Epilogo pt.2

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«Amore sono tornato!» disse Manuel appena mise piede in quella che ormai da dieci anni era la loro casa con un cesto pieno di ortaggi e frutta.

Poggiò il cesto sul tavolo in legno massiccio che si trovava in cucina e, subito dopo, si girò sentendo i passi per lui inconfondibili del suo ragazzo sulle scale.

Simone scese di corsa al piano di sotto e, appena si trovò davanti il moro, un sorriso enorme nacque sulle sue labbra e si avvicinò in fretta prendendogli il volto tra le mani e unendo le loro labbra con urgenza.

Nessuno dei due si era ancora abituato a come l'altro lo facesse sentite con un solo bacio, come il cuore battesse sempre come un martello e il respiro gli mancasse a ogni carezza - e forse non lo avrebbe fatto mai.

Manuel gli prese il mento con due dita, delicatamente, e gli iniziò a lasciare baci a stampo su quelle labbra morbide che amava tanto intervallati da risate, sorrisi e sguardi di intesa che ormai erano parte della loro quotidianità.

«Hai trovato tutto? Iniziamo a-» un bussare insistente li prese di sorpresa e istintivamente Manuel si mise davanti a Simone allungando il braccio per fargli cenno di mettersi dietro di lui.

«Chi è?» chiese a gran voce non ricevendo alcuna risposta se non altri battiti contro la porta. Manuel avanzò fino alla porta e la aprì quel poco che gli bastava per vedere chi fosse.

Un sorriso enorme nacque sulle sue labbra mentre Simone, al quale dava le spalle e che quindi non poteva vederlo in faccia, ancora si chiedeva chi potesse essere a quell'ora del mattino.

Manuel spalancò la porta e, abbassandosi di poco, aprì le braccia per accogliere Anna che entrò correndo dritta da lui. «Vieni qui amore di zio!» disse il lord sollevando la bambina da terra e girando su se stesso mentre la teneva stretta tra le braccia.

Anna rise felice tra le braccia dello zio e Simone spalancò gli occhi. Il suo cuore si calmò e un sorriso nacque sulle sue labbra mentre due figure ben nascoste sotto due mantelli entravano in casa chiudendosi la porta alle loro spalle.

«Siete arrivati con almeno cinque ore d'anticipo! - fece finta di lamentarsi Simone mentre abbracciava il fratello senza riuscire però a togliersi quel sorriso dalla faccia - Ci avete fatti spaventare.»

Jacopo strinse a sé il fratello battendo una mano sulla sua schiena ridendo mentre, con ancora in braccio la nipote, Manuel allungava il collo per dare un bacio alla sorella che si era appena tolta il mantello scuro.

«Come sei melodrammatico, fratello! Stewart ha trovato una buona occasione per farci uscire da palazzo e l'abbiamo colta al volo. - Simone sorrise a Viola prima di abbracciarla mentre Jacopo lo guardava scuotendo la testa - non è più così facile venire a trovarvi da quando...»

La frase lasciata a metà fece irrigidire il principe che, giocando con i gemelli dorati con fare nervoso, abbassò la testa e serrò la mascella. «Mi dispiace che nostro padre se la sia presa anche con te, Jacopo.» disse poi mentre la gioia che era presente nella stanza poco prima svaniva pian piano.

«Non è colpa tua! E fortunatamente mi ha lasciato il trono prima del tempo e non ha potuto arrecare danni a voi o a chiunque altro.» disse il re poggiando una mano sulla spalla di Simone.

Manuel, vedendo gli occhi del suo amore farsi sempre più tristi, si avvicinò con Anna e, con un sorriso sulle labbra, la nipote di appena 3 anni fece segno allo zio di avvicinarsi.

«Hai ragione, non ti ho neanche salutata.» disse il principe tornando a sorridere e stringendo la bambina tra le braccia. «Questo perché non sei il suo zio preferito. È corsa subito da me!» gongolò Manuel ridendo facendo alzare gli occhi a un Simone divertito.

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