9. Scontro con un diabolico ex capo

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Il panico si era impadronito di lei. Tentò di allentare la morsa attorno al collo, ma avvertì i fili invisibili stringere di più il loro cappio. Percepì la pelle superficiale a contatto con essi lacerarsi. Represse un gemito di dolore; non poteva nemmeno concedersi un minimo movimento, o si sarebbe ritrovata a grondare sangue tanto era ferrea la stretta dei fili che la immobilizzavano.

"Luffy, scappa! Appartiene alla Flotta dei sette, ci penso io a lui, vai via!" gridò al suo alleato con il poco fiato che le restava a disposizione. Sentiva il volto sempre più preda alle fiamme, ormai privo di ossigeno.

Luffy però non era d'accordo e scricchiolò le dita, pronto a combattere. "Non ti abbandono!"

Berlay allora lo implorò con le lacrime agli occhi. "Non riuscirei a proteggerti e al contempo a combattere contro di lui! Prosegui verso il patibolo, Ace ti sta aspettando. Ti raggiungo non appena ho finito, è una promessa."

Una breve pausa di riflessione precedette la sua risposta. Luffy dopo qualche istante annuì anche se era evidentemente ancora combattuto. "Come vuoi. E grazie di tutto!" le disse prima di continuare la sua folle corsa contro il tempo, lanciando in aria i marines che gli si paravano davanti a suon di pugni e calci allungabili.

Berlay ruotò finalmente sulla schiena per fronteggiare il suo ex capo. Concentrò l'ambizione sul collo, liberandolo con un ringhio gutturale dall'intreccio di fili invisibili. Poi si sollevò in piedi e lo scrutò in attesa, mentre si massaggiava la zona lesa e riprendeva a respirare a pieni polmoni. Le sarebbe rimasto come minimo un alone violaceo.

Doflamingo abbandonò il mucchio di cadaveri che aveva utilizzato fino a quel preciso momento come comodo scranno. Mosse un passo nella sua direzione e spalancò le braccia con fare scenico. Torreggiava su di lei di un metro abbondante e mai come in quell'occasione Berlay si sentì estremamente minuta se messa a confronto.

"Perdonami per l'eccessiva accoglienza ma quando ti ho vista non ho resistito dal salutarti" esordì, con un sorriso feroce che gli velava le labbra sottili. "Né è passato di tempo, Berlay" pausa, "o forse dovrei chiamarti con il tuo vero nome: Winter D. Berlay, giusto?"

"Doflamingo..." la risposta di lei parve più una sgradevole consapevolezza piuttosto che un saluto.

"Non sembri contenta di rivedermi. Io, al contrario, ho atteso a lungo questo incontro. L'ho sognato parecchie volte e in tutte tu finivi torturata, agonizzante e ridotta a pezzi. Ti garba l'idea?"

"Non ho tempo da perdere in ricordi di sgradevoli tempi andati, quindi ti pregherei di levarti di torno. Te lo sto chiedendo con le buone, apprezza l'impegno."

Doflamingo finse di non udire la sua richiesta. "Quante cose mi hai tenuto nascosto negli anni che hai lavorato per la Famiglia" riprese con tono suadente, fermandosi a poca distanza dalla donna, con le dita delle mani che si muovevano da sole, pronte a scaricare una nuova distruttiva ragnatela di fili.

La giacca piumata ondeggiava di lato, seguendo la direzione del vento che imperversava sulla piazza. Era rimasto uguale all'ultima volta che si erano visti: corti capelli biondi fini come seta, camicia quasi completamente sbottonata sul petto oscenamente definito da una schiera di addominali, pantaloni arancioni dal motivo eccentrico e immancabili mocassini eleganti.

Berlay giunse a malincuore alla conclusione che era bello da far schifo, in un modo contorto e crudele. Doflamingo non apparteneva alle bellezze canoniche ma a quelle che trasudano fascino ed eterna dannazione. Quelle bellezze malate che odorano di passione e devastante peccato al medesimo tempo, possedute solo dai peggiori criminali.

"Vediamo, da dove cominciare: che hai la D. nel nome? O forse che hai mangiato un frutto del diavolo di tipo Rogia?"

Berlay sorrise allusiva, ritrovando il suo solito spirito. "Mai scoprire tutte le carte prima del tempo. Me l'hai insegnato tu."

Il Trono di Cuori | Doflamingo x OCDove le storie prendono vita. Scoprilo ora