11. Parcere subiectis et debellare superbos

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Berlay conosceva solo voci in merito alla gabbia per uccelli, lievi sussurri bisbigliati a fior di labbra e con visibile paura, come se anche parlarne rasentasse un evidente pericolo. Le erano state tramandate alla stregua di orride leggende durante le cene a palazzo, quando era ancora un ufficiale alle dipendenze di Doflamingo.

La dipingevano come una tecnica mostruosa, raccapricciante. La gabbia per uccelli era impossibile da scalfire: si ristringeva lentamente verso il suo centro con le sbarre taglienti come rasoi fino a serrarsi del tutto su se stessa, schiacciando a morte le vittime imprigionate. Era un'arma spietata e che si nutriva di sangue umano; l'unico modo per fermarla era sconfiggerne il creatore, Doflamingo.

Per questo motivo Berlay avvertiva crescere in gola un profondo senso di nausea. Sapeva perfettamente di avere a disposizione i minuti contati: o batteva Doflamingo in combattimento o sarebbe morta affettata assieme alla sua ciurma. Non c'erano vie di mezzo contemplate.

Si girò verso i suoi uomini, guardandoli con una gravità che non le apparteneva. Gli occhi ambrati erano duri come l'acciaio. "Sarò breve, questa cupola che vedete sopra di noi ben presto inizierà a richiudersi, fino a comprimerci a morte. È l'arma segreta di Doflamingo, una mossa sleale a crudele. Io mi occuperò di lui ma voi dovrete tenere a bada i suoi ufficiali. Dobbiamo collaborare per sperare di aver salva la vita. Questa è la situazione peggiore in cui ci siamo imbattuti dall'inizio della nostra avventura per mare e per tale ragione sono a chiedere il vostro prezioso aiuto per sopravvivere, assieme" terminò fredda.

Rafael portò il braccio muscoloso in alto e abbassò il capo. "Daremo tutto, capitano. Il nemico non sarà sottovalutato."

Anche Kira liberò la sua frusta e la lasciò schioccare rumorosamente contro le assi della prua. La chioma rossa seguiva la direzione del vento, schiaffeggiandole il volto come un'impavida criniera. "Non ci sconfiggeranno. Gli faremo pentire di aver intralciato il nostro cammino."

Un urlo carico fuoriuscì dalla gola dei suoi uomini. Il discorso li aveva motivati ed erano pronti a lottare fino all'ultimo respiro, con le armi già serrate tra le dita e i cannoni pronti a far fuoco.

"Ora non ci manca che lui" sussurrò Berlay più rivolta a sé stessa che a qualcuno in particolare, fissando la nave nemica. "Vieni a prendermi bastardo, ti aspetto."

Il richiamo interiore evidentemente sortì l'effetto desiderato, in quanto Doflamingo in persona anticipò la propria imbarcazione scagliandosi in volo verso di loro. Sfrecciava a una velocità impressionante sopra alle onde del mare, sfruttando i fili appesi alle nuvole, che gli consentivano di librarsi in aria con assurda maestria.

Tempo pochi istanti e planò in mezzo al ponte, atterrando in piedi dinnanzi a Berlay.

"Piaciuta la sorpresa?" esordì lui, ampliando le braccia con fare teatrale e ridendo come un matto. "Pensavi davvero di attraversare le acque poste sotto il mio controllo senza essere intercettata? Mi sottovaluti, dolcezza."

Si ritrovò circondato da pistole e fucili carichi puntati alla tempia ma non parve particolarmente toccato dall'accoglienza. Non degnò la ciurma di Berlay di alcuna minima attenzione e semplicemente scelse di ignorarli.

La donna sollevò per un momento gli occhi al cielo, non curante che lui se ne accorgesse. "Per sorpresa alludi alla gabbia? Potevi farmi uno squillo al lumacofono se ti mancavo, senza scomodare un'arma di distruzione" chiosò lei mettendosi poi in posizione di attacco, con un braccio già pregno di ambizione a schermarle il volto.

"Mi piacciono le entrate plateali, le trovo adatte a uno della mia levatura."

"Ascolta un po', ora che ci siamo salutati proprio come desideravi, ti dispiacerebbe scendere dalla mia nave? Forse non te ne sei accorto ma non sei un ospite gradito."

Il Trono di Cuori | Doflamingo x OCDove le storie prendono vita. Scoprilo ora