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Simone chiuse gli occhi e prese un respiro profondo mentre, attraversando il corridoio che portava alle stanze del re, scortato da una guardia reale e da Stewart - suo personale assistente che ormai si occupava di ogni sua necessità da quando era nato - caminava a passo sapendo di star andando incontro a delle brutte notizie.

Quando suo padre Dante, nonché il Re, mandava le guardie a chiamarlo non era mai un buon segno.

«Sire, il principe Simone.» lo annunciò una guardia alla porta appena li vide avvicinarsi facendo strabuzzare gli occhi al ragazzo. Di solito lo annunciavano solo agli eventi formali - questa situazione non mi piace, pensò Simone deglutendo entrando nella stanza trovando il padre davanti alla finestra con lo sguardo fisso fuori e la schiena rigida con le mani dietro essa.

La guardia chiuse la porta dietro al principe e, come se avesse attirato quello l'attenzione del re e non l'annuncio, Dante si voltò verso il figlio vedendolo fermo in mezzo alla stanza con Stewart sempre al suo seguito.

«Figlio. Avvicinati, su.» con un gesto della mano lo incitò a unirsi a lui davanti alla grande finestra. «Cosa vedi?» gli chiese appena Simone si posizionò al suo fianco facendo un cenno con il mento verso la finestra.

«Il giardino reale, il giardino delle rose, il nostro man-»

«No, figliolo. Guarda più in là.» lo fermò il re poggiando una mano sulla sua spalla. Simone sospirò osservando le punte delle montagne che a malapena si vedevano sapendo benissimo che il padre non lo aveva sicuramente chiamato là per quelle.

«Cosa dovrei vedere?»

«Tutto ciò che vedi è parte del nostro paese, Simone. Il paese che la nostra famiglia governa da ormai dieci generazioni e che tra pochi mesi - Simone si irrigidì all'istante - toccherà a te governare.»

Simone era l'erede al trono, era stato cresciuto come tale e con la pressione costante da parte di tutti. Era stato addestrato per quello, per diventare il re.

Eppure... eppure a quella notizia il corpo si irrigidì e il fiato gli si bloccò in gola.

Dante, che non sembrò accorgersi del panico che aveva appena colto il figlio, si tirò indietro girandosi verso la scrivania posizionata dietro di loro andando a sedersi dietro di essa aspettando che il figlio si sedesse davanti a lui.

«So benissimo che sei pronto per ciò che ti aspetta. Hai sempre onorato i tuoi impegni e le tue parole e questo per un re è un requisito fondamentale - Simone prese posto davanti al padre aspettando un ma - però c'è un aspetto che non abbiamo quasi mai affrontato e di cui è tempo di discutere. I consiglieri fanno pressioni e hanno ragione.»

Simone abbassò lo sguardo mentre nascondeva con l'ausilio della scrivania le mani che tremavano. «Sono al vostro servizio, padre. Qualunque cosa ci sia da affrontare sono pronto.» disse con la voce un po' tremante e le mani che si stringevano a pugno sopra le sue ginocchia.

Il ragazzo cercò nel momento di silenzio che ne segui di pensare a cosa si fosse perso negli anni i addestramento, di istruzione e di impostazione. Aveva studiato di tutto: dalla geografia alla storia, dalle guerre passate ai vai modi per attaccare, difendersi e assediare. Aveva imparato a parlare nel modo giusto, vestirsi nel modo corretto e presenziare nel modo più formale e regale possibile, non capiva quindi cosa gli mancasse per essere un buon - «Dobbiamo parlare del tuo matrimonio, Simone.»

Il ragazzo strinse ancor di più le mani a pugno sentendo quasi le unghie, anche se corte, infilarsi nel palmo della sua mano. «Siamo già in ritardo. Non so proprio perché abbiamo tardato tanto a parlarne, di solito da ragazzi si è già propensi verso qualcuno ma... - Il padre lo guardò negli occhi e il principe fece di tutto per mantenere il contatto visivo - Tu non sembri interessato ad alcun legame, affettivo o fisico, con l'altro sesso. Non ti ho mai visto in compagnia di ragazze, donne, né ti ho mai scoperto a guardarle interessato in qualsiasi modo. È una cosa che vedo in tuo fratello ma in te... l'interesse sembra inesistente, Simone.»

Il principe si strinse nelle spalle sentendosi accusato di qualcosa quando, in effetti, non aveva fatto niente. Era vero però: Simone non era mai stato interessato o incuriosito in alcun modo dal gentil sesso, né attirato o attratto sessualmente parlando.

Ne aveva discusso apertamente con il fratello, Jacopo, che - a differenza sua - aveva già fatto ampiamente esperienza e sapeva bene cosa si provasse a baciare o accarezzare la pelle morbida di una fanciulla. Jacopo gli aveva sempre detto che prima o poi sarebbe arrivato il suo turno, che l'interesse sarebbe esploso all'improvviso davanti ai suoi occhi e che lo avrebbe capito - da quella conversazione erano passati cinque anni e Simone, che ora ne stava per compiere 23, non aveva mai sentito scoppiare niente dentro di sé.

«Padre, io...» «So che non è facile Simone, che sei un ragazzo molto chiuso e che magari nascondi il tuo interesse dietro ai libri e ai tuoi sorrisi timidi, ma è il momento. Se non troverai una sposa degna del nostro nome, non potrò passarti la corona tra qualche mese.»

Simone, con la mascella serrata e lo sguardo basso, annuì al re ascoltando le sue parole. «Come desiderate, Maestà.» Dante si alzò girando intorno alla scrivania e, quando arrivò davanti al figlio, poggiò due dita sul suo mento sollevandogli la testa e attirando la sua attenzione persa in chissà quale pensiero. «Figliolo, sai che voglio solo che tu e Jacopo siate felici e so che questo passo magari può spaventare ma guarda me e tua madre: il nostro matrimonio sarà anche stato combinato dai tuoi nonni per unire due delle casate maggiori del paese ma il nostro amore è vero come quello di chiunque altro che ha potuto scegliere con chi stare.»

Un sospiro fece rilassare il corpo di Simone che, annuendo con la sconfitta negli occhi, guardò il padre con un mezzo sorriso. «Sai che c'è? Un buon modo per conoscere una lady o principessa che sia è un ballo - il figlio strabuzzò gli occhi - Ne farò organizzare uno prima del vostro compleanno, a festeggiare l'inizio della primavera e inviteremo chi riterremo più giusto per stare al tuo fianco.»

«Ma padre -» cercò di ribellarsi Simone alzandosi dalla sedia mentre il padre faceva cenno alla guardia di aprire la porta, «Potrai scegliere tu la tua sposa, la tua regina, più di questo non posso fare. Hai due mesi, alla fine di questi dovrai darmi una risposta. Ora, se non ti dispiace, ho molte cose in programma oggi e devo anche informare tua madre dell'imminente ballo che daremo in tuo onore.»

Simone serrò la mascella e, fulminando il padre con lo sguardo, si inchinò velocemente per poi uscire come una furia dalla stanza volendo solo correre nelle sue stanza per annegare sotto le lenzuola. «Stewart!» lo chiamò anche se sapeva benissimo che l'uomo era sempre dietro di lui, «Si, vostra altezza?»

Più le parole del padre si ripetevano nella sua testa, più la rabbia e la paura montavano dentro di lui. «Mi servirà una bottiglia o due di qualsiasi alcolico tu riesca a prendere senza destare sospetti.»

«Altezza, suo padre non-» Simone si fermò improvvisamente rischiando di far impattare il corpo del suo assistente contro la sua schiena. Si girò furioso e, in mezzo a un corridoio stranamente vuoto, per la prima volta in vita sua fulminò Stewart.

«Non mi interessa cosa vuole mio padre. Ho sempre fatto ciò che desidera, lo farò anche questa volta ma ho bisogno di bere per digerire questa notizia!»

Si girò poi tornando a camminare a passo spedito verso le sue stanze sperando di non incontrare sio fratello, «Mi dovrò sposare entro un anno e non posso neanche ordinare dell'alcool.» borbottò per poi entrare in camera sua sbattendo la porta dietro di sé lasciando fuori il resto del mondo.

The Prince's LoverDove le storie prendono vita. Scoprilo ora