7. (J&P)

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Monte Carlo, un anno prima...

Accucciata a terra sistemo i due mazzi di fiori e riempio i vasi d'acqua. Sono trascorsi quasi tre anni da quando Amélie se n'è andata e il vuoto che ho nel petto non vuole saperne di colmarsi. Ci provo, invano.

In questi anni non ho frequentato nessuno. Ho pensato a laurearmi, a svolgere lo stage presso un'azienda e a costruire la mia attività di e-commerce online. Mi sono focalizzata solo su questo. Non potevo abbandonare la carriera che volevo costruirmi, e in questo ambito posso dire di avercela fatta.

Jacques e Hélène si sono lasciati dopo vari tira e molla e tradimenti e ora lei si sta impegnando affinché un'altra azienda la noti. Ha intenzione di mandare il curriculum alla Ferrari, con la speranza che la assumano. Le ho detto che ha tutte le carte in regola per farcela. È stacanovista da far schifo e le idee che propone sono brillanti. Non a caso mi ha aiutato a creare un bel feed per il mio profilo Instagram.

Lucien, be', continua a essere uno spirito libero. Ogni tanto ci vediamo, ma non come prima. Si sono un po' allentati i rapporti. Un po' per quello che lui e Hel hanno combinato, un po' per il lavoro. Lui e la mia migliore amica sono andati a letto varie volte solo per ripicca nei confronti di Jacques, visto che quest'ultimo ha tradito tante volte Hel. Io l'ho sempre detto che quello era uno con la puzza sotto al naso!

«Oh, Amélie...mi manchi. Non riesco a portare avanti una conoscenza perché è come se ti tradissi, come se infangassi la tua memoria. C'è questo ragazzo, Simon, che vorrebbe uscire con me. È carino. Dovrei dargli un'opportunità...» mormoro.

Hélène mi è stata accanto in questi anni. Ha cercato di infondermi sicurezza e rassicurazione. Io ho tentato in tutti i modi di non farmi sopraffare dalla tristezza. I ricordi mi investono e un po' di malinconia mi assale.

«Mi ha chiesto di uscire. Gli dirò di sì. Vuoi che vada avanti?»

Se fosse qui risponderebbe di sì. Sospiro, guardo un'ultima volta la sua foto e mi avvio verso l'uscita del cimitero. Invio conferma a Simon e ci accordiamo di vederci al Buddha.

Oggi il Principato è assai trafficato. Poi realizzo: è la vigilia del Gran Premio. Non ho più partecipato. Il solo pensiero di stare in tribuna e indossare una maglietta della Ferrari o della Mercedes mi stringe il cuore in una morsa dolorosa. Lucien e Hel non mi hanno pressato, mi hanno lasciato superare il dolore da sola su mia richiesta. Ma la notte ho gli incubi. Appena chiudo gli occhi rivivo gli ultimi momenti prima dell'incidente.

Mia mamma mi ha consigliato di andare da uno psicologo, e i primi mesi sono riuscita a sbloccarmi e a confidarmi. Poi sono entrati in gioco gli incubi e non c'è notte che non trascorro con Hel. È paziente, mi è accanto e mi supporta.

Pian piano sto tornando alla normalità.

Vado a sbattere contro qualcuno e quasi non cado, ma lo sconosciuto mi afferra per i fianchi in modo da evitare una caduta rovinosa.

«Ehi, attenta». Rinsavisco alla voce di Pierre. Le sue mani sui miei fianchi scoperti bruciano. «Stai...stai bene?» domanda preoccupato.

«Sì, sto bene», ribatto secca e mi scrollo le sue mani di dosso.

Sono pronta ad andarmene quando la sua voce mi fa arrestare il passo. «Mi dispiace per quello che è successo»

«Anche a me».

Lo lascio lì, da solo, sul marciapiede. Chiudo la porta di casa e filo nella mia stanza per prepararmi. Non so cosa aspettarmi da questo appuntamento. È da tempo che non frequento qualcuno e mi sento un po' arrugginita. Come dovrei comportarmi?

Right Here // Pierre GaslyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora