233. Il mondo è bello perché è vario

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N/A: doveva essere una cosa molto più fluff ma va bene così, mi sono fatta prendere bene.
E credo di aver portato un tema carino, soprattutto nel nostro tempo in cui sta aumentando l'intolleranza.
Buona lettura!





Bruno fissa la sua tazza di latte fumante e miele, perso nel biancore della bevanda. O, almeno, il candido colore che può solo intuire. La notte, con le sue stelle che pallide penetrano tra i buchi delle tapparelle, accarezza di toni scuri la cucina, illuminandone le sagome.

Beve un sorso, quasi sorpreso dall'assenza di rumore nella casa. Tutti stanno dormendo.
A parte lui, perché ovviamente è stato così fortunato nella vita da avere in testa un'entità irridente molesta il cui compito sembra tormentarlo fino all'esaurimento nervoso.

Continuando a fissare il latte, si domanda cinico se non sia più pallido lui della bevanda. Comunque non ha avuto un sogno piacevole; sempre che possa definirsi "sogno" quella manifestazione onirica in cui tutti sembravano volerlo affossare e ripudiare e schernirlo crudelmente.

Per un attimo, ancora tremolante, spaventato, aveva avuto il terrore di essere tornato a oltre mezzo secolo prima, tra pochi decenni un secolo intero ormai.
Si dovette rassicurare che non era stato scaraventato in quel periodo in cui, dal 1943 fino alla fine della guerra e pure un po' oltre, girare per Roma era diventato terrorizzante. Dovunque si girava, sentiva gli occhi degli umani addosso che lo vedevano come un tedesco, come uno di quegli stronzi insieme ai fascisti che li avevano trascinati nella guerra.

Durante la resistenza, a cui per un breve periodo era riuscito a unirsi, s'era scurito i capelli fino alla fine.
Aveva ripreso a mantenere i suoi originali solo perché, un giorno, aveva deciso di parlargli in disparte e fargli un "discorsetto", come l'aveva introdotto lui.

Per Bruno è stato più che altro un elogio ai suoi capelli biondi che non doveva nascondere perché erano perfetti e perché il mondo troverà sempre qualcuno da odiare e che non doveva temere perché non era da solo e c'era il piemontese con lui.

Sorride leggermente contro il bordo della tazza, grato che almeno Hans, dopo averlo fatto svegliare, lo stia lasciando in pace.

Si spaventa quando dalla sua sinistra arriva un versetto strangolato, rischiando di fare cadere la tazza a terra.

Si gira di scatto e si rasserena appena registra Roberto che, con una mano al cuore, sta cercando di calmarsi con gli occhi chiusi.

Li riapre dopo qualche secondo e sorride tentativamente: <Non pensavo ci fosse qualcuno.>
<Tappa imprevista. Avrei preferito dormire.>

Roberto annuisce mentre va verso i mobili alla ricerca di un qualche pentolino e concorda: <Già, purtroppo alcune volte il cervello non collabora.>

"Nel mio caso è Hans che non collabora, il che non so se è peggio o meglio di avere solo una mente stronza che in tutta autonomia ti fa venire gli incubi" pensa il trentino per poi bere un altro sorso di latte, che si sta ormai intiepidendo.

Intanto Roberto ha messo un pentolino d'acqua sul fuoco e chiede a bassa voce: <Vuoi un po' di camomilla?>
<No, mi farò un altro po' di latte e miele.>

E Bruno si sente un po' stupido mentre prende il latte e lo scalda nel forno a microonde. Non è quello che direbbe una persona carismatica, che vuole impressionare qualcuno con la sua aurea misteriosa. Non che lo avrebbe fatto uno che accetta la camomilla. Ma almeno sarebbe stato uno gentile e dai gusti affini, ma la camomilla gli fa schifo.

Perché si sta preoccupando di essere una versione di sé che non è con il piemontese quando quest'ultimo pare più interessato a diventare un pezzo di camomilla essiccata e diluirsi nell'acqua calda?
L'incubo/orchestrazione di Hans l'ha fatto diventare più scemo del previsto.

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