Alla ricerca di Alan

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Nel silenzio delle ombre, nella melodia segreta dell'anima, intraprendiamo la ricerca dell'inevitabile. Nascosti, osserviamo le connessioni nascoste desiderando di capire il mistero dell'amore.

La partenza di Alan era stata per me come un fulmine a ciel sereno e non aveva lasciato nessuna spiegazione. Quella mattina, mentre il B&B si svuotava lentamente dei suoi ospiti, mi resi conto che Sarah mi stava guardando. Mi avvicinai a lei con passo deciso e andai dritto al sodo.

‹‹Signora Jones sa dove è andato Alan?››

Il tono della mia voce era molto determinato. L'anziana sospirò, comprese che non avrebbe potuto nascondere la verità per molto.

‹‹È andato via, Ginevra. Ha trovato un appartamento in affitto qui a Seaham››

Pur sapendo, le sue parole furono ugualmente come un pugno nello stomaco. La ringraziai e tornai in camera mia. Ero determinata a scoprire dove stava, non importava quanto tempo avrei impiegato. Avrei trovato un modo per raggiungerlo, fosse stato anche in capo al mondo. Dovevo parlare con lui, anche se avesse cercato di nascondersi altre dieci, cento volte. Con una risolutezza rinnovata, afferrai la mia macchina fotografica e lo zaino. Era arrivato il momento di iniziare la mia ricerca di Alan, di scoprire i segreti che celava e, forse, di farlo tornare. C'era una cosa che avevo imparato in quel breve periodo: niente era impossibile quando si trattava di seguire il cuore. Prima di uscire, mi recai verso la reception, lo sguardo dolce della signora Sarah cadde su di me.

‹‹Hai bisogno di qualcosa, cara?›› 
‹‹Sì, la prego, mi dica dove è andato Alan?››

L'anziana esitò un attimo. Non era da lei mentire, ma io avevo bisogno di risposte. Non poteva nascondermi la verità.

‹‹Sì, Ginevra. Alan vive non molto lontano da qui››

Quelle parole sembrarono calmarmi, ma i miei occhi erano ancora pieni di lacrime, rabbia e preoccupazione.

‹‹Ha qualche idea di dove potrebbe essere... in che via sta?››

La signora mi fissò con uno sguardo comprensivo.

‹‹Sì››

Aprì la rubrica, che aveva a portata di mano, su cui aveva segnato l'indirizzo e me lo diede.

‹‹Grazie mille››

Stavo per allontanarmi ma lei mi afferrò un braccio.

‹‹Promettimi che agirai con prudenza e che lo ascolterai quando gli parlerai››

Annuii con riluttanza, non ero tanto convinta di seguire il suo consiglio. Ero talmente determinata nel fare a modo mio, che nessuno poteva biasimarmi. Ringraziai Sarah con un sorriso e mi avviai verso l'uscita dell'albergo, avevo in mano l'indirizzo di casa di Alan. Prima di mettermi in cammino, decisi di utilizzare il mio cellulare per attivare il navigatore. Scrissi la via e seguii le indicazioni che mi portarono in una parte del Seaham che non avevo mai esplorato. La tensione era tangibile, mentre percorrevo strade sconosciute. Poi, come se il destino avesse deciso di complicare ulteriormente le cose, il mio telefonino emise un segnale acuto e si spense. Guardai lo schermo nero con un senso di smarrimento.

"Accidenti, proprio adesso?"

Sbuffai, mi girai di qua e di là, cercando di identificare qualche punto di riferimento. Era come se fossi precipitata in un mondo estraneo, con le strade che sembravano tutte uguali. La mia determinazione era intatta, ma la mia sicurezza iniziò a vacillare. Poi, proprio quando pensavo che la situazione non potesse che peggiorare, lo vidi. Alan era al di là della strada. All'angolo di un vicolo. Il mio cuore iniziò a battere velocemente, mentre lo fissavo di nascosto. Senza farmi scoprire, cominciai a seguirlo. Percorsi un breve tratto lungo il marciapiede, poi lo vidi infilare una mano nella tasca dei jeans e tirare fuori un mazzo di chiavi. Pedinandolo da lontano, vidi che si avvicinò a un piccolo edificio, con una facciata dai mattoni rossi. Estrasse una chiave del mazzo e aprì la porta d'ingresso. Lo seguii dentro, lo raggiunsi, cercando di evitare di farmi notare. All'interno della palazzina, i corridoi erano bui e silenziosi, non avevo idea di dove stessi andando, ma la mia fermezza mi spinse a continuare. Improvvisamente, udii una voce provenire da una delle stanze laterali.

‹‹Hai bisogno di staccare un po' Al!›› 
‹‹Lo so›› 
‹‹Secondo me, dovresti partire, cambiare aria›› 
‹‹Non posso spostarmi per il momento, ho delle cose da sbrigare qui!››

Incuriosita, mi accostai con molta cautela alla porta semiaperta, dalla quale proveniva quella voce: era di una ragazza bionda. Riuscii a vedere lui seduto di fronte a lei, circondati da strumenti e partiture sparse. Rimasero per un attimo in silenzio, poi Alan iniziò a suonare il violoncello con una passione che colpì il mio cuore. Era evidente che la musica fosse il suo rifugio, il modo in cui cercava di mettere a tacere le sue emozioni turbolente. Restai nascosta, incapace di muovermi o di parlare. Mentre lo osservavo la mia rabbia aumentò. Nel buio di quel momento, mi resi conto che la mia ricerca era appena iniziata e che dovevo affrontare sfide e segreti che non avrei mai immaginato. Desideravo a tutti i costi scoprire la verità e farlo tornare. Il mio cuore batteva per lui, nonostante le differenze che ci separavano. Mi sentivo frustrata e confusa, mentre continuavo a osservarli entrambi. La ragazza sembrava completamente immersa nella musica. Chi era? Cosa c'entrava con lui? In me provavo gelosia, delusione, una rabbia inaudita. Cercavo di capire cosa stesse succedendo. La sua presenza così intima con una giovane bionda mi faceva sentire come se fossi stata tradita, anche se fra me e lui non c'era mai stato niente di concreto. Avevo bisogno di capire cosa stava accadendo fra loro due. Dopo un po', Alan s'interruppe e si voltò verso di lei. La loro conversazione era incomprensibile per me, parlavano in inglese, ma notai che sembravano avere una connessione molto profonda. Lei gli sorrise e gli sfiorò la mano con dolcezza. Sentii una stretta al cuore, era evidente che fra loro c'era qualcosa di molto speciale, che mi faceva sentire sempre più fuori posto. Ero lì, nascosta nell'ombra a spiare la loro intimità. Per un attimo, mi sentii come se fossi un'intrusa. Decisi che era il momento di fare un passo avanti, pronta a fare irruzione nella loro conversazione. Ma prima di trovare il coraggio di farlo, dovevo affrontare il turbinio delle mie emozioni. In preda a uno stato confusionale, non sapevo cosa volessi sentire da loro, né cosa speravo di ottenere, di scoprire. Forse, un segnale che mi dicesse se Alan avrebbe mai fatto parte della mia vita.           

Il ricordo di un'estateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora