18- La condanna

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Malfoy fissò il paesaggio scorrere veloce fuori dal finestrino. La sua vista era disturbata a tratti dal fumo proveniente dalla locomotiva a vapore in testa, nonostante si trovasse nell'ultimo scompartimento. Spesso adocchiava l'intersezione della carrozza con la precedente nella speranza, che non avrebbe mai ammesso, d'intravedere una capigliatura riccia e crespa fare capolino attraverso il vetro della porta.

Zabini, nel posto davanti a lui, sghignazzò seguendo la linea del suo sguardo. "Non penserai mica che una Grifondoro entri di sua spontanea volontà in questa tana di serpi? Ti si è fritto il cervello."

"Va a farti fottere Blaise!" Rispose piccato.

Il compagno lo guardò sospirando paziente. "Ma con quella bocca poi baci la Granger?"

Malfoy sussultò guardandosi intorno. "Sta zitto! Già te lo sei lasciato sfuggire con Pansy!"

Zabini lo guardò torvo. "Gliel'ho detto perché volevo, a me non sfugge un bel niente! Al contrario che a te."

Il biondo Serpeverde si sporse stizzito sul sedile. "Mi ha dato il tormento per tutta la dannata cena."

"Lo avrei fatto anch'io." Rispose serafico Blaise.

"Non ne potevo più di sentirla ridere e fare allusioni che hanno poi incuriosito quell'altra faina di Daphne." Sbuffò Malfoy.

L'amico sghignazzò. "E' stato divertente vederti preso tra due comari all'ora del tè. Mi sembravi a tuo agio, a dire il vero."

"Va al diavolo!" Gli ruggì contro mentre l'altro si alzava.

"Ti lascio masturbarti coi tuoi pensieri Draco. Tra poco siamo arrivati, fai in fretta!" Gli suggerì facendogli l'occhiolino.

Dopo alcuni minuti, l'Hogwarts Express fischiò stanco rallentando fino a fermarsi sulla banchina d'arrivo del castello. Malfoy si guardò attorno indolente alla ricerca della Granger. Non era sicuro di cosa sarebbe potuto succedere se l'avesse vista. Quello che aveva scritto nella sua risposta gli aveva instillato l'irresistibile curiosità di sapere nei minimi dettagli cosa esattamente aveva fatto pensando a lui. Ci aveva fantasticato talmente che doveva avere una risposta o il suo cervello, e un altro organo vitale più a sud, non gli avrebbe più dato tregua. Ma di lei nessuna traccia e negò allo sfinimento la punta di delusione che provò.

**


Hermione non riusciva a trovare pace, lo stomaco era un groviglio d'agitazione quasi fisicamente doloroso, l'aspettativa che si era creata nel suo immaginario la stava tormentando.

Quasi si vergognava delle sue stesse pulsioni, ma l'attrazione incontenibile che provava per Malfoy stava abbattendo uno dopo l'altro tutti i suoi freni inibitori. Prima quelli nella sua fantasia, poi nei confronti del proprio corpo ed il crescendo che stava vivendo era così rapido da intimorirla.

Più tentava di non pensarci, più la mente la portava a lui. Più ci pensava, più questo desiderio diveniva bisogno e si faceva pressante.

A tratti non si riconosceva nemmeno e si chiedeva che fine avesse fatto la pragmatica Hermione Granger che non agiva mai d'istinto o senza un'attenta analisi delle opzioni con pro e contro. Ma questo sfuggiva alla sua comprensione. Aveva smesso di cercare di catalogare il maremoto emozionale che si era scatenato in lei dopo la festa di Halloween ed ora si stava abituando all'idea che in lei dimorava una sola necessità. Una sola.

Non era più possibile rimandare l'inevitabile. L'imbarazzo che le arrossava le guance per l'intenzione che navigava tra i suoi pensieri era terribilmente fastidioso, ma lo avrebbe messo a tacere. Doveva trovare il modo per stare sola con lui, indisturbata e libera di agire.

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