Per la settimana successiva la rossa tentò ogni sera di fare conversazione con lui, ma Ares fece di tutto per scoraggiarla. A dire il vero non faceva nulla di particolare, semplicemente si limitava a risponderle a monosillabi senza nemmeno guardarla. Si comportava così con tutti, non lo faceva di proposito per irritarla, ma nonostante questo puntualmente ci riusciva, e la vedeva ogni volta accigliarsi, guardarlo come se volesse fulminarlo e andarsene via indispettita.
Quel pensiero gli provocò un vago senso di divertimento mentre si fermava davanti al palazzo delle ragazze e apriva il portellone. Mentre salivano sul camioncino, notò con la coda dell'occhio che la rossa lo stava fissando con sguardo gelido, ma quando la guardò a sua volta, lei si concentrò rapidamente sulla punta delle scarpe. Tornando al posto di guida, Ares si concesse uno dei suoi rari e fugaci sorrisi: irritarla sembrava iniziare a essere divertente.
Appena arrivati al club, come ogni sera le altre ragazze entrarono mentre la rossa rimase fuori. Si chiese cosa si sarebbe inventata stavolta per attaccar bottone, ma non ebbe il tempo di scoprirlo. Prima che lei potesse accendersi la sigaretta, dal locale uscì Rosco che le si piazzò davanti.
«Vieni, bellezza, Taro ti vuole parlare» poi la agguantò per un braccio e la spinse verso la porta. L'istinto di Ares gli disse che non prometteva niente di buono. Chiuse il camioncino e si affrettò a entrare.
***
Rosco, autista di Taro nonché suo fedele cagnolino, puzzava sempre di vino e sigaro toscano, un miscuglio nauseante per Lotti, che però in quel momento aveva altro a cui pensare.
Che vuole quello stronzo da me?
Taro la aspettava seduto su un divanetto, le braccia allargate sullo schienale, i piedi appoggiati sul tavolino, un bicchiere da whisky in mano. Le sorrise appena la vide, seppur con un sorriso arrogante. Non fosse stato un viscido bastardo che gestiva traffici illegali, l'avrebbe trovato un bell'uomo: sui quarantacinque, capelli brizzolati non troppo corti, occhi scuri, pizzetto ben curato, fisico asciutto e in forma, sempre distinto con completi su misura, anche se non portava mai la cravatta.
Le fece cenno di sedersi di fronte a lui, le offrì un bicchiere che lei rifiutò, la guardò dritta negli occhi.
«Da quanto sei qui, tesoro?»
«Uno mese mezzo.»
«E ti piace?»
Mi prendi in giro, brutto stronzo?
Si strinse nelle spalle per non rispondere.
«Non è educato fare spallucce, tesoro. Non te l'hanno insegnato al tuo paese?»
Strinse forte i pugni piantandosi le unghie nei palmi, ingoiò una rispostaccia e annuì.
«Sì, me piace.»
«E allora perché non ti dai da fare? So che i tuoi balletti piacciono molto ai clienti, ma so anche che non ne hai portato nemmeno uno nel privée. Mi pareva di essere stato chiaro quando ti ho presa a lavorare qui. Forse non capisci bene la lingua, ma visto che sei così bella posso ripetertelo, per questa volta. Gli spettacoli privati pagano bene, fanno tornare i clienti e ne attirano di nuovi, quindi tutte dovete farli. Anche tu. Ci siamo capiti stavolta, tesoro?»
Lotti annuì. Chiamami un'altra volta tesoro e...
«Bene, vedo che stavolta hai capito. Ma ho bisogno di qualcosa di più delle buone intenzioni.»
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La cosa migliore per tutti
Mystère / ThrillerFirenze. Un altro corpo, un'altra ragazza nel bosco. La polizia è sulle tracce di un trafficante di donne noto come Taro. Allo Stardust, il night club che Taro usa come copertura, una spogliarellista, Lotti, cerca un'amica scomparsa ormai da settima...