Capitolo 9

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Fisso lo sguardo sui capi colorati esposti in uno dei negozi di abbigliamento mordendomi l'interno della guancia per impedirmi di lasciar libera la risata isterica che sento in gola. Un'ora di shopping con i miei genitori mi sta davvero sfibrando, nonostante la loro propensione a regalarmi qualunque cosa sembri piacermi, ed è meglio che non pensi a quanto manca prima della fine del pomeriggio. Provo l'assurdo istinto di mettermi ad abbaiare, tanto ho l'impressione di sentirmi al guinzaglio. Approfittando di un momento, più unico che raro, di distrazione di mia mamma, ho mandato una richiesta d'aiuto a Chiara, sotto forma di messaggio, pregandola di venire a salvarmi, ma non ho ancora ricevuto risposta.

«Katy!» Sento una voce squillante, che ben conosco, chiamarmi. Le mie labbra si aprono in un sorriso ancora prima di individuare la sua proprietaria. Jessica si sta sbracciando per attirare la mia attenzione, seguita a ruota da Chiara e Matteo. Il mio sorriso si allarga, la mia migliore amica, che ora finge la più completa sorpresa d'incontrarmi in centro, ha chiamato la cavalleria.

Si fermano tutti e tre di fronte a me, Jessica mi prende sottobraccio esordendo in tono melodrammatico: «Ho assolutamente bisogno del tuo parere.» Mentre Chiara saluta i miei genitori, lei continua: «Devi venire con noi.»

Guardo speranzosa mia madre. «Possiamo vederci più tardi, vero, mamma?»

Mio padre risponde per entrambi. «Certo, Katy.»

Mia madre annuisce dopo un attimo d'incertezza.

Sorrido allontanandomi a braccetto con le mie migliori amiche e tiro un sospiro di sollievo quando giriamo l'angolo. Mi sciolgo dalla stretta e scambio un cinque con entrambe. «Mi avete salvato la vita.»

«Cos'hai fatto per finire sotto sorveglianza?» mi chiede Matteo dopo un bacio.

Faccio spallucce. «Non mi sono svegliata al volo quando mi ha chiamato.» dico, poi non riesco a non scherzare per sdrammatizzare i ricordi legati a quella stranezza. «Era un sogno troppo bello.»

«Questo perché hai sognato me, non poteva non essere bello.» si pavoneggia Matteo, quando si accorge del mio rossore. Io sento ancora di più le mie guance scaldarsi. Ricambio il suo sorriso, senza avere il coraggio di smentirlo.

Scaccio dalla mia mente un viso d'angelo dai boccoli dorati e gli occhi scuri, cercando la mano del mio ragazzo per impedirmi di prendere fra le dita il ciondolo che ancora non ho riportato a Dimitri. Matteo mi sembra ben contento di quell'affettuosità, nonostante questo mi attiri le occhiatine di Jessica e Chiara e dei loro colpi di tosse sospetti.

«Che cosa dovevi mostrarmi?» chiedo a Jessica per distrarle.

Lei ridacchia. «Quello che vuoi, anche se mi sembri già piuttosto impegnata.» Scambia un'occhiata con Chiara. «Ci vediamo fra una ventina di minuti per uno spritz?» propone. Matteo e io annuiamo, prima che loro due si avviino.

Sciolgo le dita appena Jessica e Chiara smettono di voltarsi verso di noi ogni pochi passi ridacchiando alla nostra immagine di coppietta felice e mi allontano di un passo da Matteo. Il contatto con la sua pelle mi ha messo addosso uno strano senso di disagio, come se stessi facendo qualcosa di sbagliato. Come se stessi tradendo qualcun altro.

Scaccio quel pensiero stupido prima di arrivare a formulare anche il suo nome, ma me lo sento sulla punta della lingua. L'ho appena conosciuto, dannazione, non c'è niente fra noi!

Eppure, ho avvertito con chiarezza una sensazione di familiarità la prima volta che ho incontrato Dimitri, come se non fosse stata davvero la prima volta che lo vedevo, ma fossi contenta di rivederlo quando non avevo più speranze che ciò fosse possibile.

Il pomeriggio passa piacevole, meno catastrofico di quanto avessi temuto perché non lo passo controllata a vista da mia madre. Mio padre è riuscito a distrarla per ben tre ore e per questo gli sarò debitrice in eterno.

È molto più rilassata quando mi chiama chiedendomi cosa io e le mie amiche vogliamo fare per cena. Matteo ha offerto la sua moto per portarmi in un locale davvero speciale che ha appena scoperto, ma io ho declinato ignorando il disappunto dipinto sulla faccia di tutti e tre.

Avrei passato almeno la cena con i miei genitori, lo devo a mia madre dopo averla terrorizzata così tanto, ma ai miei amici dico che lo faccio perché allentino un po' la sorveglianza serrata degli ultimi due giorni. A giudicare dalle occhiate che ricevo, solo Matteo ha creduto a quella scusa.

Non faccio in tempo a sedermi al tavolo della pizzeria che i miei genitori hanno scelto, che quasi rimpiango di non aver accettato l'offerta del mio ragazzo. Mia madre non dà voce alle sue paure, ma nemmeno riesce a cancellarle dai propri occhi. Lo sguardo di mio padre è più disteso, capisco che, qualunque cosa lei gli abbia detto, vedermi con le mie amiche e Matteo lo ha tranquillizzato.

Sorrido sperando che la mamma ricambi, prima di dare un'occhiata veloce al menu che il cameriere ci ha portato quando ci siamo seduti. Lo fa, anche se è un sorriso tirato, e comprendo che forse dopotutto riuscirò a tranquillizzarla.

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