A Christmas Carol

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Eccoci qui alla quarta storia del calendario dell'avvento.
Oggi, la storia sarà un classico inglese.
Di chi sto parlando? Ovviamente di "A Christmas Carol" di Charles Dickens.
Ho provato a ricostruire la storia come meglio potevo, ovviamente non sarà bellissima come quella di Dickens ma diciamo che ci ho provato.
Se volete supportare questa nuova rubrica, ricordatevi di votare e commentare le storie e se vi va passate a dare un'occhiata al mio profilo.
Come sempre, vi auguro una buona lettura.

Londra, 1843

È il giorno prima di Natale: una festa inutile, una perdita di tempo, non capisco perché in un giorno come l'altro non si debba lavorare.

In questo periodo faccio sempre turni più lunghi e li faccio fare anche al mio impiegato contabile Bob Cratchit.

Che stupido, pensava di rimanere a casa alla vigilia di Natale. Ma non se ne parla minimamente, farà il suo orario di ufficio come tutti gli altri giorni.

Dato che però sono molto generoso, gli ho concesso solo il giorno di Santo Stefano.

È il giorno della Vigilia di Natale.
Qualcuno bussò alla mia porta: era mio nipote Fred.

«Ciao zio, allora ci sarai alla cena?» domandò.

«Ma non ci provare neanche, ragazzino, ho ben altro da fare»

Rimane in silenzio ed esce dal mio ufficio.

Dopo poco, esco dal mio ufficio per tornare a casa.

Mentre cammino, decine di bambocci intonavano canti e mi facevano gli auguri di Natale.

«Ma andate a fare altro piuttosto che stare qui a perder tempo!» esclamo a tutti quelli che osano disturbare il mio cammino.

Appena varco la soglia della mia amata casa, mi sembrava di scorgere tra il cumulo di neve, specchiato nel picchiotto della mia porta, il mio vecchio socio in affari ormai defunto: Jacob Marley.

A vedere quell'immagine, rimango profondamente turbato.

Cerco di dimenticare quello che avevo appena visto e mi misi a cenare davanti al camino.

Ad un certo punto comincio a percepire strani rumori: sentivo un carro funebre che si trascina, poi vedo oscillare da sola una campanella collegata.

Ad un tratto, compare lo spirito del mio vecchio amico Marley: una visione orribile, che lo diventò sempre di più quando tolse la benda per scoprire il viso, gli cade la mascella proprio davanti ai miei occhi.

Non riesco a muovermi o a emettere un suono, ero terrorizzato.

Intorno alla vita porta una catena forgiata di lucchetti, timbri, portamonete, assegni e banconote.

«Mio caro amico Ebenezer Scrooge, vedi tutto quello che porto? Questo è il peso della mia avarizia che mi ha strappato gli occhi via da Dio e non mi ha permesso di fare del bene»

Non parlai, lo osservavo scioccato.

«Questa notte, Scrooge, riceverai la visita di tre spiriti: il primo all' una di questa notte, il secondo all'una della notte successiva e il terzo a mezzanotte del giorno dopo ancora»

Quando finisce di parlare, si dissolse nel nulla.

Non do peso alle parole del mio amico e continuai tranquillo la mia cena.

Verso le undici di sera mi vado a coricare.

Sprofondo subito nel mondo dei sogni, finché qualcuno non mi svegliò.
Era una figura bianca, circondata da luce che sprigiona dal capo, con in mano un cappello a forma di spegnitoio e un ramo di agrifoglio.

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