07. Look at me

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"In your eyes, I see there's something burning inside you."

-The Weeknd-

Il suono del rombo di un motore, mi risvegliò dai miei pensieri

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Il suono del rombo di un motore, mi risvegliò dai miei pensieri. Intanto, mia zia si avvicinò alla finestra e guardò fuori per vedere chi fosse.

La sua curiosità era peggio di quella di un gatto e mi passai una mano sulla fronte sperando che Fernand non l'avesse notata.

Indossava ancora il grembiule sporco ed era plausibile visto che cucinare era la sua passione.

«Mi sa che c'è qualcuno per te!» Esultò mentre, accostando la finestra, si diresse alla porta per andare ad accogliere il mio compagno.

Che vergogna.

Feci un sospiro, cercando di ricomporre il mio ultimo briciolo di compostezza e seguii la zia nella stessa direzione.

Una voce che riconobbi, immediatamente, richiamò la mia attenzione e un Fernand diverso dal solito entrò.

«Domando scusa signora, c'è Dale in casa?» chiese educatamente e con decisione.

«Si, sta arrivando. Ma prego entra, non rimanere sulla porta!» disse la zia, accompagnando quelle parole con un gesto di inchino.

E quello sarebbe dovuto essere un invito ad entrare.

Che vergogna.

Fernand ringraziò Flore, con un sorriso a trentadue denti. Era strano vederlo con un completo di jeans e camicia blu e i capelli legati in una cipolla, senza il solito berretto alla francese.

«Posso offrirti qualcosa?» chiese mia zia, come una vera e propria padrona di casa.

Allisciando quel grembiule, che speravo si togliesse subito.

«No no, la ringrazio signora.» e negò, anche con le mani.

«Suvvia, ho solo trent'anni. Chiamami Flore e non signora, altrimenti mi offendo! » Gli ordinò, con un fare saccente.

A quel punto, entrai nel salone.

Dovevo andare via il prima possibile, prima che mia zia dicesse qualcosa di davvero imbarazzante.

Con il gesto della mano mi avvicinai a Fern.

«Zia, noi....andiamo!» Esordii, prendendo l'altro per le spalle e trascinandolo verso l'uscita.

«Ma come, di già?!» rispose, quasi con tristezza.

Dopo averla salutata nuovamente, Ferny mi condusse alla sua auto.

Una cinquecento gialla, un po' arrugginita e vecchia. Lo si notava dai graffi laterali e dal colore sbiadito, che avrebbe avuto bisogno di una riverniciata.

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