Capitolo 3

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Dopo quattro giorni da quando Ares aveva affrontato Mattia, ancora Lotti non si era tolta la curiosità su cosa fosse successo davvero tra loro nonostante lo avesse chiesto più volte a Mattia. Ad Ares non l'aveva proprio chiesto perché sapeva che non le avrebbe detto niente, al massimo avrebbe potuto ringhiarle contro qualcosa tipo "non sono affari tuoi". Comunque, non era più successo niente tra loro, quindi qualunque fosse il problema, si augurò che fosse risolto.

Risolto magari è un parolone, considerando di chi stiamo parlando. Speriamo solo che non si picchino ancora. Ma nonostante quei tentativi di pensare positivo, la sua mente continuò a vagare, le chiacchiere dei clienti non riuscirono a distrarla; ci volle una mano che le risaliva audace la gamba per farle riportare l'attenzione al suo lavoro. Fece un sorriso professionale all'uomo dalle mani lunghe e dopo qualche moina riuscì a disimpegnarsi con la promessa di tornare presto.

Voltandosi andò a sbattere contro un uomo che la guardò con sdegno e la spinse in malo modo fuori dal suo percorso. Rimase qualche secondo a guardarlo; un cliente come quello stonava nella piatta serata del martedì. Lotti capì subito che era della peggiore categoria di clienti; non più giovanissimo, colletto troppo sbottonato che lasciava intravedere più peluria di quanta se ne potesse sopportare, modi aggressivi, sudaticcio, aria arrogante da padrone.

Cercava qualcuno, ma non guardava le ragazze. Andò dritto verso il privée. Parlò con Ares, che subito fece cenno a Sergio di prendere il suo posto mentre lui accompagnava il cliente nel corridoio verso l'area privata.

Lotti si guardò intorno, nessuno badava a lei, neanche Sergio, troppo impegnato a seguire l'esibizione di Camille, così si affacciò nel corridoio. Ares stava bussando alla stanza col cartello "STAFF ONLY". Rosco aprì e li fece entrare richiudendo.

Erano movimenti insoliti, e Lotti decise che avrebbe scoperto di cosa si trattava. Andò alla porta, ci appoggiò l'orecchio, ma il volume della musica non le permise di sentire niente.

Approfittò di due casse d'acqua che stazionavano nel corridoio, usandole per arrivare ad affacciarsi al sopraluce. Le casse traballarono, e i tacchi a spillo non la aiutavano, ma nonostante l'equilibrio precario riuscì a seguire la scena.

Rosco era a una scrivania, e il cliente di fronte a lui. Per qualche minuto i due parlarono, il cliente aveva una strana luce negli occhi; non seppe spiegarsi perché, ma quello sguardo le provocò un moto di nausea. Poco dopo l'uomo estrasse dalla tasca interna della giacca una corposa mazzetta di banconote da cento euro. A Rosco brillarono gli occhi, ma dissimulò rapidamente in un'ostentata indifferenza. Mise la mazzetta nel cassetto della scrivania, dal quale poi tirò fuori un cartoncino rosso poco più grande di un biglietto da visita, che porse al cliente; quello esitò, poi lo prese con entrambe le mani, come fosse fragile e prezioso. Lo guardò soddisfatto, lo fece sparire in fretta nel taschino della giacca e si alzò porgendo la mano a Rosco come a siglare un patto. Lotti scese in fretta dalle casse e tornò svelta in sala.

Riprese il giro tra i tavoli, ma continuava a pensare a quella mazzetta che giaceva nella scrivania. Sono un sacco di soldi. Che cavolo avrà comprato quel viscido con una cifra del genere? Girandosi se lo trovò di fronte, mentre Rosco lo accompagnava fuori. Li seguì con lo sguardo finché non sparirono alla sua vista.

Aspettò solo pochi secondi prima di dirigersi nuovamente verso l'ufficio. Mentre Ares parlava con Sergio per riprendere il suo posto, riuscì a sgattaiolare nel corridoio fino alla stanza. Entrò, accostò la porta per far passare un po' di luce e aprì il cassetto. Prese la mazzetta e con una rapida stima calcolò che dovevano essere all'incirca diecimila euro. Accanto ai soldi c'era una piccola pila di cartoncini rossi come quello che aveva visto nello scambio: erano decorati con una cornice a ghirigori stampati in nero, e sui primi tre all'interno della cornice erano scritti a mano una data, un'ora e un luogo. Nient'altro. Ne infilò uno nel reggiseno, fece attenzione a rimettere tutto come l'aveva trovato, poi uscì. Fatti pochi passi, si vide venire incontro la brutta faccia di Rosco e il sangue le si gelò nelle vene. Ora mi ammazza. Il cuore saltò un battito quando lui la afferrò per un braccio.

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