18. Little ladybug

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Non mi aspettavo di ritrovarmi Heidi, lì in cortile

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Non mi aspettavo di ritrovarmi Heidi, lì in cortile.

Il mio cuore si fermò un attimo per lo spavento ricevuto, ma dopo iniziammo a conversare come se non fosse successo nulla.

Da un mese a questa parte, stavo iniziando a conoscerla piano piano.

Soprattutto, stavo facendo l'abitudine ai suoi capelli castani e agli occhi scuri.

Talmente neri, che parevano il tunnel dell'orrore.

Ma era solo l'iniziale impressione.

Ora, mentre sorrideva, sembravano così neri e limpidi sotto la luce autunnale.

«E che compito devi fare?» si girò a guardarmi curiosa.

«Fisica... e non mi piace per niente.» esitai per un momento, ma poi parlai abbassando lo sguardo.

Grazie a lei, Fernand, Jo, Nicolai, la mia sensazione di sentirmi fuori posto stava iniziando ad attenuarsi.

Non che non ci fosse più, ma almeno la sentivo di meno.

Perché era straziante sentirsi diversi.

Fuori posto, in questo mondo.

Dolce quanto marcio, nel quale uno come me si sentiva letteralmente a disagio.

E affogavo in questa percezione, quasi, di anima dispersa.

Ora, stando in sua compagnia, sentivo tranquillità e non mi dispiaceva come sensazione.

Almeno, non ci pensavo.

«Dale, stai fermo.» Disse d'un tratto Heidi.

La guardai di sbieco ed eseguii l'ordine. Rimasi fermo, finché non vidi la sua figura avvicinarsi a me.

D'istinto chiusi gli occhi.

Mi sentii una sua mano sulla spalla, finché il tocco cessò. Così riaprii gli occhi e vidi l'immagine di lei che guardava sulla mia, una piccola coccinella a pois neri.

 Così riaprii gli occhi e vidi l'immagine di lei che guardava sulla mia, una piccola coccinella a pois neri

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«Queste portano fortuna! Dovresti esserne contento moccioso.» Disse contenta, riguardandomi di rimando.

«Di solito alla fine dell'estate e a inizio autunno, si dice che vadano in letargo. Quindi, hai avuto culo a trovarne una sulla tua spalla.» Aggiunse.

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