214. Regolare la magia ed esternare altro

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Sofia si gratta la nuca con il retro di una matita. Quando è in vena, scherza che prima o poi con le proprie manie si gratterà via il proprio cervello, dato che non riesce a smettere di sfregare con la gommina il proprio cranio.

Che sia quello il giorno in cui si creeranno effetti irreversibili?
Potrebbe anche essere; non riesce a raccapezzarsi!
Sfoglia pagine il più in fretta possibile, il che è appena sopra il passo di lumaca. Perché? Beh, è un libro ante anno mille, più unico che raro, dato che parla di magia e di come essa funzioni quando tra la fonte e la magia ci si è affidati ad un tramite che sia diventato insostituibile.
E ha le pagine spesse come carta velina.

Bruno sospira mentre allontana il flauto dalle labbra, osservando con disappunto il quadernetto qualsiasi che ha lasciato cadere con un tonfo sulla scrivania.

Anche se non lo riappoggia delicatamente con la stessa lievitazione con cui l'ha sollevato, il problema non si pone!
E comunque non può sprecare le sue energie magiche per fare il delicato con oggetti qualsiasi, no?

(Non sa perché, ma immagina e ringrazia che quel quadernetto sia normale e non, tipo, senziente. Potrebbe un quadernetto fargli il culo? Perché ci sta pensando?! È impazzito?! Non ha usato così tanta magia da delirare, su!)

<Non pensavo che sarebbe stato impossibile. Non voglio farti ammattire.> si scusa poi Bruno, voltandosi verso l'emiliana.
Questa ormai ha preso a giocare con la matita con due dita, muovendola su e giù grazie ai polpastrelli del pollice e del medio.

Sta scandagliando una pagina e sembra non averlo sentito. Non che lo stupisca, anzi. Torna a guardare il quadernetto, contando mentalmente i secondi necessari da fare passare per ripetere la domanda senza sembrare un cagacazzo.

Ha quasi finito di contare, che Sofia colpisce il lenzuolo con una manata mentre esclama: <Ah-ah!>, alzando il volto trionfante.

Bruno quasi sobbalza, ma l'occhialuta non gli lascia tempo di riprendersi perché attacca: <Forse qua c'è qualcosa! Ultimo tentativo e poi ci riproviamo un altro giorno e mi procuro altri materiali, ok?>

Il trentino annuisce frettoloso e sente la sussurrata sghignazzata di Hans nei recessi della propria mente.
Gli mette davanti un ricordo, di tanti decenni prima, in cui Sofia stava fulminando con lo sguardo Carlo e che, nonostante non fosse coinvolto, lo aveva spaventato, essendo stato in linea d'aria. Hans si ammutolisce dopo aver soffocato uno strillo.

<Allora...> riprende Sofia, che poggia il dito su una riga (e per Bruno potrebbero anche essere tre insieme. Ha visto una pagina di quel tomo da vicino. Bisogna usare una lente d'ingrandimento per leggerlo, praticamente!) <Dimmi, qual è il motivetto più semplice possibile? Quello che potrebbe fare anche un principiante alla sua prima o seconda lezione di studio? Ti ricorderai quelle che hai fatto tu, no?>

Bruno scuote la testa: <Roderich non ha mai creduto negli approcci graduali. È stato "tutto o niente" appena dopo aver capito, circa, dove dovessi mettere le mani. Mi sono arrangiato io per imparare in modo graduale e comunque non ho avuto il tempo per partire da principiante assoluto. Ho fatto dei mesi intensissimi per eseguire la maggior parte dei brani che mi ha affibbiato in maniera passabile.>

<Oh...> e l'occhialuta si morde l'interno guancia. Perché dimentica sempre il tatto e l'accortezza in un cassetto quando chiede cose personali?
Ma Bruno sembra sorvolare la cosa, per il bene di lui, di lei o di entrambi chissà, e ragiona: <È anche vero che comunque sono partito dal nulla. Forse qualcosa di semplice che comunque ricorda un motivetto senza fare una scala posso anche improvvisarlo. Ammetto, ho i ricordi un po' confusi sui primi esercizi che mi ero scelto, ecco.>

<Bene, allora prova. Così, senza magia. Solo musica. Non è problema, no?>
<Mai.>

E Bruno, fissando la porta (gli fa sempre ansia avere un pubblico quando è giudicante. Non che Sofia voglia criticare. È che deve analizzare e, in generale, ha uno sguardo che ti fa sentire un po' sotto soggezione. O almeno, fa sentire così lui.), comincia a suonare.

Suonare è un parolone.
È un motivetto stupido, in cui alza solo le dita di una mano e ogni volta che ha ripetuto tutte le note tre volte alza altre dita, creando altri suoni, e poi torna all'inizio.
Più che motivetto, è più un'accozzaglia di note che non stonano troppo insieme.

Torna ad osservare l'emiliana.
Il suo volto non è cambiato molto, perché le labbra si sono impercettibilmente arricciate all'insù, ma gli occhi sono totalmente diversi.
Bruno non aveva mai capito come gli occhi potessero parlare, prima di conoscere i Vargas e soprattutto alcuni, tra cui Sofia: riesce a portare avanti un intero discorso senza aprire bocca.

<Su, prova a fare risollevare il quaderno usando questo motivetto!> lo sollecita l'occhialuta, indicando anche il banale oggetto.

Il trentino fissa il quadernetto e riporta il flauto alle labbra. Inizia a suonare lo stesso motivetto, ma questa volta ricerca quella potenza che vibra attorno a lui come le note del suo banale brano ed essa gli risponde.

Un soffio accarezza l'animo di Bruno e il quaderno si solleva sempre più in alto, fino a quasi sfiorare il soffitto.
Il biondino allora cambia il motivetto e fa le tre note principali nell'ordine inverso e adagio il quaderno scende, appoggiato sul tavolo con la cura riservata al cristallo.

E ancora una volta solo un delicato alito lo ha sfiorato. Suona ancora quello stupido motivetto per qualche secondo e poi s'interrompe bruscamente. Rimane con le labbra sul flauto per lunghi secondi. Secondo lui ha usato meno magia del solito, ma se non fosse stato così? Se si fosse ingannato da solo?

Gira la testa e ogni dubbio scompare di fronte a Sofia, non più sul letto, che chiude il pesante tomo e lo osserva soddisfatto.

Nelle iridi ancora qualche pagliuzza violacea sta svanendo mentre asserisce: <Buon lavoro, finalmente abbiamo trovato il trucco! Hai usato molta meno magia, oserei dire addirittura un terzo in meno se non di più.>

Bruno sorride timidamente, giusto un pochino. Ripone il flauto nella sua custodia lì vicino e replica: <Meno male, non è stato tempo perso.>

<Anche se non ce l'avessimo fatta, non sarebbe stato tempo perso.> ribatte Sofia, che appoggia il tomo sulla scrivania (pronta a riportarlo a Bologna smaterializzando se stessa con il libro e non solo quest'ultimo, è troppo antico per rischiare si rovini) <Sarebbe stato comunque un tempo utile perché avremmo fatto tante prove ed escluso tante le ipotesi tutte sbagliate che solo creano confusione e incertezze. Il tempo non è mai sprecato, se fai qualcosa, anche la cosa più stupida.>

Bruno rimane con la bocca aperta e si forza a chiuderla con uno scatto abbastanza secco. Stringe la custodia contenente lo strumento con forza tra le mani, con cui non sa bene che farci, come con la lingua.
Vorrebbe solo farle capire quanto è grato, ma il suo corpo si blocca, terrorizzato di fare il passo falso e insieme non capendo cosa concretamente può fare qualcuno per esternare la gratitudine.

<Grazie.> alla fine pigola <Mi serviva ricordarlo.> e quasi scappa via dalla stanza dell'emiliana, imbarazzato e sentendosi un ingrato.

Sofia sorride intenerita di fronte alla manciata di fiorellini nascosti malamente dietro al quadernetto, che prima non erano lì.
Li prende in mano e poi li lancia, facendoli galleggiare per la stanza. Su quell'aspetto, sono molto simili.



N/A: molto semplice ma spero vi sia piaciuto; alla prossima!

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