06. Honey, hazelnuts and clocks

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Era, ormai, passata la prima settimana di settembre e, mentre stavo con la schiena attaccata al bordo del divano, sentivo mia zia cantare a suon di cucchiaio e scodelle nell'ennesima preparazione di qualche sua ricetta culinaria

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Era, ormai, passata la prima settimana di settembre e, mentre stavo con la schiena attaccata al bordo del divano, sentivo mia zia cantare a suon di cucchiaio e scodelle nell'ennesima preparazione di qualche sua ricetta culinaria.

In sottofondo c'era un musica di radio, d'orchestra e molto vivace. Intanto, dalla finestra il tempo era nuvoloso e assente.

Dopo pochi secondi, mi alzai incuriosito da quello che stesse combinando e mi diressi verso la cucina associata al piccolo salone di casa.

Rimasi in silenzio e, dietro la porta d'entrata, iniziai ad osservarla nelle sue movenze.

«Na na na....» Canticchiava tra sé e sé.

La cosa che più mi faceva ridere era che era sporca sul volto e nemmeno se ne era era accorta.

Intanto, con quelle mani massaggiava l'impasto bianco.

«Guarda che ti vedo, non stare lì nascosto Dal!» Esclamò all'improvviso, facendomi urtare contro il lato della porta che sporgeva sulla cucina e tenendomi il braccio dolorante entrai.

«Beccato!» Disse, per poi proseguire accuratamente nella lavorazione.

Ora mi sarebbe comparso un bel livido, ma ero più preoccupato ad avvicinarmi al bancone per vedere come stesse venendo il tutto.

«Scusa zia, volevo soltanto...» Iniziai a dire, ma le parole mi morirono in bocca.

Non appena vidi dei biscotti appena sfornati al miele e nocciole, che mi capitarono proprio sotto agli occhi, allungai una mano.

Non appena vidi dei biscotti appena sfornati al miele e nocciole, che mi capitarono proprio sotto agli occhi, allungai una mano

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«No no! Questi non si toccano.» E mi diede un buffetto sul dorso della mano.

Dire che l'acquolina in bocca arrivò in un attimo, fu poco.

Il colore dorato di quei biscotti e la forma tonda e piena, mi fece pensare che al primo morso sarei finito in un mondo a parte

«Piuttosto che stare lì impalato, dammi una mano!» Aggiunse Flore, con aria divertita.

Allora mi alzai le maniche della felpa grigia che avevo addosso e la raggiunsi al suo fianco, mentre riprendeva a impastare per poi colare con una sac a poche in delle formine tonde.

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