14. (J&P)

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Milano, 5 aprile 2023

Il volo Melbourne-Milano è durato quasi ventiquattro ore. Il jet-lag ha scombussolato parecchio me e Pierre. Un taxi ci ha scortati fino al suo appartamento e abbiamo dormito quasi tutto il giorno una volta rientrati.

È mercoledì. Il sole è sorto e sono le 7:00. Pierre dorme in una posizione scomposta. Cauta, esco dalla stanza da letto e cammino verso la cucina. È ampia, dai mobili beige. L'isola occupa metà dello spazio e c'è una grande finestra dinanzi al lavandino. Il salotto è annesso, anch'esso spazioso, con un divano in pelle e una televisione al plasma. C'è un angolo adibito a caschi e trofei e ho sorriso come una stupida quando ho notato quello di Monza.

Tre anni fa ha vinto sul circuito italiano. Quella gara l'ho vista con Hélène e ammetto di essermi emozionata. Chi se lo sarebbe aspettato che qualche anno dopo mi sarei fidanzata con quel saccente di Pierre Gasly...

Il corridoio è una lunga striscia. Ci sono due bagni, una camera degli ospiti, la camera da letto e il ripostiglio.

Ammetto di aver curiosato un po' in giro e Pierre me l'ha lasciato fare.

Scarto la pellicola dalle due ciotole in ceramica e guarnisco il porridge con frutti di bosco e mandorle. Torno in camera e le poggio sul comodino. Pierre ha cambiato posizione: è a pancia in su e lo scuoto piano. Non si muove. Gli do dei piccoli bacini sulle labbra e sorride. Mugola e apre gli occhi.

«Ma belle...» mormora con tono roco e si mette seduto. Si sporge a baciarmi. «Sempre mattiniera»

«Ahimè, non cambierò mai questa abitudine».

Pierre mugola qualcosa di incomprensibile, mi afferra i fianchi, portandomi su di lui. «Non cambiare per nessuno, Jas. Mi piaci per quello che sei». Mi bacia e sento il cuore scoppiare.

Cosa ho fatto per meritarlo?

Consumiamo la colazione, facciamo una doccia e ci prepariamo per uscire. Pierre vuole mostrarmi Milano. Mano nella mano camminiamo tra le strade della città e ben presto ci troviamo nella piazza del Duomo.

Qualche fan ci nota e Pierre concede loro foto e autografi.

Il mio ragazzo mi bacia dinanzi al Duomo e ritrae questo momento in uno scatto. Lo pubblica nelle storie su Instagram, taggando il mio profilo.

Riprendiamo la nostra passeggiata e mi elenca vari locali nelle stradine che imbocchiamo. Pranziamo in un ristorante, il Berton. Ci scambiamo un pezzo di torta e ne prendo un altro. Pierre ridacchia e il cuore ha un singulto.

Mi sto innamorando di questo ragazzo fin troppo velocemente. E ho una paura fottuta. Dargli il mio cuore sarebbe l'ultimo passo verso la felicità. Dannate paranoie che non mi permettono di godermi appieno i momenti.

Pierre paga il conto e, mano nella mano, camminiamo verso il centro della città. Ci fermiamo in un negozio di abbigliamento e facciamo shopping. A pomeriggio inoltrato torniamo a casa e sistemiamo gli acquisti.

Pierre si ostina a preparare la cena. Lo osservo mentre condisce l'insalata di pollo. Il naso aquilino, gli occhi concentrati su quello che sta facendo, i capelli castano chiaro arruffati.

Ormai è appurato che tra noi le cose stanno prendendo una piega diversa.

Ceniamo guardando la TV e sistemo i piatti nella lavastoviglie. Pierre mi inchioda contro il bancone.

«Credi sia troppo presto tutto questo? Io che vengo da te a Monaco, tu che vieni a Milano...»

Un brivido mi percorre la colonna vertebrale. Dove vuole andare a parare? Vuole rompere? Il solo pensiero mi fa accapponare la pelle. Quanto siamo durati? Due mesi? Due mesi e mezzo? Era davvero sincero quando affermava che non mi avrebbe lasciata andare?

Right Here // Pierre GaslyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora