rumore

971 42 1
                                    

terza persona

Era lì, davanti a lui.
Lei non lo vedeva, era girata di spalle, le mani sugli occhi ed i brividi sulle gambe scoperte, causati dal vento gelido di novembre.
Joseph si avvicinò piano al suo corpo, non sapendo bene cosa fare: erano due anni che non sapeva più niente di lei, né cosa faceva, né chi frequentava.
E gli sembrava quasi assurdo quell'incontro: aveva scritto quella canzone proprio per dirle addio per sempre, ma poi gli si presentò lì, in quel modo.
Si mise affianco a lei, tirando fuori dalla tasca il tabacco, il filtro e le cartine, iniziando a girarsi una sigaretta.
Emma lo guardò con la coda dell'occhio, con ancora le lacrime che le solcavano il viso.
"Em"
Lei si girò piano verso di lui, non sapendo cosa dire.
I loro sguardi si incrociarono ancora una volta, questa volta però erano solo loro due e nessun altro, nessuna musica di sottofondo.

Solo loro due.

"Jo"
Il suo soprannome pronunciato da quelle labbra che era d'abitudine assaporare ogni giorno, lo fece sentire più leggero e più calmo.
Si accese il drummino, per poi aspirare piano il fumo.
Lei osservò ogni centimetro del suo profilo: era diventato più maturo, la barba era ricresciuta un po' e stranamente lo vedeva anche più alto.
"T'è piaciuta?"
Si stava riferendo alla sua ultima canzone, dimmi che non è un addio.
No, non mi è piaciuta, io non ti voglio dire addio, non sono riuscita a lasciarti andare in questi due anni figurati se mo te lo riesco a dire.
"Si"
Lui sorrise, ma vennero presto interrotti da una chioma rossa.
"Joseph! Ti stavo cercando ovunque! Che fai qua fuori? Ti volevano salutar- Chi è questa?"
Emma capì subito che si doveva trattare della sua ragazza, ci rimase un po' male, ma era ovvio che lui fosse andato avanti e si fosse fidanzato.
Vedi, dovresti fare pure tu come lui.
"Oh, nessuno, gli ho chiesto solo un accendino. Sei stato bravo stasera, complimenti! Ciao ragazzi, buona serata!"
Mise il suo sorriso più finto sulle labbra e rientrò nel locale alla ricerca delle sue amiche.
Joseph rimase impassibile a tutto ciò, non se l'aspettava di certo.
Giulia lo guardò con aria confusa, poi lo prese per la manica e anche loro rientrarono.
"Eccoti! Tutto bene?"
Chiese Eva, una volta recuperata la sua amica.
"Sisi Ev, stavo prendendo un po' d'aria"
Non convinta, Eva le sorrise comunque, dicendole che si era persa tutta l'esibizione della band di Giovanni.
"Mi dispiace un casino, sul serio"
"Non ti preoccupare Em"
Altri cantanti e band si esibirono sul palco del Monk, facendo passare una bella serata alle tre amiche.
Verso fine serata, Emma si ritrovò con un mal di stomaco terribile e la testa che girava un po' troppo, aveva bevuto poco più di tre drink ed era ubriaca.
Si girò verso Eva ed Alessandra, ma quando vide che non erano più dietro di lei, iniziò ad impanicarsi.
"Ma dove cazzo sono quelle due?"
Si teneva le tempie con le mani, cercando anche di non cascare a terra.
Camminò per tutto il locale, fino a quando una spallata le fece perdere l'equilibrio.
"Ahia"
Si massaggiò la spalla.
"Oddio Emma, tutto bene?"
Assottigliò gli occhi per mettere a fuoco la figura che le stava porgendo la mano.
"Joseph"
Lui le sorrise, prendendo la sua mano e tirandola di nuovo in piedi.
Barcollò ancora, quasi cadendo un'altra volta, ma prontamente Joseph l'afferrò per i fianchi, facendola stare stabile sui piedi.
A quel tocco, un brivido le avvolse la schiena.
Si scostò, esordendo con:
"Posso stare in piedi da sola"
Lui ghignò, scuotendo la testa.
"Se vede infatti"
Si aggrappò alla sua spalla per non cadere un'altra volta, mandandogli un'occhiataccia.
"Vuoi un passaggio?"
"Ma non c'è la tua ragazza qua?"
"No, è andata co' le amiche sue"
Ah, quindi è davvero fidanzato.
"Io non so dove sono le mie"
"Mandagli un messaggio dove dici che vai a casa"
Lo guardò, il sorriso timido che aveva le fece scaldare il cuore, come era solito fare quando stavano insieme.
"Daje su te porto a casa almeno vai a dormi' sennò domattina scleri"
Lei rise appena, tenendolo a braccetto e seguendolo verso la sua auto.
La solita cinquecento bianca.
La fece sedere piano piano sul sedile passeggero, mettendole la cintura di sicurezza.
"Mi mancava questa macchina"
Sorrise imbarazzata, l'alcol la stava facendo pensare ad alta voce.
Lui sorrise.
"Ti ricordi quando lo facevamo nella tua macchina perché in casa non potevamo mai e c'era sempre qualcuno a darci fastidio?"
Appena pronunciata quella frase, si mise le mani davanti alla bocca.
Ma che cazzo stai dicendo Emma.
Lui rise, tenendo le mani salde sul volante.
"Si, me lo ricordo molto bene"
"Scusami, io non volevo"
Si fermarono ad un semaforo rosso, e Jo si girò per guardarla.
"Lo so, tranquilla veramente"
In quell'esatto momento i loro occhi si incatenarono e si fecero scappare un sorriso entrambi: i ricordi si facevano sempre più vividi nelle loro menti, riportandoli a qualche anno prima, dove erano insieme, felici.
Dopo dieci minuti circa, arrivarono sotto casa di Emma.
"Ce la fai?"
"Si si"
Non riuscì nemmeno a salire il primo gradino che si dovette appoggiare alla ringhiera.
"Ti aiuto io, aspetta"
Joseph parcheggiò meglio l'auto, per poi raggiungerla e farla salire fino al suo portone.
"Jo mi gira troppo la testa, non mi è mai capitata una cosa simile"
Rise leggermente, vedendo il viso serio del ragazzo davanti a lei.
"Quanto hai bevuto?"
"Boh"
Scoppiò a ridere di nuovo.
"Menomale che non hai fumato almeno, sennò sarebbe peggio"
Lei abbassò gli occhi.
"Non hai fumato vero?"
Sembrava un papà che becca le sigarette nel cassetto della camera di sua figlia.
"Qualche tiro"
"Di cosa?"
"Boh, sembrava una canna"
"Ma che cazzo vuol dire sembrava? Ma ci sei? Non fuma' roba che non sai cosa ce mettono dentro! Eppure c'hai 21 anni, dovresti saperlo questo"
Joseph incrociò le braccia, entrando in casa sua.
Lei gli puntò un dito sul petto, avvicinandosi piano.
"Tu non te devi permettere di parlarmi in questo modo, non ci sei stato in questi anni e non sai un cazzo di me e di come mi comporto. Sono cazzi miei se ho fumato o no, a te non te ne deve frega' niente"
Lui rimase in silenzio a guardarla, comprendendo la sua sfuriata.
"Scusa"
Quel non ci sei stato in questi anni, non sei un cazzo di me l'aveva colpito al cuore, perché era la triste e dura verità.
Emma si tolse il cappotto, andando in bagno: il trucco era colato tutte sulle sue guance ed i capelli erano arruffati.
Joseph fu investito da una scarica di malinconia, camminando per quella casa: tutto era come doveva essere, come quando c'era anche lui.
Quando si trovò dallo stipite della porta della camera da letto, la vide seduta in pigiama e struccata.
Sentì un formicolio strano allo stomaco, proprio come l'ultima volta che avevano dormito insieme abbracciati.
"Allora io vado"
Disse, staccandosi piano.
"No! Uhm, no, resta"
Emma divenne rossa fino alla punta dei piedi. Ora che lo aveva li, davanti a sé, non poteva farselo scappare.
"No, scusa, avrai la tua fidanzata ad aspettare"
Un po' si intristì, ma non lo fece vedere.
"Posso aspettare che ti addormenti, se vuoi"
E così, si sdraiò accanto a lei, ma non si toccarono. Li avvolgeva solo il buio ed il silenzio.
Ma tra di loro si sentiva un rumore assordante.

Amore, in silenzio noi facciamo più rumore di una strada di centro città

Non sto piangendo, tu stai piangendo. Baci 💛💛

playlist - holdenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora