tu non mi basti mai

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terza persona

due anni e mezzo prima.

Emma guardò l'orario dall'orologio in cucina, sbuffando e capendo che sarebbe stato inutile aspettarlo per cena: sarebbe rimasto in studio a lavorare fino a tardi.
Per questo, prese il suo zaino con il computer e il libro di fondamenti, dirigendosi al McDonald per comprare la cena.
Una volta finito, girò le chiavi nella serratura, per poi tirarsi dietro la porta e aprire quella dello studio vero e proprio.
Lo vide seduto sulla sua sedia nera con indosso le cuffie, davanti al computer con la produzione del suo nuovo brano.
Chiuse piano la porta, e, senza farsi sentire, gli mise le mani sulle spalle.
Lui sussultò, girandosi di colpo e sorridendo, quando vide la sua dolce Emma dietro di lui.
"Scusa per averti fatto prendere un colpo, ma ho la cena, ti va di fare pausa? sono le 20:30"
Il suo sorriso si allargò ancora di più, prendendola per i fianchi e facendola sedere sulle sue gambe.
"Emmi' sei meravigliosa, grazie mille"
Le stampò un bacio sulle labbra, per poi togliersi le cuffie e spostarsi sul divano insieme a lei.
"Sapendo che lavorerai pure dopo, mi sono portata da studiare. Posso stare qui con te? non ti do fastidio, rimango qui in silenzio"
Il cuore gli si scaldò sentendo quelle parole sussurrate. Sapeva benissimo che a lei non andava proprio stare da sola, conoscendo molto bene tutti i pensieri intrusivi che le frullavano nel cervello.
"Certo amò, e non me dai fastidio, capito? non me ne dai mai. togliti sto pensiero dalla testa tua"
Le accarezzò piano la guancia con un dito, finendo di mangiare la sua cena.
Ed è così che la loro serata terminò: dopo aver mangiato, si misero corrispettivamente all'opera.
Lui che sbatteva la testa sulla produzione dell'album, e lei che univa gli appunti delle lezioni e quelli del libro.
Ogni tanto Jo si girava verso di lei, vedendola tutta concentrata: gli occhiali che le scendevano sul naso, i capelli castani scuro raccolti con una pinza, le dita che premevano freneticamente sulla tastiera e i suoi occhi che passavano velocemente tra lo schermo e le righe dei testi sul libro.
La stessa cosa, la faceva lei: non interrompendolo troppe volte, si alzava per cercare di capire come stava procedendo, spesso utilizzandola come scusa per rubargli un bacio.
Decisero di tornare a casa quando Joseph, girandosi per l'ennesima volta verso di lei, la vide rannicchiata sul divanetto, con il libro e il computer aperti davanti a lei ed una matita in mano.
Alla vista di quella scena sorrise, per poi salvare e chiudere tutto.
"More, svegliate n'attimo, te porto a casa e annamo a dormi' "
"Oddio, so' sveglia! So' sveglia!"

Ti incontro per strada e divento triste,
perché poi penso che te ne andrai.

👀👀👀 attenzione per il prossimo capitoloooooooooooo

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