Capitolo 12

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Non so cosa mi aspettassi, ma non certo una specie di campeggio da boyscout mezzo devastato. Questo è quello che si para davanti ai miei occhi, quando raggiungiamo il mio gruppo.

Con il cuore in gola conto le figure che si muovono fra le tende rimaste in piedi: nove. Il ricordo arriva veloce, con me eravamo in dieci alla partenza per questa prova di sopravvivenza. Siamo tutti vivi!

Sento il groppo in gola sciogliersi di fronte a quella certezza e, senza pensarci, faccio un paio di passi avanti staccandomi da Dimitri.

È una ragazza piccola e minuta la prima a rendersi conto della nostra presenza. La vedo voltarsi con cautela, il viso dolce, teso in una maschera per la paura che fossimo altri mostri, si apre in un sorriso appena mi riconosce. Il suo nome mi sale alle labbra nello stesso momento in cui lei grida felice il mio. Si chiama Elisa.

In un attimo siamo l'una fra le braccia dell'altra, anche gli otto giovani che sono con lei si accorgono della presenza mia e di Dimitri richiamati dalla voce entusiasta di Elisa, ma la loro reazione è diversa. Due ragazze sono guardinghe ma titubanti all'idea di imbracciare le armi, solo la terza mi guarda irritata prima di squadrare Dimitri. La fisso a mia volta con un sopracciglio alzato, non mi piace la sua aria di sufficienza. Anche se il suo nome non mi è tornato in mente subito com'è successo per quello di Elisa, a pelle posso dire con sicurezza di non sopportarla, più che abbracciarla preferirei non averla in squadra. I cinque maschi per finire, armi alla mano, sembrano pronti a lanciarsi in un combattimento all'ultimo sangue. Mi rendo conto con un attimo di ritardo che la loro bellicosità non è rivolta a me, bensì a Dimitri. Il mio gruppo scruta il giovane che mi ha aiutato come se fosse un mostro da abbattere.

La cosa non mi piace per niente, mi sciolgo con delicatezza dalla presa di Elisa, ignorando il suo disappunto, pronta a frappormi per sedare sul nascere uno scontro. D'accordo, non conosco bene Dimitri ma mi ha salvato la vita, non è certo questo il ringraziamento che si merita! Una vocina dentro di me mi dice che forse, più che lui, così sto proteggendo proprio loro.

Non c'è bisogno del mio intervento comunque, dopo avermi salutato, Dimitri si limita a voltarsi e andarsene per la sua strada. Avrei preferito che rimanesse, ma gli altri si rilassano quando scompare alla vista. Rinfoderano le armi e mi sono tutti intorno.

Osservo un volto dopo l'altro, tutti caratterizzati da un sorriso sollevato e da corpi coperti da vestiti mimetici che assomigliano in modo inquietante a divise militari. Non ho fatto caso al mio abbigliamento fino a quel momento, ma ora mi rendo conto che è identico al loro. Nel guardarli provo la sensazione più strana che mi sia mai capitata, sono dei perfetti sconosciuti eppure al tempo stesso sento di conoscerli da tutta la vita. So i loro nomi e sono piena di ricordi che li riguardano, ma sembra che quei ricordi siano stati vissuti da un'altra persona e che per qualche assurdo motivo siano diventati miei tutt'a un tratto.

Chiudo gli occhi prima di riportarli su Elisa, se li guardo tutti insieme ancora per qualche secondo, la mia testa si sarebbe spaccata di sicuro in due. Mi massaggio le tempie sperando che, passando in rassegna i loro visi uno per volta, il carico di ricordi richiamato alla mente sia minore.

L'intuizione si rivela esatta, fissando Elisa solo i ricordi che la riguardano in questa vita, ancora per me in buona parte sconosciuta, mi affollano i pensieri. Ci conosciamo dall'asilo e abbiamo partecipato praticamente a tutto insieme, lei si è sempre imbarcata al mio fianco in qualunque impresa e lo stesso è successo questa volta. Ha fatto domanda per questa specie di prova di sopravvivenza perché io l'ho fatta. Il motivo per questa mia decisione assurda e suicida mi sfugge al momento, ma spero che sia valido. Ricordando i due mostri a cui siamo scampati Dimitri e io, mi sento in colpa. Per quanto abbia la mia stessa età, Elisa è più bassa e minuta di me, non avrebbe dovuto finire qui a combattere.

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