindi mi sta dicendo che se gli organi interni sono intatti, è possibile farlo uscire dal coma?» chiese speranzosa Hermione.

«Esattamente. In questo caso mi preoccupa la salute del cervello e del cuore, i due organi più vicini rispetto alla sede dell'ematoma»

«Da come ricordo Madama Chips, la nostra infermiera della scuola, aveva affermato che non sembrava vi fosse nulla di compromesso»

«Senza offesa per la vostra infermiera, ma noi Medimaghi possediamo una magia avanzata per poter eseguire analisi più approfondite sui pazienti»

Ad Hermione quindi venne spontanea una domanda «Verrebbe da noi?»

«Certamente. Mi aveva detto che questo Professore è tutt'ora nell'infermeria del vostro istituto»

Maschera redenta (snamione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora