16. Darkness is my safe place

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Non poteva averlo fatto

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Non poteva averlo fatto. Non a me.

Mi aveva lasciato in balia di sensazioni contrastanti e odiavo quella percezione di piacere mista a odore di lavanda.

Mi trascinai sul sedere e con l'aiuto delle braccia mi appoggiai con la schiena alla parete, dietro di me.

Mi sistemai il vestito, poiché il contatto con il muro mi portò brividi di freddo.

Appoggiai la testa e cercai di riprendere un minimo di autocontrollo.

«Maledizione.» Dissi tra me e me, ad alta voce e ormai sola.

Digrignai i denti, mordendomi il labbro inferiore e desiderando di farla pagare a quel ragazzo.

Non mi aspettavo reagisse in quel modo, ma finalmente aveva tirato fuori un lato diverso.

Pensai a come nei giorni precedenti, Heidi e Fernand se ne stessero prendendo cura e a quel punto sbattei la testa alla parete.

L'urto non fu da sottovalutare. Infatti, il rumore della testa che sbatteva si sentì.

Odiavo ancora di più sentirmi in quel modo.

Lasciata a metà e con una libido che chiedeva di più.

A maggior ragione, se a occuparmi la mente fosse stato qualcuno come lo stalker.

Era troppo innocente.

Questa sua aura mi portava a tirare fuori il peggio di me.

Ma, allo stesso tempo, mi dava alla testa.

Per la rabbia, chiusi le mani e conficcai le unghie nella carne.

Era il mio modo di soffocare la mia voglia di rincorrerlo e di vendicarmi.

I segni sarebbero rimasti sui palmi fino a qualche giorno dopo.

La rabbia non faceva che aumentare e, cosa peggiore, non sapevo come fare per reprimerla.

Poi mi vennero in mente le pasticche.

Quelle mi avrebbero aiutato.

Valle a prendere. Avanti.

Disse il mio inconscio.

Ero un mostro. Questo lo sapevo.

E averne la consapevolezza, aumentava la mia indole nera.

La rassegnazione era impressa come un'etichetta e non sapevo come uscire da quel loop.

Ormai, ne avevo la dipendenza.

E ne avevo bisogno.

Mi rialzai, appoggiando la schiena alla parete.
Ripreso l'equilibrio, riaprii la porta ed entrai come se non fosse successo nulla.

Sarei tornata a festeggiare.

Molti erano ancora intenti a ballare e molte facce si girarono a guardarmi curiosi.

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