Capitolo 9

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Un brivido di freddo la svegliò. La prima luce del mattino sfiorava i tetti dei palazzi. Si era addormentata con la testa appoggiata alle braccia incrociate sul tavolino di plastica, e tirandosi su sentì il collo e le spalle anchilosate, mentre il sangue riprendeva a scorrere regolare nelle braccia trafiggendole con milioni di spilli: batté le mani sperando che quell'odiosa sensazione svanisse in fretta.

Sul tavolo il portatile si era scaricato, il mouse ciondolava appeso al suo filo, il posacenere era pieno e la bottiglia vuota di vodka le spiegò perché aveva la sensazione di aver leccato un tappeto. Si stropicciò il viso e si stiracchiò, ancora intorpidita dal fresco della notte. Il suo orologio segnava le cinque e mezzo passate. Le sue amiche stavano per tornare. Fece ordine rapidamente, poi scese in camera e si tuffò sul letto giusto in tempo per sentirle rientrare e venire verso la stanza che dividevano. Finse di dormire, ma con gli occhi socchiusi le vide affacciarsi alla porta. Cati la guardava preoccupata.

«A chi scrivi?» le chiese Iana vedendola inviare un messaggio.

«Ares.»

«Perché?»

«Mi ha chiesto di fargli sapere se Lotti era a casa.»

«E a lui che gliene frega?» era curiosa, ma a Lotti parve di percepire anche una punta di gelosia.

«Non lo so» rispose Cati senza cogliere alcuna sfumatura, ma facendosi la stessa domanda.

Lotti continuò a fingere di dormire, e si alzò solo una volta che le due si furono addormentate.

Fece colazione con un paio di barrette energetiche, poi uscì a correre, si sentiva ancora tutta indolenzita, aveva bisogno di sciogliersi. Corse fino alle Cascine, e una volta lì fece due volte il giro dell'intero parco. Alla fine del secondo girò si fermò a bere e a fare un po' di stretching all'ombra prima di ripartire e arrivare all'hotel dove la sera prima Ares le aveva fatto lasciare il motorino. Il casco per fortuna era ancora attaccato al manubrio. Mise in moto e tornò indietro, fermandosi in gelateria: era sicura che Cati le avrebbe fatto il terzo grado al suo risveglio, voleva essere pronta a distrarla a colpi di pistacchio e Buontalenti.

***

Per tutto il pomeriggio, invece, Cati non le disse niente riguardo alla sera prima, si comportò come sempre, non sembrava preoccupata o arrabbiata, ma Lotti capì che stava solo aspettando un momento in cui sarebbero state da sole: sapeva quanto fosse lunga la lingua di Iana, e preferiva evitare di coinvolgerla in qualunque cosa fosse successa. Mangiarono comunque il gelato, però, e col cucchiaino direttamente dalla vaschetta, spettegolando di due clienti che avevano lasciato mance molto generose la sera prima.

«Non sai che ti sei persa! Erano proprio carini!»

«Sì, Iana, in effetti mi è dispiaciuto proprio tanto non dovermi spogliare davanti a degli sconosciuti per una sera» ironizzò Lotti. Dopo uno sguardo complice scoppiarono tutte e tre a ridere.

«Sì, me lo immagino quanto ti è dispiaciuto! Bella mossa fingere di stare male.»

«Ma io non ho finto...»

«La nausea? Con quello che mangi? Anzi, che "non" mangi. Impossibile. Ma anche se hai finto non è un problema! Chissà come sarai stata bene senza vedere tutte quelle brutte facce! Che hai fatto di bello?»

Non volendo negare oltre l'evidenza, si avvicinò a loro, assunse un tono da cospiratrice e sussurrò come fosse chissà quale inconfessabile segreto:

«Ho passato la serata al computer e poi sono scesa a prendere una fetta di pizza.»

Sentì lo sguardo di Cati trafiggerla mentre lei invece guardava Iana illuminarsi.

«Sì, pizza! Quella in fondo alla strada? Buona vero? Te l'avevo detto! Adesso mi hai fatto venire voglia. Ce la facciamo portare, vi va?»

«Io passo, dopo tutto questo gelato...»

«E ti pareva? Figuriamoci se per una volta puoi mangiare come le persone normali», poi, dando un colpetto di gomito a Cati, aggiunse: «Pizza ieri e gelato oggi, quindi per i prossimi due mesi mangerà solo aria!»

«Già» asserì seria Cati che la stava ancora fissando.

«Ma smettetela!» protestò Lotti. «Tieni» aggiunse buttando sul tavolo il menù preso la sera prima. «Scegliete la pizza e zitte!»

Le due studiarono il menù, continuando a prenderla in giro, poi glielo passarono per cercare di convincerla a mangiare insieme a loro, ma Lotti ci dette solo un rapido sguardo e non trovando niente di poco calorico rifiutò. Poi però l'occhio le cadde sulle pubblicità in basso, attratto da una parola che nelle ultime ore di lucidità della sera precedente aveva letto e scritto almeno cento volte: tra l'annuncio di un carrozziere e quello del cartolaio all'angolo spiccava quello di una trattoria, "La Torre Rossa".

Ma certo! Come ho fatto a non pensarci ieri sera? Ho cercato solo torri vere, non avevo preso in considerazione posti che si potessero chiamare "Torre-qualcosa".

Cercando di mantenere la calma per non destare sospetti, uscì dalla cucina fingendosi offesa per le prese in giro delle amiche, che continuarono a ridere. Si sedette sul letto col portatile sulle gambe. L'indirizzo riportato sulla pubblicità collocava la trattoria nei dintorni della Fortezza, verso il centro storico, fuori dalla zona delle sue ricerche. Ma non le interessava quella trattoria in sé, era certa che un posto del genere non avesse niente a che fare con le ragazze trovate nel bosco. Tornò sulla mappa che aveva studiato a lungo la sera prima e ricominciò la sua ricerca dall'inizio, girando intorno ai quattro punti rossi nei boschi. Ora che non era più focalizzata su una torre "vera", non aveva idea di cosa cercare di preciso, quindi lesse attentamente tutto ciò che compariva nella mappa via via che si spostava: nomi delle frazioni, delle vie, dei negozi, dei locali. Il suono del campanello la strappò ai suoi pensieri.

Era arrivata la pizza. Iana si affacciò in camera per comunicarglielo e per convincerla a unirsi a loro.

«Cinque minuti e arrivo» le rispose sorridendo affabile ma con la mano pronta a buttar giù lo schermo se si fosse avvicinata.

Scalpitava, voleva riprendere la sua ricerca, ma poco dopo arrivò anche Cati ed entrambe le piombarono addosso; riuscì giusto in tempo a chiudere il portatile prima che la prendessero per le braccia per trascinarla in cucina nonostante le sue proteste.

Non riuscì a concentrarsi sulle chiacchiere delle amiche, si limitò ad annuire e sorridere ogni tanto, quando sentiva dal tono che la conversazione richiedeva la sua partecipazione. Ma il suo pensiero non si allontanò mai abbastanza dalla mappa. Non aveva finito di cercare, ma fino a quel punto non aveva trovato niente che le potesse essere utile. Tutta colpa di quel bestione. Se ieri non si fosse messo in mezzo, a quest'ora avrei la soluzione. Magari l'avrei già trovata. E invece niente. Prendersela con Ares la aiutava a sentire meno la frustrazione, ma nonostante incolpasse lui, una vocina nella sua testa le diceva che avrebbe dovuto avercela anche con se stessa, perché le era sfuggito qualcosa di elementare e aveva perso tempo a cercare solo una piccola parte di quello che avrebbe potuto. Quando le due finirono la pizza era già il momento di prepararsi per andare al club. Con un moto di rabbia spense il portatile.

***

Fu l'ultima a uscire dal portone, e poté vedere lo sguardo accigliato di Ares distendersi quando la vide. Lo ignorò e lui fece altrettanto, ma capì che era sollevato all'idea di non dover andare a ripescarla chissà dove, e questo la irritò.

Per tutta la sera Lotti fece quello che doveva in modo automatico, con la testa che vagava ben oltre quello squallido posto e quelle squallide persone. Quando finalmente tornarono a casa, mentre le altre si mettevano a dormire, riprese le ricerche.

Dopo mezz'ora in giro per il web, quando gli occhi iniziavano a bruciarle per il sonno, individuò qualcosa che attirò la sua attenzione: scovò una piccolissima frazione di poche case e alcune coloniche, una delle quali era stata trasformata in un agriturismo chiamato "L'Antica Torre". Si trovava a qualche chilometro da Pratolino, deviando dalla via Fiorentina verso la cima di monte Morello, ovvero dalla parte opposta rispetto a dove erano stati trovati i corpi, ma era il primo appiglio che aveva trovato e decise di aggrapparvisi con tutte le sue forze, era troppo stanca per cercare ancora, si concesse qualche ora di sonno. Purtroppo nonostante l'impazienza avrebbe dovuto aspettare fino a lunedì, unico giorno di chiusura, per avere il tempo necessario per approfondire.

Dai, sono solo due giorni.

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