29- La giurisprudenza

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Il tour de force era quasi alla fine, tra lo studio forsennato e il compleanno di Malfoy il tempo sembrava aver subito una netta accelerazione nelle ultime due settimane ed Hermione in più d'una occasione desiderò essere ancora in possesso di una Giratempo.

Era stata una dei pochissimi studenti nella storia di Hogwarts ad aver portato ai MAGO tutte e cinque le materie facoltative, il suo obiettivo ovviamente era quello di eccellere in tutte. Lasciò la sala grande poco prima dello scadere del tempo a loro disposizione, dopo aver consegnato una risma di pergamene compilate fitte con la sua scrittura minuta e ordinata. Dal tavolo degli esaminatori la McGranitt le aveva riservato uno sguardo soddisfatto, mentre il Professor Crow si era limitato ad alzare un sopracciglio con aria di superiorità.

Nel corridoio gruppetti di ragazzi del settimo anno appartenenti a Case diverse parlottavano concitati, Susan di Corvonero gesticolava qualcosa a Tommy di Tassorosso e a Ginny, la bloccarono e le chiesero il suo parere sul quesito 12c di Incantesimi, a loro dire particolarmente insidioso ma che lei aveva trovato particolarmente stimolante. Si sentiva ancora eccitata e con la mente in fermento, le fece piacere confrontarsi e rivedere alcune delle domande con gli altri. Stavano disquisendo di Pozioni quando Astoria Greengrass si aggregò al gruppetto, impeccabile nella divisa e con il suo immancabile sguardo da cerbiatta chiese loro com'era andata. Non provava più da tempo quella punta di gelosia che l'aveva tormentata a inizio anno, ma si ritrovava ad ammirarne i tratti delicati e la corporatura esile quasi incredula del fatto che Draco non l'avesse mai considerata da questo punto di vista più di un'amica d'infanzia. Si disse più che soddisfatta, nel complesso, della sua prova scritta ma esitava a sbilanciarsi preferendo attendere almeno l'esito dei colloqui orali.

Ron ed Harry finalmente uscirono, tra gli ultimi rimasti insieme a Zabini e Malfoy. Harry pareva sconvolto, i capelli arruffati per le centinaia di volte in cui vi aveva passato la mano con nervosismo mentre ragionava sulle risposte, Ron invece era paonazzo e con uno sguardo sconfitto che lo faceva somigliare a un ragazzino del primo anno appena messo in punizione.

"Erano impossibili!" Esclamò abbattuto allargando le braccia e lasciando intravedere aloni scuri sotto le ascelle. 

"Speriamo in una botta di culo..." Rispose mesto Harry allentandosi il cravattino rosso-oro.

"Quelle a cui sei abituato?" Lo sbeffeggiò con voce annoiata il biondo Serpeverde affiancando Hermione.

Lei gli scoccò un'occhiata obliqua ma ignorò il commento e guardò con rimprovero i suoi amici, erano mesi che li spronava a studiare. "Erano ostici ma non inaffrontabili, per chi si è preparato adeguatamente. Direi che li ho trovati quasi piacevoli, come era stato per i GUFO."

"Parli sul serio Granger?!" Si intromise Blaise Zabini e lei annuì energicamente, convinta di quanto avesse affermato fino ad ora. Lo studio e la scuola costituivano le sue comfort zone predilette. "O non ti sei del tutto ripresa dall'incontro con quel maledetto?"

La giovane Grifondoro si accigliò, ma Ginny rispose tempestivamente. "Lascia perdere, Hermione non fa testo. Nonostante quello che le è successo era preoccupata per il ripassone finale." Poi, sorridendole con smisurato affetto, aggiunse: "Come se non fossi preparata per i MAGO da mesi e mesi, avresti potuto far tu le domande."

"E forse sarebbero state ancora più difficili." Scherzò Ron.

"Ci puoi scommettere!" Esclamò lei.

"Guardate che io mi riferivo a questo maledetto." Precisò Zabini con un ghigno, facendo un cenno della testa in direzione di Malfoy che, per un po', se n'era stato tranquillo e imperscrutabile.

Gli stanchi volti dei ragazzi Grifondoro si aprirono in smorfie esilaranti e gli altri studenti ridacchiarono di gusto mentre Hermione si sentiva arrossire. Doveva ancora abituarsi al fatto che tutti sapevano di loro e che situazioni come questa, a chiacchierare amichevolmente in pubblico senza schierarsi in fazioni apparentemente nemiche, potessero costituire la normalità. Guardò Draco, che manteneva la sua posa di aristocratica indifferenza, incontrando i suoi occhi.

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