239. Pure peggio dei saggi ciarlatani!

39 4 12
                                    

<Come fai?>
Anna si gira e inclina la testa, confusa, e chiede: <Come faccio cosa?>

Rosa alza per un attimo di sferruzzare per fissarla negli occhi e ripete la domanda: <Come fai... a essere te?>
Anna non capisce la domanda, giustamente, e commenta ironica: <Beh, vivo, quindi continuo a essere me stessa.>

Rosa aggrotta le sopracciglia, ma non è ancora una miccia pronta a esplodere. Sospira un po' esasperata e articola: <Come fai a vivere, a essere così femminile senza per forza metterci impegno, e farti comunque rispettare senza dover essere più mascolina?>

Anna rimane in silenzio per lunghi secondi, mettendo in stand-by il kindle con cui sta leggendo (nello specifico fanfiction saffiche esplicite su siti internet, ma quello è un dettaglio!) e la osserva.
Rosa ritorna con lo sguardo sul suo creato, sferruzzando e aspettando di avere una risposta.

Intanto si lancia qualche maledizione perché è una cretina per aver chiesto perché non la conosce così tanto e comunque è una domanda personale e non avrà voglia di parlare dei cazzi suoi con una così poco ispirante fiducia come lei-!

(Ci ha lavorato tanto per essere così e le piace essere minacciosa, ma ogni tanto è controproducente!)

<È una domanda complessa. Comprende tante cose.>
"E dice più su di te che su di me" pensa la romagnola, ma risparmia alla ligure tale commento, perché probabilmente questa domanda è sicuro frutto di giorni e giorni di riflessioni e non la vuole allontanare.

<Beh, inizia da qualche parte.> la esorta Rosa, anche se il suo tono non ha il suo solito mordente.
Anna abbozza un sorriso, intenerita, e pensa da dove iniziare.
Alla fine si decide: <Non metterci impegno e non fare vedere che ci metti impegno sono due cose diverse.>

Giochicchia con il bordo inferiore del suo top, decorato con filamenti di tessuto, e nota: <E comunque non sono la più femminile, eh. Credo che Carmela abbia il primato e ogni tanto se lo contende con Marie. Però capisco cosa vuoi dire, perché anche Carmela, una volta, mi ha chiesto come potessi essere così femminile anche con abiti non totalmente "da ragazza".>

<E?>
<E semplicemente credo che sia un insieme di cose. Principalmente a livello fisico, ma anche di atteggiamento. Sia te che Carmela avete... beh, un carattere peperino e soprattutto te hai un portamento poco elegante. Sotto quell'aspetto, è più "femminile" Marie, in quanto si è presa la briga di imparare l'etichetta di corte e a vivere sempre aggraziata. Come la sottoscritta.>

<Quindi vuoi dire che se fossi più aggraziata risulterei perennemente più femminile?>
<Sì e no. Aiuta, perché la femminilità è associata alla delicatezza, alla grazia... Ma è anche a livello fisico. C'è un motivo se molti ti scambiano per uomo, Rosa, e tu aiuti tale immagine varie volte, no?>

<Beh, sì, alcune volte mi piace. Non trovo il problema dell'offendersi, ogni tanto, se mi scambiano per uomo. Altre volte m'incazzo perché non ci sto provando, anzi, e mi vedono come uomo e mi arrabbio.>

Anna annuisce anche se ci capisce ben poco. Però ha il sentore che Maxime la capirebbe meglio, con il suo continuo oscillare tra voler essere vista come donna e l'essere vistə come oltre ai due generi binari.

Riprende la parola con: <In generale la femminilità un po' è quello che è luogo comune, un po' negli occhi di chi ti guarda, un po' come sei tu.>
Rosa la fissa un po' storto.
Riconosce di non averle dato una risposta chiara e univoca, ma è difficile avere la verità in tasca.

<E comunque non è qualcosa di semplice o senza impegno. Anzi. Come ho accennato, la grazia un po' la si ha di natura, ma molta la si impara tramite l'etichetta che, almeno nel mio caso, ogni tanto la modifico per adattarsi meglio al contesto.>

<Però non è uno sforzo tutti i giorni, no?>
Anna ci riflette qualche secondo, per poi scrollare le spalle.
<Per me non proprio, perché ormai è quello che sono. Però secoli fa ho dovuto sforzarmi per imparare e non sbagliare, fino a che non è diventato naturale. Ogni tanto mi chiedo come sarei se non mi fossi sforzata ora. Forse sarei un po' più grezza, ma sempre me. O forse non è possibile saperlo, perché comunque cambiamo nel bene e nel male, volontariamente o no.>

<Era una domanda sì o no.> ribatte la ligure,  la fronte corrugata.
<Te l'ho detto che era una domanda complicata.> ridacchia Anna.
L'ex repubblica marinara ruota gli occhi ma non fa altri commenti.

<E come fai a farti rispettare, anche essendo femminile?>
E quella è la domanda più difficile, in tutta onestà.
La romagnola arriccia le labbra e, in modo non da etichetta, rilancia con un'altra domanda: <Chi ti dice che ci riesca?>

<Se ti incazzi, beh... non ti incazzi come faccio io. O Francesca. Ti fai ascoltare senza diventare così.>
<Ti fa male, cioè, ti senti costretta a fare come fai?>

Rosa incrocia le braccia e sbuffa: <Non si risponde ad una domanda con un'altra.>
<Decisamente non è da buona educazione.> e la romagnola fa un sorrisetto <Ma so che non sono le domande che mi fai il punto. Non direttamente. Quindi, dimmi: ti pesa fare come fai? Ti senti costretta ad agire così?>

Rosa aggrotta le sopracciglia e si morde un angolo del labbro.
<No. No, non proprio. È che ci sono momenti in cui vorrei sentirmi un po' più "femminile", senza smancerie ma con fronzoli e cose carine, ma non riesco a farmi valere in quei casi, soprattutto con gli umani. Peggio del solito.>

<È la condanna di voler semplicemente essere sé stesse, esprimersi in quanto donne, in maniera forse un po' stereotipata, ma come si preferisce, e scontrarsi con un mondo che ti vuole perennemente uomo.>
<Non mi stai dando delle soluzioni.>

<Sono diventata un vecchio saggio di qualche tempio sperduto che ti dà l'illuminazione e non lo sapevo?>
<No, ma hai il modo di fare criptico dei "saggi" che sono ciarlatani.>

Rosa abbozza un sorrisetto mentre Anna ridacchia, per poi commentare con: <Mi spiace non poterti essere di grandissima utilità, io posso solo dirti questo: tu fai come vuoi e come più vuoi, perché tanto a qualcuno starà sempre sul cazzo come fai. Allora tanto vale fare quello che più ci piace e chissene. Un qualche modo per spuntarla si prova. E se bisogna scendere a compromessi, ahimè, lo si farà.>

<Anche peggio dei saggi ciarlatani, almeno loro ti dicono qualcosa che non hai mai sentito in vita tua e che ti fa essere un minimo speranzoso.>
E la ligure si alza.

Ma dà una leggera pacca sul ginocchio della romagnola e quest'ultima non si fa sfuggire il «Grazie» che muove le labbra di Rosa e le fa vibrare a basso tono le corde vocali.

N/A: mi piace scrivere capitoli in cui ci sono regioncine che parlano tête-à-tête e che non faccio interagire molto spesso!
Spero vi sia piaciuto anche solo un pochino e alla prossima!

Casa Vargas 2 - Le regioni d'ItaliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora