28- L'udienza

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La settimana stava letteralmente volando, risucchiata in un turbinio di appunti, nottate in bianco a ripassare e lamentele disparate da parte di Zabini ed Astoria. La Granger lo aveva persino convinto a seguirla in Biblioteca in un paio di occasioni, ma le battutine – più o meno divertenti – che si era scambiato con quei cretini dei suoi migliori amici erano state una distrazione da lei non ben accolta, perciò aveva rinunciato a cercare di coinvolgerlo nel suo tenace e puntiglioso piano di studi in vista degli esami imminenti limitandosi ad una costante pressione psicologica a riguardo.

Draco si stava obbligando a lasciarsi alle spalle quella serie di sfortunati eventi, per dirla con un eufemismo, che l'avevano visto come protagonista crogiolandosi nella sicurezza di aver risolto ogni genere di incomprensione con Hermione, la sua ragazza, e potersi lagnare in pace di confortevoli banalità quali i MAGO o la scarsa empatia dei suoi Serpeverde, o i discutibili amici della suddetta ragazza.

Più passavano i giorni più Hermione appariva scostante. Draco non se ne faceva un cruccio perché la tensione crescente che la ragazza mostrava all'avvicinarsi della sessione d'esame era palpabile e, a suo dire, spropositata. D'altra parte si trattava di Hermione Granger, in effetti sarebbe piuttosto stato preoccupante il contrario e questa sua attitudine raccoglieva tutti gli stereotipi che il Serpeverde si era costruito in mente nell'arco dei sette anni precedenti, sebbene in tutta onestà non li avesse mai considerati come delle connotazioni del tutto negative. Gli piaceva la curiosità intellettuale della ragazza, la sua passione per lo studio e la feroce dedizione che vi metteva per essere la migliore, da buon Malfoy era attratto da ogni forma di competizione. Dunque si vedevano poco e lui non poteva impedirsi di essere geloso del tempo che i Grifondioti potevano avere con lei semplicemente condividendo i pasti allo stesso tavolo o le serate nella stessa Sala Comune.

All'inizio del weekend si erano finalmente incontrati, per allentare l'ansia da prestazione scolastica con attività ludiche mentalmente defaticanti, mentre quella domenica sarebbe stata off limits a causa dell'ultima partita dell'anno: Grifondoro-Corvonero. In caso di vittoria i Rosso-Oro avrebbero vinto la Coppa di Quidditch e di certo sarebbero seguiti i relativi festeggiamenti alla torre, motivo in più per tifare Corvonero. Uscì dalla Sala Grande sovrappensiero, preso dalle chiacchiere a proposito di Aritmanzia con Goodfellow, Felton e Benson, e quasi si stupì nell'intravedere poche persone più avanti il Golden Trio e Ginny Weasley intenti in un fitto cicaleccio. Hermione strinse in un mezzo abbraccio Weasel e la fitta di gelosia che lo trafisse non lo colse alla sprovvista. Erano solo amici e la cosa gli stava bene, ma dire che gli andasse a genio era eccessivo.

Si scusò con i suoi compagni e in un paio di falcate li raggiunse senza dare nell'occhio.

"Ti stai facendo consolare per la prossima sconfitta?"

"Ti piacerebbe Malfoy!" Scattò Ron Weasley colto alla sprovvista.

Draco non mancò di notare la rapidità con cui i due sciolsero l'abbraccio e l'accenno di rimprovero nello sguardo della Granger per la sua battuta, prima che si ammorbidisse in risposta al suo sorriso sincero in saluto.

"Allora è la tua tattica per mettere le mani addosso alle ragazze altrui, invece che sulle Pluffe?" Infierì il Serpeverde godendo alquanto nel rossore che si diffuse immediatamente sul viso dell'altro ragazzo.

"Andiamo Malfoy!" Esclamò Ginny con tono esasperato, nello stesso momento in cui Potter sbottò: "Che diavolo vuoi Malfoy?!"

"Draco..." Iniziò Hermione per poi sospirare, "Lascia perdere, Ron."

Li passò tutti in rassegna con un sorrisino strafottente e poi si avvicinò ad Hermione avendo l'accortezza di mettersi tra lei e il lentigginoso Weasley, ormai livido per il nervoso e in difficoltà nel trattenersi dal rispondere alle sue provocazioni. "Volevo solo salutare la mia ragazza e, ovviamente, augurarvi buona fortuna per la partita di oggi."

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