«Oggi conduci te.» Simone si tolse la giacca per facilitare i movimenti ed evitare di sudare e rovinare l'immagine del principe perfetto che manteneva ormai da quando era nato.
Manuel annuì osservando il movimento delle spalle e i muscoli della schiena flettersi per permettere alla giacca blu di scivolare via da quel corpo. Deglutì a vuoto distogliendo subito lo sguardo e aspettando che il ragazzo fosse pronto.
Quando si trovarono nuovamente l'uno davanti all'altro entrambi sospirarono guardandosi attentamente. Simone poggiò una mano sulla sua spalla e lo esortò a prendere posizione come gli aveva fatto vedere la volta prima.
La mano destra di Manuel scivolò lungo il costato del principe accarezzando la stoffa pregiata e adornata del gilet con ricami floreali argentei e fermandosi sul fianco dove strinse la mano sentendo il corpo del ragazzo tremare.
Simone portò la mano sulla sua e, sentendo l'anello della famiglia Ferro sotto le sue dita, fece scorrere la mano portandola sul costato e sorridendo al giovane lord che gli regalò un sorriso imbarazzato. «La mano va più in su. Le dame con le quali ballerai potrebbero ritenere alquanto sconveniente se la tua mano finisse troppo vicina al loro seno o ai loro fianchi.»
Manuel si morse il labbro inferiore e, guardandolo con quegli occhi scuri, annuì prendendo l'altra mano a Simone e iniziando a condurre imitando i gesti e i movimenti che aveva visto fare al principe due giorni prima.
Si mossero piano all'inizio e Manuel non riuscì a non staccare gli occhi dai propri piedi sperando di non fare un disastro. Quando sentì la mano di Simone staccarsi dalla propria spalla e due dita premere sotto al suo mento per alzargli il volto, Manuel si trovò nuovamente ad annegare in quegli occhi scuri, profondi e decisamente troppo vicini.
«Non ci si guarda i piedi mentre si sta ballando con una dama.» il lord sbuffò divertito e Simone gli regalò un sorriso che gli mozzò il fiato.
Devo concentrarmi su altro, pensò facendo vagare gli occhi sulla figura con la quale stava ballando e cercando di non perdere la concentrazione. Quando il suo sguardo fu catturato da un punto luce dorato presente sui polsini della camicia del principe ebbe finalmente qualcosa su cui concentrarsi che non fossero le labbra invitanti dei ragazzo.
«Sei sempre vestito di toni scuri, d'argento. Perché indossi dei gemelli d'oro?» Manuel vide gli occhi di Simone brillare e un sorriso sincero nascere sulle sue labbra. «È un regalo di mia nonna, la regina Virginia. Me ne ha donati due paia, uno in oro e uno in argento con una mezza luna al posto del sole ma... - Simone sospirò guardando in basso mentre i movimenti di Manuel si facevano sempre più determinati e lui si lasciava trasportare dal ragazzo nel ballo - me ne ha dati due per un motivo, un giorno forse te lo rivelerò.»
Manuel annuì sotto il suo sguardo e, appena lo alzò su di lui, lo vide puntare con gli occhi il suo anello. «Quello me lo ha regalato mio padre prima di morire. È l'anello di famiglia. Lo smeraldo è la pietra di famiglia e, per riprendere il nostro nome, la pietra è incastonata in un anello fatto con il ferro - Manuel sospirò trovando gli occhi di Simone e immergendocisi dentro - È l'unico oggetto che ho di mio padre, è un modo per portarlo sempre con me.»
Simone annuì, «Capisco. È lo stesso motivo per il quale indosso solo i gemelli in oro: mi ricordano mia nonna. Anche se non è ben visto perché è un ornamento tipicamente maschile, mia nonna indossava questi gemelli ogni giorno e io farò lo stesso.»
Il silenzio calò tra i due che, più tempo passavano insieme, più capivano che aprirsi con l'altro e parlare era facile come non lo era mai stato con nessun altro prima di all'ora.
«Sto bene con te.» disse d'un tratto il principe facendo perdere il ritmo a Manuel che pestò un piede al ragazzo che, ridendo, fece come se nulla fosse successo incitandolo a riprendere.
«Anche io mi trovo bene con te.» sospirò ammettendolo ad alta voce e sapendo che ciò non gli avrebbe portato niente di buono. Il corvino sorrise e, abbassando lo sguardo, tornò a concentrarsi sul ballo stringendo di più la mano sulla spalla del lord e intrecciando le dita con le sue mentre si faceva pericolosamente vicino.
Il cuore di Manuel stava per scoppiare a tutta quella vicinanza e, facendo scorrere nuovamente la mano il fianco di Simone, la strinse deglutendo e facendosi anche lui più vicino fino a far sfiorare i loro petti.
Simone chiuse gli occhi respirando piano la stessa aria di Manuel che, con timore, poggiò la fronte contro quella del principe addolcendo i movimenti che si minimizzarono fino a diventare solo un leggero doldolino.
I due ragazzi, stretti l'uno all'altro, ondeggiavano l'uno tra le braccia dell'altro. Gli occhi chiusi per la paura e i cuori che battevano come martelli nei loro petti quasi togliendogli il fiato.
Il respiro caldo di Manuel si infranse sulle labbra del principe e, quando quest'ultimo si sporse avanti con il volto, i loro nasi si sfiorarono e il moro trattenne il fiato.
Quando poi furono le loro labbra a sfiorarsi leggermente - tanto leggermente che Simone non riuscì neanche a capire se lo avesse sognato - la paura fece scattare il moro indietro che, senza fiato e con gli occhi sgranati, guardò prima verso Simone e poi verso la finestra vedendo l'oscurità calare sulla città.
«Si è fatto tardi.» deglutì a vuoto guardando il principe che, aprendo lentamente gli occhi, lo guardò con estrema confusione indietreggiando piano verso la porta.
«Si, hai... ha ragione. Ho disturbato abbastanza.» Simone afferrò la giacca e, facendo un cenno del capo al padrone di casa, uscì dalla camera in fretta rivestendosi.
Una volta arrivato all'ingresso, Stewart vide il volto pieno di paura e confusione del suo principe e guardò in su verso le scale osservando il volto del giovane lord impregnato di paura e dolore.
«Stewart, la carrozza.» L'uomo boccheggiò passando gli occhi tra i due giovani fino a quando, con un tono prepotente e impaurito, non sentì il principe alzare la voce per la prima volta da quando lo conosceva.
«STEWART!»
«Si, vostra altezza.» disse scattando fuori dall'abitazione e facendo un cenno al cocchiere della carrozza reale di avvicinarsi. Appena fu davanti all'entrata dell'abitazione, Simone ci si infilò dentro in fretta e, appena la porta si chiuse dietro Stewart, diede un ordine secco al cocchiere di portarli in fretta a casa.
«Tutto bene, Principe?» chiese preoccupato l'uomo vedendo il ragazzo fissare fuori dalla carrozza con lo sguardo vuoto.
«Si. Ho... ho solo bisogno di mio fratello.»
Un rumore proveniente dalla sua camera da letto mise in allerta Viola che, con la mano sulla maniglia della porta, esitò per un secondo ad aprirla. Poggiò l'orecchio sulla porta e, sentendo qualcuno all'interno piangere, la spalancò chiudendola dietro di sé.
«Manuel, ti sto cercando da-»
Il corpo rannicchiato del fratello troneggiava in mezzo al suo letto a baldacchino. Viola si fermò appena sentì un ennesimo singhiozzo e, prendendo con le mani la gonna del vestito alzandola di poco per facilitarle i movimenti, si avvicinò a lui velocemente e con il cuore in gola.
Il corpo del fratello tremava, i vestiti erano sgualciti e le braccia erano strette intorno alle gambe portate contro il petto. Viola poggiò una mano sui suoi capelli ricci, la testa era incastrata tra le braccia e poggiata sulle ginocchia così da non rivelare il suo volto pieno di lacrime.
«Manuel, Manuel che è successo? - il battito del cuore della sorella aumento - mi fai preoccupare così! Ti prego, rispondimi!»
Quando il fratello alzò la testa e la guardò con gli occhi rossi e pieni di lacrime, l'unica cosa che riuscì a dire fu «Mi dispiace, ho combinato un disastro. Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace. Ho fatto una cazzata, mi dispiace, non volevo mi dispiace.»
La cantilena continuò per minuti interi e Viola, sapendo che il principe quel giorno era venuto nuovamente a casa loro, non ci mise molto a capire cosa il fratello poteva aver fatto.
Salì sul letto e lo strinse tra le sue braccia sentendo subito dopo quelle del fratello circondarle il busto alla ricerca di più contatto. «Mi dispiace, mi dispiace tanto.»
Viola chiuse gli occhi e una lacrima scese sul suo volto, «Vedrai che risolveremo tutto. Risolveremo tutto Manuel, hai capito?»
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The Prince's Lover
FanfictionAU! Simuel Tanti anni or sono, in un paese molto molto lontano, viveva un principe che non aveva mai incontrato l'amore. Così, un bel giorno, l'amore si presentò alla sua porta - peccato non fosse un amore ritenuto consono dalla società.