12.

231 12 10
                                    

Monte Carlo, 22 marzo 2023

Il giorno dopo la gara disputata a Jeddah, io e Pierre siamo tornati a Monaco. Nonostante abiti a Milano vuole rimanere nel Principato e spendere il suo tempo con me.

Dentro di me sta crescendo una sensazione di quiete. I pensieri intrusivi non mi hanno abbandonata del tutto, ma cerco di godermi ogni momento con Pierre. Dannazione, mi piace e non voglio perderlo. Solo ora realizzo che è diventato un pilastro importante nella mia vita nonostante un mese e mezzo scarso di frequentazione.

E ora è nella mia cucina che prepara la colazione. Con solo un pantalone di tuta addosso. La sua schiena dovrebbe rientrare nei beni del patrimonio dell'UNESCO.

Gli circondo il bacino e poggio la testa contro la sua schiena.

«Come siamo dolci questa mattina», asserisce e volta di poco la testa per rivolgermi un sorriso.

Siano benedetti gli angeli e sua madre per aver concepito una persona del genere.

Il cuore batte all'impazzata, quasi volesse uscirmi dal petto. Sensazioni analoghe le ho provate con Amélie.

E ora, dopo anni, le sperimento di nuovo. Pierre mi sta entrando sottopelle e glielo sto lasciando fare. Sto combattendo contro me stessa per un briciolo di allegria e voglio tenermi stretta questa felicità perché, dannazione, ho sofferto abbastanza nella vita. Merito un po' di amore, no?

«Apprezza questi momenti dolci da parte mia perché saranno pochi», lo punzecchio.

Pierre spegne il fuoco e si gira completamente. «Ah, sì? Vedremo, ma belle, vedremo».

Gli cingo il collo e lo bacio.

Averlo nel mio appartamento non mi dà fastidio. Dormiamo nello stesso letto, qualche cambio è nell'armadio e ci sono alcuni suoi prodotti in bagno. A occhi esterni sembra che conviviamo, che sia una cosa affrettata. La verità è che a noi sta bene. E, sinceramente, mi ha proposto di fare un salto da lui a Milano.

«Mmh, stasera voglio portarti a cena fuori. Che dici, il Cipriani ti sta bene?»

«Ci tieni tanto a viziarmi, eh?»

«Sei la mia ragazza. È normale che io voglia viziarti un po', no?»

Il cuore ha l'ennesimo singulto. Sei la mia ragazza.

«Sono la tua ragazza?»

«Be', credevo fosse appurato». Pierre afferra una mia mano e si inginocchia. «Jasmine Mercy Perrier, vuoi diventare la mia ragazza?»

Trattengo un sorriso. «Sì!» rispondo con fin troppa enfasi. Mi afferra per la vita e mi bacia. «Dunque, tesoro, qui abbiamo i pancake con sciroppo d'acero e macedonia di frutta. A te la scelta».

Opto per la macedonia e gustiamo la colazione parlando del più e del meno.

«Quindi tu e Hélène vi conoscete da quando eravate bambine», riassume Pierre dopo avergli raccontato della mia infanzia. «Sì. I nostri genitori si conoscono da più di venti anni. Era risaputo che noi diventassimo amiche», spiego.

«E i tuoi genitori?»

Se qualcuno mi avesse posto questa domanda qualche anno fa avrei pianto e mi sarei chiusa a riccio.

«Hanno divorziato quando avevo diciotto anni. Mio padre era uno degli azionisti dell'università che ho frequentato. Mamma invece convive con un uomo. Diciamo che non ho mai avuto un bel rapporto con mio padre. Lui non voleva figli, mamma sì. Non si è mai interessato a me, non mi chiedeva mai come stessi o cose del genere. L'unica cosa che faceva era depositare soldi su un conto in banca intestato a me. Del resto, non lo vedo o sento da anni. Io e mamma abbiamo ricucito i rapporti. Ha cercato in ogni modo di mantenere in piedi il matrimonio, ma era destinato a crollare. Certo, ho sofferto, ma sono riuscita a fronteggiare quella situazione».

Right Here // Pierre GaslyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora