5. Un debito da ripagare

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1 anno dopo...











Se qualche mese prima le avessero detto che un lontano giorno non avrebbe gioito davanti al ritrovamento di un tesoro, beh non ci avrebbe mai creduto. Berlay amava i tesori, li amava quasi quanto il denaro. E lei non sputava mai sul denaro.

Tuttavia in quell'occasione sbuffò annoiata nell'osservare i cumuli d'oro che la circondavano. I suoi stivali in cuoio sprofondavano in un tappeto di monete, lingotti e monili pregiati, eppure non le bastava. "Avanti branco di rammolliti, prelevate tutto e portatelo sulla nave!" ordinò delusa prima di incrociare con apprensione le braccia al petto.

"Subito capitano!" le risposero in coro i suoi uomini. Si caricarono in spalla i forzieri pieni di gemme preziose, diademi e corone brillanti e si diressero euforici fuori dall'angusta caverna, diretti verso la nave ormeggiata al porto. Almeno loro sembravano felici.

Berlay gettò un'occhiata pensierosa a Rafael, che stava in religioso silenzio alla sua destra, seduto in evidente meditazione sopra ad una roccia. L'espressione che esibiva nel volto abbronzato era la copia della sua. La cicatrice sull'occhio sinistro svettava cupa ed era più tesa che mai.

"Un tesoro è sempre motivo di grande festa, capitano. Eppure..." iniziò a dire lui, "...eppure non è un Poignee Griffe" concluse al suo posto Berlay, con un sospiro.

Se si trovavano su quella maledetta isola, Zerbat, uno sputo di terra collocato tra le bufere tropicali del Mare Orientale, era solo perché le era giunta voce che proprio lì fosse collocato un Poignne Griffe. Berlay sapeva perfettamente che se un domani voleva trovare il One Piece, doveva prima scovare quelle 4 maledette pietre –i Road Poignne Griffe- che conducevano a Raftel e tradurle, affinché le indicassero la rotta per l'isola prescelta.

Accostò la mano al collo bagnato da leggeri rigagnoli nel vano tentavo di tergerlo. In quella giungla il caldo era opprimente e la poca aria che riusciva a infiltrarsi faticava a rinfrescare del tutto l'ambiente. Erano rinchiusi in una cappa mortale. "Pensavo che facendoci amici i nativi del luogo sarebbe stato più facile" riprese lei, arrotolandosi sulle braccia le maniche della camicia bianca, ormai intrisa di sudore e attaccata al corpo come una seconda pelle. "E invece la gentilezza non ripaga per un cazzo. Stupida io a sperarci."

"Non vorrai torturarli per costringerli a rivelarti dove si trova il Poignee Griffe" si unì al discorso una figura nuova, con atteggiamento evidentemente sulla difensiva.

Chioma rossa selvaggia come i peccati commessi, una spruzzata di efelidi ad addolcire l'espressione costantemente arrogante stampata in volto e per terminare fisico scattante di chi ha fatto dell'agilità il suo cavallo di battaglia. A prendere parola era stata niente meno che Kira, il suo braccio sinistro.

Kira era la figlia maggiore di un vice ammiraglio della Marina che, contrariamente agli ideali paterni di giustizia e ordine, amava la libertà e aveva giustamente scelto di mandare all'aria i noiosi tea party a cui la costringeva partecipare preferendo salpare all'avventura con la sua ciurma di pirati.

"Sai che non sopporto la violenza gratuita" la rassicurò Berlay, sorridendole appena nonostante la stanchezza che le solcava il volto. Erano giorni che marciavano a vuoto nella giungla e l'assenza di un sonno ristoratore iniziava a farsi sentire. "Non sottovalutarmi o potrei offendermi."

Lei non sarebbe mai stata come Doflamingo. Da lui aveva imparato molte cose, troppe addirittura e soprattutto aveva compreso che tipo di capitano voleva essere: un esempio da seguire, un pirata ovvio ma con certi ideali che non contemplavano di certo inutili spargimenti di sangue. Perché sì, a suo avviso persino nel crudele mondo della pirateria esisteva un codice morale che non andava superato. "Usciamo dalla caverna, non ci trattiene più nulla in questo lembo di terra. E poi le zanzare mi stanno massacrando."

Il Trono di Cuori | Doflamingo x OCDove le storie prendono vita. Scoprilo ora