Prologo

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"Maybe it's not about the happy ending. Maybe it's about the story."

-Albert Camus-

💙💙💙

Molti anni prima

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Molti anni prima...

Era una giornata di fine estate, quando seppi che sarei stato affidato a mia zia Flore.

Mi aspettavo un parente alla lontana o addirittura dei genitori affidatari, ma non lei che era appena diventata maggiorenne e si sarebbe messa sulle spalle un peso come me.

Avevo a malapena sei anni e lei poteva essere per me una sorella maggiore data la sua giovane età.

Ero troppo piccolo per capire quale responsabilità si stesse assumendo.

«Dale, prepara le tue cose che tua zia sta per arrivare.» disse la direttrice dell'orfanotrofio di Greenwich.

Si trattava di una cittadina nella media, ricca di viali alberati e qualche distesa di verde; Di strade larghe, villette colorate, negozi e uffici pubblici.

La Signora Hanna mi guardava attentamente, forse, aspettando una risposta da parte mia.

Annuii solamente, senza dire una parola e me la filai di lì.

Decisi di salire le scale a chiocciola in legno, che scricchiolavano al mio passaggio e mi diressi in quella che fino ad allora era stata la mia camera.

Non c'era molto da vedere, solo quattro letti che condividevo con altri bambini della mia età.

Appena entrai raggiunsi il letto a castello, su cui avevo già poggiato i pochi vestiti che mi entravano e la raccolta di sonetti di W. Shakespeare. Era l'unica cosa che mi rimaneva di mia madre.

Preso tutto, uscii da lì e mi guardai intorno.

Girovagai per i corridoi stretti di quel posto, che era stato per un anno la mia casa.

Di certo, non mi sarebbe mancato sentire l'odore umido di quelle pareti gialle e ormai sbiadite.

Ma di certo, il tepore di una casa vera e propria inebriava i pensieri del me bambino.

«Dale ma dove sei finito? Datti una mossa a scendere che tua zia è appena entrata!» mi sentii chiamare dal piano di sotto.

Accompagnato dalla piccola valigetta e il mio libro, a passo svelto, ritornai giù tenendo stretto quel libro che era per me qualcosa a cui aggrapparmi.

«Per di qua, Dale!» mi sentii nominare nuovamente.

Mi diressi al salone centrale dell'orfanotrofio e appena entrai un'arietta fresca mi colpi la gola, portandomi a tossicchiare.

Era una tosse flebile, tipica dei bambini e quasi strozzata.

La prima cosa che ricordai era una serie di poltroncine bianche, abbinate a un tappetto bronzeo.

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