17. Il dado è tratto

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"Che ne dici di allenarci insieme, dolcezza?"

Quando Doflamingo aveva avanzato la suddetta proposta, con voce innaturalmente morbida e un'espressione seria a rivestirgli il volto dai tratti definiti, Berlay si sarebbe dovuta insospettire all'istante.

Primo, perché Doflamingo difficilmente rimaneva serio per più di due secondi, a meno che non lo fottevi in intelligenza con qualche colpo da maestro –tipo distruggendogli da sotto il naso le fabbriche degli SMILE, fonte principale del suo reddito e del suo costoso stile di vita a base di ostriche e aragoste-.

Secondo, perché Doflamingo difficilmente offriva proposte pro bono. Ogni accordo stipulato doveva andare a suo unico vantaggio, altrimenti nemmeno si sarebbe scomodato a trattare da vero essere superiore quale si reputava.

Difatti, quella che a Berlay inizialmente era sembrata un'idea geniale, nel giro di un'ora si era tramutata in una scena grottesca.

Doflamingo le aveva dato appuntamento nella sua camera da letto al palazzo reale di Dressrosa, sostenendo con tono mellifluo che in quell'ambiente sarebbero stati liberi di scatenarsi dando sfogo a tutto il loro potere, in quanto l'aveva edificato per sopportare ogni genere di colpo.

Peccato che Berlay, contro ogni razionale previsione, si era ritrovata fin troppo presto e senza rendersene conto nuda e addirittura legata da spessi fili invisibili al letto, con tanto di braccia e gambe incatenate alle sponde.

"E tu questo lo chiami allenamento???" lo aveva apostrofato su tutte le furie, tentando invano di liberarsi dalla prigione invisibile. "Abbiamo due visioni diametralmente opposte, cazzo!"

Doflamingo si era limitato a stringersi nelle spalle con una sorta di sufficienza, come se ne andasse addirittura a lui. Poi aveva lasciato scivolare per terra l'asciugamano legato in vita, rimanendo coperto di nulla davanti ai suoi occhi irati.

Ecco, a discolpa dell'uomo, Berlay dovette ammettere che un campanello d'allarme le sarebbe dovuto come minimo risuonare nel cervello quando le aveva aperto la porta coperto da un solo misero asciugamano.

"Vuoi davvero privarti di questo, Berlay?" l'aveva provocata lui, ancora in piedi, senza tuttavia avvicinarsi al materasso.

"Maledetto bastardo! Sei un depravato ossessionato dal sesso!"

Lui non si era mosso di una virgola ed era rimasto con il collo inclinato, la schiera infinita di addominali e muscoli che attendevano solo di essere languidamente accarezzati e un fastidiosissimo sorriso stampato sulle labbra sottili. Era consapevole di aver già vinto il dibattito, ancor prima che iniziasse.

"Voglio udire le tue suppliche."

"Sai dove te le puoi ficcare le suppliche, eh, lo sai, razza di un pervertito!"

"Ti rammento che quando condisci le frasi con insulti e parolacce finisci solo con l'eccitarmi di più. E la cosa non va a tuo favore."

Ecco, Berlay era una donna forte e determinata ma quando si era ritrovata ad abbassare gli occhi sulla cosa che svettava tra le gambe del compagno, ogni idea di mandarlo ancora al diavolo era misteriosamente evaporata.

Tutte le argomentazioni andavano enormemente a suo favore.

La donna comprese che non avrebbe mai avuto l'ultima parola con lui, quindi si arrese al fato avverso e per un'ora abbondante la stanza si riempì dei loro anisti animaleschi.

Terminato l'atto, Berlay si stese maggiormente contro al materasso e girò il volto in direzione di Doflamingo, che stava tutto sorridente al suo fianco, con ancora l'ampio petto che si sollevava. Era bello, troppo bello per essere reale, con i capelli spettinati dalla furia dell'amplesso. La scoperta la fece deglutire rumorosamente.

Il Trono di Cuori | Doflamingo x OCDove le storie prendono vita. Scoprilo ora