Capitolo 27

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Mi siedo su una delle sedie dell'atrio e prendo il diario pensando che sia un buon momento per dargli un'occhiata. Non è una cosa che voglio condividere con qualcuno.

«Ti sei portata da studiare?» Trasalisco quando sento la voce maschile parlare e d'istinto chiudo di scatto il quaderno. Davanti a me è appena comparso proprio Matteo.

«Cosa ci fai qui?» chiedo mentre il mio cuore smette di battere all'impazzata.

Il mio ragazzo fa spallucce. «Giretto mensile di visita alla vecchia pazza. Mia madre è convinta che sia importante. Io no, ma rompe se non la accompagno.» sorride. «Stavolta sono stato fortunato, invece che sorbirmi lei posso stare con il mio amore.» dice avvicinando il viso al mio per baciarmi.

Provo l'istinto di scostarmi, mi ha irritato il modo in cui ha parlato di Caterina. Lo faccio solo per metà, lasciando che mi baci ma solo in maniera veloce. Dopo la videochiamata in ospedale si è presentato a casa mia il giorno successivo per scusarsi, dicendo che gli ospedali gli mettono ansia per questo non è venuto a trovarmi. Non siamo ancora usciti insieme perché mia madre continua a fare leva sulle serate in famiglia.

«Tu piuttosto che ci fai qui? Ti hanno incastrato per un'azione di beneficienza?» mi chiede, sembra non essersi accorto della mia riluttanza.

«Una specie.» borbotto, non volendo dare spiegazioni.

Matteo sorride. «Che studi?» domanda prendendomi dalle mani il quaderno. Non sono abbastanza veloce da sottrarglielo prima che lo apra e veda le prime pagine. L'occhiata che mi lancia è oltraggiata e temo abbia riconosciuto la calligrafia.

Con sollievo sento mia mamma chiamarmi, proprio al momento giusto. Mi riprendo il quaderno, gli do un bacio veloce e corro via lasciandolo lì imbambolato.

Vado volentieri con lei a fare un giro in centro come mi ha promesso stamattina, anche se provo una certa inquietudine nel decidere di lasciare il quaderno che mi ha dato Caterina in auto, è come se mi stessi separando da una parte di me. Non voglio che mia madre mi faccia domande su di esso, di solito non porto mai con me nulla nemmeno la borsa a meno che non esca la sera.

Mi addentro in un negozietto di articoli regalo da cui proviene un profumo d'incenso decisa a curiosare un po' fra collane dai simboli strani, pietre, statuette di elfi e fate finché mia madre cerca il regalo per la sua amica. È proprio fra quelle collane che mi imbatto di nuovo nel simbolo che c'è sul medaglione di Dimitri. Un pentacolo campeggia su un piccolo ciondolo appeso a un semplice laccetto di cuoio.

Non resisto, lo compro. Mentre gironzolo per negozi al seguito di mia madre, il mio telefono suona. Sono due messaggi di Matteo, vuole sapere perché vado a far visita a Caterina, almeno ha il buon senso di non definirla più «vecchia pazza», ma scrive che si sente ferito dal fatto che non gliel'ho detto. Non sapevo di dover chiedere il suo permesso. Li cancello prima di rispondergli proprio con quella frase. Non voglio discutere del mio rapporto con Caterina con lui, non sto mica uscendo con qualcun altro, lui nemmeno va d'accordo con la sua prozia. Non capisco perché dovrei spiegargli. Arriva un altro messaggio sempre suo: Non voglio che tu vada a trovarla.

«Be' io vorrei che tu dicessi una buona volta a Serena che non ha speranze con te e che la smetta di flirtare con te davanti a tutta la scuola, ma non mi sembra che a te importi!» sbotto spaventando un piccione che mi cammina vicino. Cancello anche questo messaggio e metto silenzioso il telefono. Appena mi ricongiungo a mia madre che ha trovato il regalo per la sua amica, spengo lo smartphone. Non ho voglia di ricevere altri messaggi offesi da lui al momento e inizio a pensare che qualcosa fra noi si è rotto, non c'è più lo stesso feeling.

Appena arrivo a casa, scaccio Matteo dalla mia mente per prestare attenzione al quaderno che mi ha dato Caterina. Lo apro alla prima pagina, la scrittura sembra più quella di una ragazza che quella di un maschio, ma smetto di preoccuparmi di quel dettaglio curioso quando inizio a leggere.

Non c'è alcun riferimento temporale o storico all'epoca di questo mondo in cui il fratello di Caterina deve aver vissuto, ma poco importa. Il recinto in cui si svolge il progetto è descritto in modo dettagliato ed è quell'aspetto che a me interessa. Leggendo mi sembra quasi di rivivere la mia esperienza, se si esclude la presenza di Dimitri che qui è sostituito da una certa Miri, diminutivo di Miriam forse.

Leggo le prime pagine sentendomi meglio a mano a mano che scopro di non essere stata l'unica a vivere un'esperienza simile. Mi viene una strana idea, proprio leggendo quelle righe, un po' stupida a dir la verità, ma mi sento abbastanza su di giri da provare.

Mi osservo allo specchio zittendo quella parte di me che sta ridacchiando dandomi della sciocca. Ho passato la precedente mezz'ora a esplorare il mio armadio alla ricerca di quel vestito che ho messo solo un paio di volte nella mia giovane vita, solo per le occasioni speciali. Se mia madre fosse entrata in quel momento, mi sarei ritrovata fra capo e collo l'accusa di voler uscire di nascosto per andare a una festa. Era un'idea più sensata e mai avrebbe potuto pensare che mi fossi vestita e truccata per andare a dormire.

Inutile dire che la mia intenzione è proprio la seconda. Data l'impossibilità nel recinto pieno di demoni di rendermi carina e attraente, è piuttosto difficile senza un filo di trucco a disposizione e con solo pantaloni e magliette stropicciate dalla tinta mimetica, ho deciso di provare a «prepararmi» di qua sperando di riuscire a portare tutto di là.

Liscio l'angolo della minigonna, non del tutto a mio agio con un modello così corto, nonostante mi piaccia, sotto mi sono infilata come sempre un paio di leggings. Anche perché, se ci fossi riuscita, una gonna non è proprio l'abbigliamento adatto a combattere contro i demoni per quanto faccia la sua bella figura in un appuntamento. Appuntamento?! Arretro dallo specchio quando mi rendo conto della parola che ho usato. Ritratto subito, lo faccio solo per me stessa, non certo perché voglio attirare l'attenzione di qualcuno su di me. Figurarsi quella di un certo spadaccino biondo dagli occhi d'ebano, io sto insieme a Matteo!

Se la mia metà razionale ha smesso di ridacchiare, come ha fatto finché controllavo il mio aspetto allo specchio, e adesso annuisce con forza per sottolineare le mie ultime parole, ora tocca all'intuito farsi una bella risata additandomi come un'ingenua. Ignoro entrambi e mi infilo sotto le coperte così come sono. Prima che potessi addormentarmi, il cellulare trilla segnalandomi un messaggio di Matteo, ne ho ricevuto una marea appena l'ho riacceso, ma questo ha un tono diverso. Sembra abbia accantonato l'offesa per via di Caterina alla fine ed è tornato dolce come prima, l'ho trascurato per troppi giorni e, anche se i suoi modi alla casa di riposo mi hanno un po' indispettito, penso di farmi perdonare la mia mancanza d'interesse dell'ultimo periodo con un messaggio della buonanotte particolarmente carino.

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