Capitolo 42

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È ancora buio quando mi risveglio nel mio sacco a pelo, la mia mano corre a controllare con il cuore in gola il contenuto della tasca dei pantaloni. La gemella di quella che nell'altra dimensione si trova sul pigiama è «abitata», sorrido nel sentire sotto le dita il bracciale che ho comprato nel mondo di Caterina. Soffoco il grido di giubilo che mi preme in gola ed emergo dal sacco a pelo e saluto Michela a cui tocca l'ultimo turno di guardia di questa nottata. Non siamo riusciti a farne a meno dopotutto, nonostante la presenza rassicurante dell'albero di sambuco e della luna piena.

Nonostante strizzi gli occhi per vedere meglio nella luce fioca del momento che precede l'alba, non individuo Dimitri da nessuna parte. Il sorriso raggiante che sta nascendo sul mio viso scompare. Se n'è andato, nonostante avesse mostrato di non essersi offeso perché mi sono addormentata sul più bello. Richiudo le dita a celare il bracciale che ho tirato fuori dalla tasca sperando di poterglielo regalare.

Elisa ha avuto più fortuna di me, anche se forse non sa che è proprio San Valentino, lei e Alec stanno dormendo vicini. Hanno accostato i loro sacchi a pelo e il braccio del giovane sfida le temperature gelide per tenere la mia amica accostata a sé. Distolgo lo sguardo da loro, sentendo pungere gli occhi ma imputo la cosa al freddo, non è la prima volta che me li fa lacrimare.

Prendo l'arco e la faretra che tengo sempre vicino a me e mi appendo la seconda sulla schiena, dopo aver estratto una freccia per sicurezza.

«Ho bisogno di fare una passeggiata per schiarirmi le idee.» dico a Michela e mi incammino al suo cenno affermativo.

Dopo pochi passi il mio sguardo si abbassa a fissare i miei stessi piedi mentre il cervello è impegnato nel darsi dello stupido, cercando termini via via sempre più espliciti per spiegare bene il concetto. Sarei stata un'ottima preda per qualsiasi demone nelle vicinanze in quelle condizioni, ma sono così presa dalle mie emozioni da non rendermene nemmeno conto.

«Sempre da sola, Bella Addormentata? Allora è proprio un vizio.» commenta un'allegra voce maschile di fronte a me. «Non starai cercando di farti ammazzare spero? Avrei qualcosa in contrario.»

Alzo lo sguardo di scatto e lo poso su un giovane dai lunghi boccoli dorati. Il sorriso che campeggia sul suo viso è rivolto a me, mi sento sollevata da un peso che, non ho voluto ammettere con me stessa, mi aveva avvolto il cuore al pensiero di averlo offeso.

«Pensavo che» mi interrompo in tempo, non è il caso di dirglielo.

Ma lui ha capito lo stesso. «Pensavi che avrei preteso un duello all'ultimo sangue per lavare l'offesa?»

«Una cosa del genere.» borbotto sorridendo, anche se il riferimento al sangue mi mette a disagio. Mi è tornato in mente l'attimo in cui sono stata certa che avrebbe squarciato la gola di Alec nel duello amichevole con il mio amico. Lo scaccio subito.

Dimitri ride. «Ero solo andato a prendere una cosa che avevo dimenticato. Credevo di riuscire a tornare prima che ti svegliassi, ma a quanto sembra ho fatto male i conti del tempo che ci avrei messo.»

Mi offre una freccia, la prendo perplessa pensando a dove posso averla persa e me la rigiro fra le dita.

«So che non è un regalo molto romantico, ma ho pensato di prediligere la sicurezza immaginando che ci sarà tempo per i regali romantici, una volta che non avremo più demoni alle calcagna.» continua notando la mia espressione dubbiosa.

«La sua punta è d'argento, vero?» chiedo e Dimitri annuisce.

«Grazie.» mi irrito con me stessa per non essere riuscita a trovare niente di meglio da dire. Poi mi ricordo del bracciale che ho portato con me dal mondo di Caterina e sorrido.

Lo tiro fuori dalla tasca e glielo offro così, appoggiato sul palmo della mia mano e senza dire una parola. Il suo sorriso si accentua e nei suoi occhi si accende una luce divertita quando nota il pendaglio con il pentacolo che ho aggiunto al braccialetto per portarlo di qua e non ho più tolto. Lascia che sia io ad allacciarglielo al polso allungando il braccio destro verso di me per permettermi di farlo.

Non ho nemmeno il tempo di ammirare il bracciale al suo posto che il braccio destro continua il movimento che ha interrotto abbracciandomi, ben presto seguito dal suo gemello. Il viso di Dimitri si abbassa verso il mio mentre io mi alzo sulle punte dei piedi per andargli incontro.

Questa volta le nostre labbra fanno in tempo a toccarsi, prima che il mio nome risuoni nell'aria alle mie spalle. Il richiamo si tronca di colpo prima ancora di finire, ma ormai il danno è fatto. Ci allontaniamo l'uno dall'altra, per quanto mi riguarda con un'espressione colpevole dipinta a caratteri cubitali sul viso, anche se le mani di Dimitri rimangono posate sulla mia schiena in un abbraccio finché non mi volto per vedere chi è il nuovo arrivato.

O meglio la nuova arrivata, Elisa ci ha girato le spalle e ora osserva con interesse i rami dell'albero più vicino.

«Fate come se io non ci fossi.» dice senza guardare nessuno dei due.

È un po' difficile ora che so della sua presenza. Mi ritrovo a rispondere con una risatina imbarazzata.

«Ero venuta a darti una mano, Michela ha detto che eri andata da sola a fare un giro di ronda.» continua Elisa e questa volta si volta verso di noi, approfittandone per salutare Dimitri.

Infilo nella faretra la freccia che il giovane mi ha dato e torniamo tutti e tre assieme all'accampamento. Per la seconda volta il mio bacio è sfumato, prima ancora che io potessi assaporarlo.

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