Capitolo 39

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Già proprio così, sto amoreggiando con la federa rosa con i cuoricini rossi del mio guanciale sotto gli occhi allibiti di mio padre. Unica causa del mio brusco risveglio nel mondo di Caterina. Appena apro gli occhi, gli lancio un'occhiata omicida mentre mi esce dalla bocca un poco principesco «Che vuoi?»

Non è la risposta che si aspettava, ma non sono dell'umore adatto per essere dolce e carina. Deglutisce, capisco di averlo ferito quando, invece di rimproverarmi, gli esce un più mesto «Svegliarti».

«Esistono le sveglie. Hai presente? Quadrante, tre lancette che si muovono scandendo secondi, minuti e ore, allarme che suona quando lo programmi? Sono piuttosto diffuse.» sbotto piccata prima di riuscire a fermarmi, il quadrante della mia mi dice che se non fosse intervenuto avrei avuto altri dieci minuti prima di svegliarmi. Abbastanza da assaporare il primo bacio di Dimitri, calcolo e questa considerazione non fa che buttare benzina sul fuoco. Mi impongo di calmarmi, non può sapere che cosa ha interrotto. Il suo voleva essere solo un gesto carino, faccio un respiro profondo e continuo: «Scusami, papà. Davvero, non volevo.»

Lui annuisce, ma tutto quello che dice è: «Scendo a preparare la colazione.»

Mi do una manata in testa, questa grandiosa cosa dell'essere in due mondi sta disgregando il rapporto con i miei genitori in questo. Almeno l'altra coppia non l'avrei incontrata personalmente fino all'unico colloquio permesso con le famiglie prima della fine della prova e se non altro con una telefonata dai minuti contati non posso fare danni anche con loro. Devo in qualche modo annullare le conseguenze delle mie dolci parole da appena sveglia prima di tornare di là. Spero solo che Dimitri l'abbia presa con filosofia, non deve essere piacevole per il suo ego che la sua lei si addormenti di colpo quando sta per baciarla. Io di certo non l'ho presa bene.

Con un sospiro mi alzo dal letto e mi vesto per essere pronta ad affrontare la giornata. A peggiorare il mio umore ci si mette il trillo della sveglia che ho dimenticato di disattivare, mi ricorda con fastidiosa efficienza il tempo che avrei avuto ancora a disposizione se mi avesse svegliato lei.

Mio padre evita il mio sguardo, quando metto piede in cucina, soffocando sul nascere il saluto gioioso che pensavo di dire per farmi perdonare. Mi limito a un più tranquillo «Ciao». Ricevo come risposta solo un cenno, prima che lui mi volti le spalle per estrarre due tazze di latte dal fornetto a microonde.

Sospiro sedendomi al tavolo e prendo una fetta di dolce sentendomi ancora più in colpa. Ancora più raro che passare del tempo con mia madre a mano a mano che crescevo, è stato stare con mio padre, che è cessato quasi del tutto con il mio entrare nell'adolescenza. Quando ero piccola era a lui che toccava cantarmi le ninnananne, più avanti era sempre con lui che mi ero cimentata in improbabili torte con cui stupire la mamma al ritorno dal lavoro.

Sposto lo sguardo dalla sua schiena alla televisione sintonizzata su un canale musicale e addento la fetta di torta cercando di pensare a un modo per scusarmi. Il video che sta iniziando sullo schermo mi fa dimenticare ogni proposito, così come non mi accorgo della tazza fumante che mio padre mi posiziona di fronte.

La mia attenzione è stata attratta dalla dicitura sullo schermo: «Ligabue - Il centro del mondo», che mi ha ricordato le parole ambigue di Caterina quando siamo finite sull'argomento. La prozia di Matteo ha detto che avrei capito perché la ritiene adatta alla mia situazione se avessi guardato il video della canzone. Pensavo di cercarla su Youtube quella sera, ma mi è passato di mente. Ora invece sta iniziando proprio sotto i miei occhi. Quando vedo i due giovani tenersi per mano e spostarsi istantaneamente da un luogo all'altro, comprendo. E ancora di più quando lei finisce nella Spagna degli anni Cinquanta da sola per poi tornare al presente da lui. Sorrido mio malgrado, ecco perché ho sempre amato quella canzone. È come se avessi sempre saputo che in un certo senso parlava di me attraverso quel video.

Scoprirlo è una sensazione insieme piacevole e strana, mi fa sentire di nuovo normale, di nuovo parte di questo mondo. Il mio sorriso si spegne quando mi accorgo di quello che sto pensando: voglio ancora essere parte del mondo di Caterina rinunciando alla vita che ho vissuto fino a questo momento a fianco a Elisa?

Istintivamente mi sfioro le labbra con le dita assalita dalla consapevolezza che, anche se sono le mie, queste non sono le stesse che stavano per baciare Dimitri. Queste hanno baciato solo Matteo perché qui il giovane dai capelli dorati non esiste così come non esiste alcun recinto pieno di demoni da affrontare.

Dopo aver tentato invano di scusarmi con papà, mi ritiro in camera mia, ufficialmente per studiare, dato che, essendo un giorno di vacanza, non sarei andata a scuola. La mia idea invece è di tornare al mio altro corpo per scusarmi con Dimitri per essermi addormentata proprio mentre stavamo per baciarci. Scopro ben presto che è difficile addormentarmi dopo una decina di ore di sonno, questo corpo è sveglio e pimpante.

Mi impunto chiudendo gli occhi e infilando la testa sotto il cuscino per cercare di convincere il mio cervello che qui è ancora notte. Ho già fatto la figura della ritardata mentale con il giovane e, se non mi è riuscito di farmi perdonare da mio padre perché avrei dovuto aspettare che gli sbollisse l'irritazione, almeno voglio scusarmi con lui. Spero che Dimitri non se ne sia andato nel frattempo.

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