9- I testimoni

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Non era mai stato un problema per Hermione trovare la concentrazione nello studio. Fino a quel momento. Irritata da sé stessa chiuse il libro su cui le parole le si confondevano davanti agli occhi in un turbinio indistinto di lettere e rune antiche. La mente la continuava a portare costantemente a lui: Draco Malfoy.

Assurdamente, anche solo pronunciare il suo nome la faceva fremere ed arrossire. I ricordi del loro bacio passionale le mozzavano il fiato più di quanto volesse ammettere e, nei pochi giorni che la separavano dal rientro ad Hogwarts, non era riuscita a metabolizzare del tutto l'accaduto. Si chiedeva perché e come fosse potuto succedere ma una risposta definitiva non emergeva mai a dipanare i dubbi che la tormentavano. Nella notte si svegliava ansimante con ancora addosso la reminiscenza eccitata di un'eco distante e di giorno continuava a rivivere la scena, nei suoi sogni ad occhi aperti, permettendo alle emozioni di travolgerla ogni volta come la prima per poi lasciar montare la rabbia contro di lui e contro sé stessa. Fin dal primo anno non le aveva risparmiato insulti, fatture e disprezzo ed ora si crogiolava nel batticuore che le provocava come una sciocca ragazzina. Eppure non riusciva a farne a meno.

Sbuffando irritata terminò di preparare i bagagli, tentando di sopprimere un senso d'impaziente aspettativa che le chiudeva fastidiosamente lo stomaco. Rifletté sull'ironia che proprio lei si fosse infatuata di un ragazzo del genere, così distante da quelli che riteneva essere i propri canoni. La sua logica si scontrava con la realtà dei fatti e a volte la portava a valutare l'esistenza di un fato o di un disegno ancora incompreso, o che le lezioni di Divinazione potessero avere più fondamenta di quel che pensava. Scosse la testa di ricci scacciando quelle considerazioni che si rifiutava di comprendere e ripose gli ultimi vestiti, prima di chiudere il baule ed avviarsi col padre a King's Cross Station.

Si sentiva agitata al pensiero d'incontrarlo. Le sudavano le mani e, per tutta la tratta, non riuscì a prestare la dovuta attenzione alle chiacchiere dei suoi amici ritrovati.

Arrivata a destinazione ad Hogwarts chiese, con una scusa qualunque, ad Harry e Ginny di andare avanti senza di lei e attese che la calca si disperdesse. Nella sua testa la coscienza non le dava tregua incitandola a stroncare sul nascere qualunque cosa fosse e a non rivolgergli mai più la parola snocciolando una dietro l'altra tutte le cattiverie che aveva subito negli anni proprio ad opera di Malfoy e dei suoi fedelissimi. Si ritrovó a parlare con sé stessa giustificando la sua volontà di non tirarsi indietro e sentendosi un po' Pinocchio contro il saggio grillo parlante in un teatrino improvvisato.

A tradimento la memoria le ripropose quando al secondo anno le aveva dato della sudicia Mezzosangue, con uno sguardo così disgustato che aveva davvero faticato a trattenere le lacrime, e questo fece rallentare il ritmo forsennato dei suoi pensieri notando come non si fosse ancora fermata a riflettere seriamente sulle implicazioni del coinvolgimento. Avrebbe fatto un passo alla volta per capire dove questa strada l'avrebbe portata. Prese un respiro profondo e rassettandosi la divisa si apprestò a scendere dal treno, quando qualcuno l'afferrò trascinandola nello scompartimento vuoto adiacente. Le tendine si abbassarono di scatto con un gesto della mano e Malfoy le catturò le labbra in un bacio dolce e languido.

Hermione sospirò ed ogni sua preoccupazione, ogni dubbio od incertezza si sciolse come neve al sole sotto il caldo tocco della sua mano che lenta le accarezzava il collo.

"Ti ho tenuta d'occhio da quando sei salita Granger." Le soffiò sulle labbra poggiando la fronte contro la sua. "E' mai possibile che tu sia costantemente scortata?"

Lei sorrise, il cuore le batteva a mille ed il profumo del suo respiro la stava inebriando. Il treno fischiò stanco, segno che dovevano proprio decidersi a scendere. Si baciarono di nuovo a stampo, indugiando l'uno nel calore dell'altra, finché Hermione prese l'iniziativa e, staccandosi, uscì dalla cabina per allontanarsi sulla banchina a passo svelto.

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