212. Saltare dalle finestre non è una soluzione

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Aleksander sa benissimo che sta facendo cazzate su cazzate, ma qualcuno può davvero incolparlo?
O, per essere precisi, qualcuno è riuscito a finire di incolparlo o porgli una semplice domanda senza che lui scappasse via o saltasse fuori dalla finestra più vicina? (Ha perso il conto dei salti dopo che, alla quarta volta, ha sbattuto la testa contro il terreno. Non è stato piacevole.)

Ed è tutta colpa di Mario. Tutta colpa del maledetto laziale che non si era fatto i cavoli suoi quando avrebbe dovuto!
E non può neanche dire la verità a nessun altro, altrimenti la sua relazione con Giorgio sarebbe ancora meno segreta e dovrebbe preoccuparsi doppiamente di quanto stia già facendo ora (anche se, probabilmente, qualcuno lo sa già. Stiamo parlando comunque di Mario.)
E Giorgio, l'unica altra opzione, ovviamente non può essere la soluzione.

Se mai il veneto lo venisse a scoprire, Aleksander non avrebbe più il problema di Mario, perché sarebbe perennemente tre metri sotto terra.

(Ad un certo punto, specificamente dopo il quarto salto dalla finestra, botta già bella presa, la sua mente bacata aveva pensato di contattare Mila in qualche modo e sfogarsi con lei che sicuramente avrebbe ascoltato il tutto, con comprensione.
E lui sarebbe riuscito a parlare di tutto ciò con la sua ex. Assolutamente sì.
Ehi, la botta aveva fatto il suo danno, ok?! E comunque non ha fatto niente, quindi solo lui vivrà con questo pensiero imbarazzante!)

(Ancora dopo, all'ennesima botta, aveva pensato pure a Marie. Ma la valdostana è più brava a creare drammi, che a risolverli.)

Quindi è fregato. Fregato e fottuto al 100%.
Che sfiga che ha sempre!
E tanto uccidersi è inutile, rinasce. E forse quello sarebbe il punto di rottura e metà casa troverebbe il modo di braccarlo prima che fugga o si uccida di nuovo per capire che problemi ha.
E Aleksander non vuole ciò.

È così perso nelle sue elucubrazioni mentali, nascosto nella rimessa degli attrezzi, che non si accorge di tutto finché non è troppo tardi.

Qualcosa lo butta a terra, facendogli sbattere la testa (ancora?! E basta!), per poi bloccarlo facendo peso sulle spalle (AHIADIO-).
<Mi spiace essere ricorso a ciò, ma non mi lasci parlare!>

Il friulano apre gli occhi e in fretta mette a fuoco un lupo che sembra semi-trasparente alla vista ma è estremamente pesante perché gli sta spaccando le spalle (dio-) sopra di lui. Ancora più sopra trova lo sguardo apprensivo di Mario.

<Puoi togliermela da addosso?> domanda il settentrionale, a disagio con addosso quei non-sa-quanti chili di lupa magica che sembra sempre pronta a sbranare tutti fuorché il suo padrone.

<Non finché non sono certo che non tenterai di scappare. È stressante cercare di approcciarti quando fuggi e insieme non dire niente a nessuno senza risultare sospetto!>

<Non hai detto niente?> inquisisce Aleksander, non troppo fiducioso.
Mario sospira esasperato: <E certo! Voglio prima capire!>
<Ah, ecco. E poi minaccerai. Wohooo, che bello.> replica sarcastico l'altro.

<Minacciarti? Per chi mi hai preso?!>
Aleksander non risponde.
La bocca di Mario s'incurva all'ingiù mentre, mogio, domanda a mezza voce: <Davvero pensi che sia così crudele? Ok, volevo registrare quella volta là, ma ho visto quanto eri agitato e non ho detto niente. Te l'ho promesso.>

Aleksander guarda dovunque, per come può, senza fissarlo. Per lunghi secondi ancora rimane muto. Poi qualcosa scoppia dentro di lui e sbotta: <Mi hai spaventato! Volevi parlarmi di me e Giorgio in soggiorno, porca puttana!>

<Ok, ma perché continuavi a scappare? Ho provato anche a prenderti da parte.>
Silenzio.

Mario aspetta.
Altro silenzio. A quanto pare qualsiasi cosa esploso si è richiuso in fretta.
Il laziale si siede vicino alla regione stesa e la fissa, come a sfidarlo su chi dei due si stancherà prima.

<Ho avuto paura che avessi cambiato idea.>
È un pigolio. Ma lo dice. Senza guardarlo, ma lo ammette.

<No. Ti ho detto che non ho problemi. Che nessuno in casa, secondo me, avrebbe problemi.> asserisce Mario.
<E allora cosa c'è da chiedere?> indaga Aleksander.

<Perché non l'avete ancora detto? Quanto è passato da quando ho per sbaglio scoperto la cosa? Un anno? Minimo? E ancora non ci avete detto niente. Volevo solo capire perché.>

Aleksander guarda di nuovo di lato. Ormai il peso della lupa è un dolore sordo. È troppo concentrato sulle sue emozioni tutte confuse e aggrovigliate.
Anche se sa benissimo cosa dire. Forse. Principalmente è che non lo vuole dire. E anche perché forse risulterà infantile o sciocco o chissà cos'altro.

<Non ne ho parlato con Giorgio, infatti non sa che tu sai e in 'sti giorni ho dovuto inventarmi cazzate che si è bevuto ma sicuramente non del tutto. Non voglio tradire la sua fiducia ma non posso neanche dirgli la verità, mi ammazzerebbe.>

<Questo non spiega perché non avete detto niente.> replica Mario, che però accarezza il muso della sua lupa che, reclutante, si toglie dal friulano.
Questi si mette seduto, ma non prova a scappare. Tira su le gambe e, appallottolandosi un po', ribatte: <Io ho un po' di timore lo stesso, ma sarei capace di infischiarmene. Giorgio... no. Ha proprio paura del giudizio e dei commenti e delle frecciatine, soprattutto quelle sessuali. Non ne vuole sapere. Ha paura che cambierebbe qualcosa tra di noi perché voi cambiereste atteggiamento.>

Mario non risponde per una cosa come un minuto abbondante, ma Aleksander non si lamenta, perso nel casino della sua mente e sentendosi un idiota dopo quella confessione.

Intanto il laziale, invece, vorrebbe consolare l'altro. Ma non può mentirgli, soprattutto sulle ansie di Giorgio, perché sono fondate. Lui stesso ha quasi subito chiesto ad Aleksander come fosse a letto il veneto!
Questi ha tutto il diritto di non volere averci a che fare, dato anche il suo atteggiamento in generale verso il sesso.
E non può negare che potrebbe cambiare qualcosa, come qualsiasi informazione fa, anche se in questo caso il cambio sarebbe notevole, non solo il passaggio da "non sapere" a "sapere".

<Beh, Giorgio ha delle paure fondate. Ma smetterebbero di importunarvi. Ti ricordi quando Rita ha detto che si era fidanzata con quello spagnolo lì? Sembrava avesse ammazzato Gesù Cristo o non so chi altri! Un casino! Ma alla fine si sono calmati. Non erano cazzi loro e hanno imparato a trattenersi e Rita è ancora fidanzata. Succederà anche con voi.>

<Ma quello lì non vive qua.>
<Beh, in quel caso c'era anche un odio a priori. Con voi sarebbe uno shock iniziale e basta. Ti assicuro che nessuno si arrabbierebbe. Parlane con Giorgio. Ovviamente non puoi costringerlo, ma prova a farlo ragionare. Sarebbe anche lui più felice a non dover nascondersi, ne sono sicuro.>

<Da quando in qua lo conosci così tanto?> lo sfida Aleksander, ma c'è un abbozzo di sorriso sul suo volto.
<Non lo conosco tanto, ma conosco gli amori nascosti e gli amori nascosti e proibiti. Il vostro non è proibito.>

<Grazie.>
Mario gli porge la mano per alzarsi e fa retorico: <Cosa stiamo tutti qua a fare, se non per aiutarci?>





N/A: spero vi sia piaciuto!
E secondo voi, gli altri scopriranno di questa relazione tra Giorgio o Aleksander o Mario dovrà rifare chissà quante altre volte un discorsetto simile con Ale?

E niente, vi auguro una buona settimana!

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