228. Carmela (non) è ossessionata

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N/A: I am a pirla, di nuovo, chiedo perdono.
Spero vi possa piacere questo capitolo stupidotto.
Buona lettura!

Carmela sbuffa per l'ennesima volta in quei pochi minuti e si siede sul freddo pavimento, incrociando le braccia. Fissa avanti a sé, testa inclinata verso il basso, e se gli sguardi potessero ferire, la zona vittima sarebbe già ridotta a cenere.

<Cosa c'è?> chiede Domenico, facendo un mezzo salto nel vuoto: una Carmela incazzata è una piccola belva. Però gli dispiace vedere qualche sua sorella in difficoltà, gli viene naturale chiedere.

Carmela alza di scatto la testa, ma il suo volto non è incendiato dalla rabbia. È solo accigliato.
(Internamente, l'abruzzese gioisce. Aveva poca voglia di una sfuriata, in quel momento. In qualsiasi momento. Soprattutto in quel momento.)

Tenendo le braccia incrociate, la lucana nota: <Mi è caduto sotto il divano il cerchietto e non lo riesco a prendere! Ed è pesante da spostare, senza usare delle esplosioni non ce la posso fare!>

<Perché usare le bombe è un buon modo per spostare le cose?> scherza a mezza voce l'altra regione, che però riceve un'occhiataccia moderatamente arrabbiata dalla donna.

<È un buon metodo quando le cose sono sacrificabili. Quindi non questo divano.> ribatte Carmela.
<Beh, se vuoi ti posso aiutare. Sollevo un lato del divano, così ci puoi guardare meglio sotto?>

<Puoi?> indaga la lucana, gli occhi intensamente fissi sul fratello, scendendo brevemente sulle sue braccia, per poi risalire sul suo volto.

Grattandosi il retro del collo, Domenico borbotta: <Beh, sì, solo un lato dovrebbe essere fattibile.>

Allora Carmela salta in piedi, tutta sorridente, e indica il lato del divano che le è più vicino: <Solleva da lì, è caduto da questa parte il cerchietto.>

Domenico annuisce, si china e prende il bordo del divano. Si prepara, conta mentalmente a tre, e solleva senza troppi problemi il mobilio.

Carmela gli sorride ancora più vistosamente, ma dopo un secondo o due s'abbassa finalmente per scrutare al meglio l'area sotto il divano.
Allora il ghigno si trasforma in qualcosa di più morbido mentre, trionfante, si mette e recupera il cerchietto, esclamando per buona misura un: <Eccolo!>

Si sposta dalla zona del divano dopo qualche altro secondo che passa ad osservarlo da accovacciata.
Si rialza e allontana leggermente, cosicché Domenico riabbassa il divano in tutta sicurezza, toccando abbastanza delicatamente il pavimento.

Carmela, ghigno ancora in volto, lo osserva fissamente per lunghi secondi.
Dire che Domenico si sentiva scannerizzato fino al più piccolo poro era dir poco. Intanto la meridionale si risveglia dalla sua strana osservazione minuziosa (che sembrava quasi in trance), li dà qualche pacca sul braccio, più che sulla spalla, e s'allontana con il cerchietto in mano.

Il povero abruzzese non è granché sicuro di cosa sia successo, ma non lo fa impazzire.

•~-~•

Ok, Domenico sta diventando pazzo.
O Carmela è diventata pazza.
O tutto il mondo è pazzo.

Perché nell'ultima settimana la lucana lo segue spesso con lo sguardo, con quegli occhietti vispi che lo trafiggono da parte a parte e insieme scivolano su ogni centimetro quadrato del suo essere.

Ha l'orribile sensazione di essere trafitto da migliaia di spilli soprattutto quando fa qualcosa e non è semplicemente da qualche parte, a parlare o mangiare.

Tipo quando si allena in giardino, dato il bel tempo che motiva ogni tanto a godersi il sole, invece di stare rinchiuso nella sua stanza.
Non può stare impazzendo, è sicura di aver visto Carmela fissarlo una volta, per tipo una quindicina di minuti buoni, mentre faceva degli affondi con dei pesetti tra i pugni o quando eseguiva i piegamenti sulle braccia. Aveva rischiato di perdere il conto minimo tre volte perché, ogni volta che alzava la testa, lei era lì.

E non alzare la testa è fuori discussione, perché sentiva quello sguardo addosso sulla pelle come mille spilli.

Era stata sicuramente peggio di quando, giusto il giorno prima, aveva spostato la poltrona sollevandola totalmente prima di riappoggiarla con cura. Un secondo non c'era e quello dopo la lucana era spuntata come un fungo da chissà dove, iridi vispe e focalizzate. Il volto era in totale contrasto (quasi in modo inquietante) con il frivolo cerchietto ornato con un fiore di stoffa tra i capelli.

Ma la goccia che fa traboccare il vaso, per quanto è stupida la motivazione, è quando la nota scrutarlo, come un rapace, mentre sta facendo qualcosa di normalissimo come portare e appoggiare delle casse d'acqua in cucina, affinché fossero facilmente accessibili per il pranzo.

Basta, non ne può più!
Deve parlarle!

•~-~•

Non è difficile, è vero. Basta fermarla in uno dei momenti in cui spunta come dal vuoto (ha sempre fatto così e non se ne è mai accorto o accompagna le altre stranezze?) e chiederle di parlare in privato.

Carmela ha la faccia tosta di rispondergli con un'espressione confusa e un titubante: <Ok, quando vuoi.>

<Allora, beh, ora.> e si volta e va verso il giardino. La lucana lo segue, sempre accigliata, ma non fa domande.

Finalmente fuori, lontani da orecchie indiscrete, Domenico a fatica, per l'imbarazzo, cerca di dare senso ai suoi pensieri: <Nell'ultima settimana ho notato che, ecco, mi stai osservando tanto e ho paura di sapere il perché e prima che la situazione degeneri volevo solo dire che, beh, per quanto uno possa essere lusingato->

<Aspetta, aspetta, aspetta!> lo interrompe Carmela, strabuzzando gli occhi <Tu pensi che sia interessata a te, vero?!>

<Sì?> pigola titubante l'abruzzese, perché cos'altro potrebbe voler dire quella sua recente ossessione (per quanto non sia interessato)?

Carmela scoppia a ridere.
Ma proprio di una risata forte, da piegarsi in  due per le risate, cosa che la ragazza fa.

Ora Domenico è ancora più confuso di prima e, un po' offeso, borbotta: <Bastava dire di no, eh.>

Alché la lucana rialza la testa e la schiena e si calma. Con ancora qualche risolino a scuoterla, commenta: <Andiamo, non t'ho ferito così tanto l'ego, fossi stata A->
<Shhhhhh!> s'affretta lui, agitandosi, avvicinandosi, sorprendendosi del fatto che non le sia saltata addosso per ammutolirla.
Non si può mai sapere, con Angela.

Carmela ruota gli occhi e nota: <Pure i muri lo sanno, a parte lei. Quindi vuol dire che è peggio di un muro.> e scrolla le spalle <Ma non è questo il punto, no?>

<No. Perché mi stavi fissando così tanto? Mi stavi fissando questa settimana, non negarlo!>
<Non lo nego.> e Carmela giochicchia con una ciocca di capelli <Semplicemente mi affascina la gente muscolosa, ma come ti affascina una statua, ecco. E quando hai sollevato il divano ho pensato "porca troia, probabilmente è pure più forte di Carlo che se ne fa vanto senza dirlo direttamente dei suoi muscoli". Cioè, sapevo fossi allenato, ma non avevo mai realizzato così tanto. E quindi -dovevo- capire se fossi più forte te o lui. Non l'avrai notato, ma questa settimana stavo osservando pure lui->

<Ok, ok, capito. Circa. Non ha molto senso per me, ma preferisco sia questo il motivo e non altro.> sospira sollevato Domenico <Ma puoi smettere?>

<Certo!> ghigna la giovane donna <Tanto ormai ho la risposta. Sei più forte tu. Sono sicura che dia fastidio all'ego di Carlo. Devo solo capire come stuzzicarlo in modo velato. Buona giornata!>
E la lucana si gira sui tacchi e torna velocemente in casa, allegra e serena.

Domenico, onestamente, non ci ha capito granché.
Spera solo che Carlo non inizi a guardarlo di traverso, a questo punto.

Casa Vargas 2 - Le regioni d'ItaliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora