Bacio sotto il vischio

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Spazio autore:
Eccoci qui al sesto giorno del calendario dell'avvento e questa volta, sarà una storia d'amore.
Se volete supportare questa nuova rubrica vi invito a votare e commentare la storia e se vi va, passate a dare un'occhiata al mio profilo.
Be' che altro dire se non "buona lettura"?

Finalmente ero a casa.

Ero partita da Los Angeles per arrivare a Leòn a Natale e poterlo passare con la mia famiglia.

Arrivai ben presto all'aereoporto e ad aspettarmi c'era mio padre con un grande sorriso sulle labbra.

«Amore mio! Sembra passata una vita dall'ultima volta che ti ho vista» esclamò papà correndomi ad abbracciare.

«È vero, sai, con le ultime novità a lavoro e l'università, non ho avuto neanche un secondo libero»

«Dai, ora andiamo a casa, ci aspettano»
Annuii sorridendo: ero entusiasta di poter rivedere la mia famiglia.

Appena arrivammo, la casa era decorata da capo a piedi di decorazioni, luci c'era di tutto: mamma è sempre stata un'amante del Natale.

Dalla porta, sbucò come una furia la mia abuelita.

«¡Bienvenida de nuevo mi pequeña Marisol!» disse stritolandomi nel suo abbraccio.

Dietro di lei, notai anche Felipe: il mio amico d'infanzia.

«Bienvenida a casa, Marisol» si limitò a dire.

Lui si era trasferito a Madrid per poter coronare il suo sogno di diventare un ingegnere.

«Felipe! Neanche un abbraccio?» dissi allargando le braccia.

Felipe si avvicinò molto lentamente e mi abbracciò con delicatezza.
Era strano, non l'avevo mai visto così distaccato.

«Non immagini cos'ho preparato» disse lui entusiasta.

«Ho paura di quello che stai per dire»
«Nah, è qualcosa di tranquillo. Ho organizzato un mega party natalizio con i nostri ex compagni del liceo!»

Ecco, non era cambiato di una virgola.

«Menomale che era qualcosa di calmo»

Entrammo in casa e parlammo di tutto quello che era successo in quei mesi in cui io non ci sono stata.

I giorni passarono tranquilli e arrivò finalmente il giorno del mega party di Felipe.

Misi un lungo vestito azzurro come il cielo, con le maniche lunghe e dei tacchi argentati.

La grande sala era decorata con neve artificiale, un enorme albero di Natale e poi, sopra un angolo della sala, c'era attaccato dei ramoscelli di vischio.

La leggenda dice che se due persone passavano sotto un ramoscello di vischio, si dovevano baciare.

«Sei un vero schianto, Marisol» sussurrò Felipe al mio orecchio.

Era vestito con un'elegante smoking nero, la cravatta azzurra e le scarpe nere.

Avvampai anche se non sapevo bene il motivo.

«Altrettanto. In cinque anni di liceo, non ti ho mai visto vestito elegante, neanche con una semplice camicia»

«Hai ragione, ma questa è una occasione speciale»

Fece un delicato inchino e mi porse la mano.

«Mi concede questo ballo?»

«Certo, mio cavaliere»

Partì la canzone e cominciammo a ballare.

Il mio cuore martellava forte nel petto, forse stava risalendo a galla un nuovo sentimento.

Tanti anni fa, mi innamorai di Felipe ma all'epoca, lui era fidanzato con un'alta ragazza e così decisi di seppellire tutto e dimenticare quel sentimento rimanendo solo amici.

«Vado a prendere qualcosa da bere, sto morendo di sete» dissi.

Andai al tavolo delle bibite e passai sotto quel dannato ramoscello di vischio.

Dopo poco passò anche Felipe.

«Non ci pensare»

«E dai, è la tradizione»

«Non bacerò il mio migliore amico»

Cercai di oppormi ma lui mi prese per la vista e mi attirò a sé.

Poggiò le sue labbra sulle mie schiudendole in un bacio.

«Così evitavi di fare storie»

«Tu sei fuori di testa»

«Di te? Probabile» sorrise malizioso.

«Vieni con me» disse prendendomi per il polso.

Mi portò in un bellissimo giardino.

«Ascoltami Marisol, te lo sto nascondendo da troppo tempo: sì sono pazzo di te.
Vorrei un giorno che tu potessi diventare mia moglie, la madre dei miei figli, poter condividere con te la nostra casa»

Una piccola lacrima scese sulla mia guancia: quel sentimento non era mai morto era soltanto nascosto molto bene.

«Felipe...»

Lo attirai a me e questa volta fui io a sorprenderlo con un bacio.
Il resto della serata passò in grande armonia.

8 anni dopo

«Quindi è così che tu e papà vi siete fidanzati» disse la mia piccola Susanna.

«Sì tesoro, ma ora credo sia meglio che tu vada a dormire»

Annuì.
Le rimboccai le coperte e uscii dalla sua stanza.

Tutto quello che avevo programmato con Felipe, si era realizzato e devo tutto a quel rametto di vischio.

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