12. A carte scoperte

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"Sì, così. Più forte!"

Berlay chiuse con abbandono gli occhi preda all'estasi più totale e inarcò la schiena all'indietro con i capelli neri come la notte che andarono a carezzarle la pelle nuda, perlacea a contrasto con la luce lunare che filtrava dalla serranda abbassata. Avvolse maggiormente le gambe attorno alla vita dell'uomo, diventando tutt'uno con il suo corpo marmoreo.

Donquijote Doflamingo aumentò l'intensità dei violenti affondi dentro la sua carne pulsante e le arpionò i capelli con la mano sinistra per inclinarle maggiormente il collo. Entrava ed usciva velocemente dentro di lei e al contempo le martoriava con i denti la tenera giugulare esposta, lasciandovi una scia infuocata di umidi baci.

Berlay gli andava incontro con il bacino assecondando con crescente esigenza i movimenti esperti e spietati dell'uomo. Dolore e passione si mischiavano paradossalmente assieme in una miscela distruttiva che le stava facendo serrare le palpebre tremanti e sfatte. Il respiro era irregolare eppure ne voleva ancora e ancora.

"Sì, sì. Proprio lì" lo incitava ansante all'orecchio tra i sospiri spezzati, passandogli le mani sulla schiena e accarezzando i muscoli dell'uomo tesi nello sforzo di sorreggerla dritta davanti a sé.

Ma come si erano cacciati nuovamente in quella situazione? Berlay con la poca lucidità che le rimaneva cercò di fare il punto.

Tre giorni prima aveva attraccato la nave al porto di Dressrosa e lasciato i suoi sottoposti alla locanda. Si era recata come prestabilito al palazzo reale, il luogo dell'incontro. E fin qui tutto era filato liscio.

La sua intenzione era parlare, unicamente dialogare in toni civili con Doflamingo come si erano ripromessi. Eppure al di là delle più nobili intenzioni era da giorni che i due non facevano altro che accoppiarsi in ogni posto immaginabile del palazzo, dalla sala del trono, alla camera da letto, alla scrivania e persino in lavanderia, anche se lì non rammentava proprio come accidenti ci fossero capitati. Di parlare, ovviamente, nemmeno l'ombra.

Però sapeva dentro di sé che non poteva evitare ancora a lungo il confronto con Doflamingo, per quanto lo bramasse.

L'uomo diede un'ultima spinta liberatoria che la fece tremare prima di uscire malvolentieri da lei.

Riprese fiato, appoggiò la fronte sulla sua e la fissò con serietà attraverso le lenti rossastre degli occhiali. Cazzo, da come la studiava doveva essere giunto alla medesima conclusione o forse gliel'aveva semplicemente appena letta in faccia.

"Dobbiamo parlare. Quindi piantala di sedurmi."

"Eh? Io ti starei seducendo?"

"Sai a cosa mi riferisco" chiuse la questione lui, allontanandosi dal suo corpo ancora bollente. Le diede le spalle e si attardò un istante di schiena, seduto sul bordo del letto. Si passò una mano tra i biondi capelli nel tentativo di sistemarli. I muscoli del braccio al gesto si ingrossarono a dismisura, così come gli invitanti tessuti che gli attraversavano la possente schiena.

Berlay si leccò inconsapevolmente le labbra e incrociò gli occhi dell'uomo che si era voltato in tutta la sua disarmante altezza per raccattare i vestiti sparsi a terra. "Smettila di guardarmi così."

Berlay si stese col busto tra le lenzuola, ancora completamente nuda e lo provocò di proposito gettandogli uno sguardo lascivo, la mano destra a sostenere il capo in una posa da diva. "Così come?"

Doflamingo indossò la camicia in lino e finì di allacciarsi i pantaloni, indugiando platealmente nel fissarle il generoso seno, totalmente in mostra. "Sai di avere un fisico disarmante e ti assicuro che non vedo l'ora di riscoparlo a breve. Ma adesso mi sono seccato di rimandare un discorso che andava affrontato molto tempo fa: rivestiti e raggiungimi in salone, dobbiamo davvero parlare. E non basterà del sesso a distrarmi per quanto odi dirlo, cazzo."

Il Trono di Cuori | Doflamingo x OCDove le storie prendono vita. Scoprilo ora