242. Solitudine

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<Non ti senti sola, qua, su quest'isola così lontana dalla terra ferma?> le domanda Romulus, sorridendo smagliante.
<Sono nata come isola, non è una novità.>

<Ma ciò non vuol dire che non puoi sentirti sola, giusto?>
<Sono abituata alla solitudine.>
<Questo non vuol dire che ti piace?>

<Il piacere è qualcosa di così... particolare. E soggettivo. Per me è un piacere stare seduta tra gli scogli ad ammirare le onde infrangersi, anche per ore. Per te sarebbe solo una tortura, giusto?>

<Non senti neanche la solitudine del non avere un uomo con te, non ti manca l'essere tra le braccia possenti di qualcuno?> e Romulus le sfiorò la spalla.
L'isolana si irrigidisce e ribatte: <Un uomo a letto non batterebbe la solitudine. Una solitudine che non provo.>

Se volesse usare la forza, non avrebbe vie di scampo. È il suo capo, il suo padrone, potrebbe piegarla come più vuole.
Ma comunque metterebbe su una lotta, non si sottometterebbe senza almeno aver provato a mantenere la sua libertà.

Ma Romulus ride e le dà una delicata pacca sulla spalla, come se fosse un vecchio compagno di avventure ormai fragile.

<Chiaro il concetto, io ci ho provato! Valeva la pena, sei una bella donna! Ma so accettare un no, anche se non ti sembra.>
La donna incrocia le braccia e lo guarda storto, sostenendo la tesi altrui.

Romulus le riserva un altro sorriso smagliante e dice: <Allora ti lascio alla tua solitudine. Ma sappi che ogni tanto dovrai venire a Roma. Quando? Ti avvertirò io per tempo.>

E se ne va verso i suoi uomini, con cui riprende a conversare in latino.
La sarda, piacevolmente stupita dalla chiacchierata, si volta e va per la sua strada.

Sa, rispetto agli altri suoi simili, di essere un po' eccentrica. Non avere tanti contatti, se non con i propri umani, può renderti così.
Ma non capisce perché qualcuno dovrebbe essere impietosito dalla sua solitudine.

Essere soli, di per sé, non è un problema.
È quando uno c'è, si insinua fin dentro le ossa, per poi andarsene violentemente, lasciandoti sanguinare senza modo di ricucire le ferite, il problema.

Spinge in un angolo recondito, eternamente sanguinolento, la memoria di Baldassare.

•~-~•

Incontrare Iris è stata una coincidenza.
Conoscerla non è stato nei piani.
Innamorarsi è stato inevitabile tanto quanto non voluto.

E mentre scopre un mondo nuovo con quella donna, un mondo fatto di due corpi uguali e che si incastrano lo stesso perfettamente, scopre anche altro.

Scopre come mai per gli altri la solitudine sia un problema.
Lo vede in Iris.
Quando stanno lontane, quando Iris è nelle sue terre, da sola, la sua ex colonia ormai non più con lei non regolarmente, ma saltuariamente, con molti anni tra un incontro e l'altro, e si rincontrano dopo tempo.

I primi tempi è sempre distante, scostante, sembra di vedere due esseri, e nessuno dei due è la Iris che conosce, che lottano per chi ha la meglio.
Poi le acque si calmano e torna la solita Iris.

Ma poi se ne va e la situazione è di nuovo come al principio.
La solitudine le fa quello.
La lascia sola con la sua testa che va troppo veloce, che non riesce a svuotare come fa lei, e giorno dopo giorno, pensiero dopo pensiero, la corrode.

E quindi, anche se ritorna non più sola, la sua mente impiega tempo a considerare le entità esterne, a cui può ancorarsi.
Purtroppo risalire la spirale dei propri pensieri è sempre più complessa che caderci dentro.

Le ha chiesto perché non possono stare sempre insieme, un po' da una e un po' dall'altra, così non peggiorerà.
E Iris le dice che nonostante i pericoli, la solitudine le serve.
Perché, sì, l'isolana le permette di ancorarsi e staccarsi da quei pensieri mordaci, ma ha bisogno della sua testa.
Ogni tanto si vuole solo stare da soli.

E su quello la può capire, ma allo stesso tempo trova assurdo che metta prima una mera preferenza rispetto alla sua sopravvivenza.

•~-~•

Dopo secoli, capisce Iris.
Teme la solitudine eppure la anela.
Perché con Gerard può lasciare da parte i dolori che la attanagliano perché tutti vogliono un pezzo di lei e sconquassano le sue terre per cupidigia.

Però stare con Gerard è come stare in burrasca, qualcosa mai provato prima, che ti svuota la mente e ti fa sentire ridicolmente vivo e effimero, ma mortale.
Perché il troppo tempo è semplicemente troppo e si sente soffocata.

E mentre saluta Gerard, inconscia che sarà l'ultimo addio da amanti, sa bene che la scelta tra lo stare con qualcuno e da soli non è tra un capriccio e la sopravvivenza, ma tra un aiuto che può essere danneggiato e una condanna che sarà presente, indipendentemente da quello che si farà.

E piuttosto di sacrificare quella possibile manna perché se la solitudine fa impazzire, la troppa presenza schiaccia e fa scoppiare, si preferisce ricadere nel baratro di voci e sussurri e confusione e dolore che è la solitudine.

Però, per la sarda, non smette di avere quella bellezza che aveva quando era giovane, quando non è così persa nella sua sofferenza da poter ancora ammirare le onde che s'infrangono contro gli scogli.

•~-~•

I Savoia sono orribili.
Sono anche peggio dell'uragano che era Gerard, perché sono crudeli nel loro essere soffocanti consciamente perché ti vogliono fare male.

Ma Roberto e Marie e, dopo, Rosa, permettono a questa oppressione di alleggerirsi.
Non è comunque una fiaba, perché sono tutti e tre strani, diversi, e si incastrano in un modo assurdo eppure lo fanno, e tutti e tre hanno problemi e demoni nascosti nella loro ombra.

Eppure la loro presenza non le pesa.

La solitudine è bella, la adora, quelle poche volte che è sulle sue terre, lontano da tutto ciò che la schiaccia, a guardare la natura con la sua forza e resilienza, si sente calma.
Completa.
Come da giovane.

Eppure quando torna a Torino e ritorna a passare le giornale con quella piccola banda assurda quale tutti quanti, compresa lei, sono, è comunque completa.
In modo diverso.
Non come quando era giovane.

Non compatisce chi ama la solitudine.
Come può, quando la ama?
Ma capisce perché qualcuno può amare la compagnia di altri.


N/A: non ho granché da dire se non che negli ultimi giorni mi sono concentrata a scrivere quella Fanfiction a tema Harry Potter a cui avevo accennato tempo fa.
Non è assolutamente finita né pronta per essere pubblicata, perché vorrei finirla o quasi prima di iniziare, ma ehi, non vi frega ma a me andava di dirlo!

E niente, ciao ciao!

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