Capitolo 20

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Che risveglio traumatico.
Sembra di essere in un collegio.
Non ho voglia di alzarmi alle otto di mattina, cosa sono, un gallo?
<ma ij nun ossacc, ma v par na gallin ca s aiz priest a matin?> chiedo a Nunzia.
<no ma grid comm si foss overament na gallin, forz facit ambress.> mi ammutolisce lei facendomi però ridere.
Una volta pronte come ogni mattina ci portano a fare colazione.
E che colazione, sta mensa fa schifo.
<è sempre lo stesso.> si lamenta Kubra appena si siede.
Guardo Rosa confusa che ha il mio stesso sguardo.
<ma crè?> chiede proprio lei.
<che succiess mo?> continuo io.
<si è fatto cacciare dal lavoro, già!> afferma lei delusa.
<Kubra, ma allo nun e capit ancora?> chiede Silvia arrivando.
<i maschi bisogna prenderli per quello che sono, e poi fotterli, siamo noi che comandiamo il gioco, miettell ngap.> continua sostenendo la sua tesi.
Sorrido istintivamente ascoltando il suo
discorso.
<chest so chiaccr, quann t colpisc o cor è tutt n'ata cos, puo sceglr a c t fott, ma no e chi t annumur.> sostiene Rosa.
<e ij però nun l'agg capit ancor o cor toje chi l'ha colpit.> dico io molto sinceramente.
<ma staje semp miezz? pcchè nun t faje nu poc e fatt toje?> mi dice lei ironicamente e le mostro il mio meraviglioso medio.
<eddai Rosa, io lo vedo come Carmine ti guarda!> dice Kubra, finalmente qualcuno oltre Silvia che mi da ragione.
<c'ha lo stesso sguardo di Pino quando guarda a me.> continua sempre lei.
<l'ammor fa mal, fa mal a quann accuminc fin a quann frnisc, chist è l'ammor.> sostiene Rosa, sta diventando una filosofa.
<e crè? na condann?> dice Silvia.
<t staje facenn poetess pur tu? nun abbastav Eduard?> chiedo ridendo leggermente.
<vuje nun ata capit ca l'ammor è nu juoc, vince chi fotte meglio, in tutti i sensi.> dice Silvia facendo ridere tutte.
**
Ci portano in sala comune e aspettando che arrivino i maschi mi accendo una sigaretta, non ho fumato per nulla oggi, mi sento potente.
<oee semp a fumà tu?> dice Micciarella alle mie spalle.
<e vabbuò ja, rint a tutt o juorn è a primm.> dico discolpandomi.
<o juorn è accuminciat mo però, pccrè.> dice lui, stronzo.
Alzo gli occhi al cielo non sapendo rispondere.
Continuo la mia sigaretta in silenzio.
<a direttric ma volut ra nu permess.> dice lui rompendo questo silenzio.
<m fa piacer.> dico, un po' con tono geloso.
<nun agg volut accettà.> mi confessa.
<comm, e pcchè?> chiedo confusa.
<nun vogl vrè a mammà.> mi ha raccontato di sua madre, è una tossica che lo ha sempre picchiato e fatto del male in tutti i modi possibili.
<Lele.. fors ess sta cagnann.> dico io guardandolo negli occhi.
<no, ess nun cagn, ten sul bisogn e s fa.> afferma lui.
<e tu comm ossaje si cagn o no? prov a c parlà, vir c t ric.> dico io.
<ossaje ca p qualsiasi cos ij sto ca p te.> continuo.
Mi sorride e mi bacia.
<tu faje ascì for a part chiù bell e me.> mi confessa e io gli sorrido.
<vac a mettr nu poc e music chiù normal.> dice allontanandosi da me.
Mi avvicino al biliardino dove ci sono Rosa e Silvia.
Parte una canzone più movimentata e tutti ballano.
Micciarella dopo un po' si avvicina a Carmine e parte una rissa tra i due in cui tutti si mettono in mezzo.
<t schiatt a cap.> urla Micciarella.
Entro nel cerchio per dividere lui da Carmine.
<oee, ma c v ric a cap?> chiedo io ad entrambi.
<Annarè, tient stu muccus e facc sciacquà chell vocc.> mi dice Carmine.
<muccus a fess e mammt.> dice Micciarella urlando.
<bast.> gli sussurro io per tranquillizzarlo.
Ma che gli prende oggi a tutti?

Ci riportano in cella dopo una giornata monotona per farci dormire.
<a c piens?> chiedo a Rosa sentendola fin troppo silenziosa.
<c a vot è difficil fa a cosa giust.> mi risponde lei.
<qual cos giust? esist na sol cos giust p te.> le faccio notare io.
<s faje Ricci e cognom nun è accussi semplice.> dice lei.
<e tu p stu motiv e lasciat a Carmine?> chiedo io.
<p n attim agg crerut ca sta storij potev essr possibl.> mi risponde con malinconia.
<e chist dipend sul e te.> le dico io.
<fors rint a n'ata vit Annarè.> mi dice.
<p chest è tropp tard.> continua lei.
<Rò nun può fujì ra l'ammor over.> le ricordo io, non mi risponde perché sappiamo entrambe che ho ragione.

Ci fanno uscire in cortile dopo pranzo, con sto sole mi sto squagliando.
<uaa ma vuje m vulit accirr, stong murenn e cavr.> dico a Nunzia che ormai è diventata il mio diario personale, anche la minima stronzata gliela dico.
<ma tu semp coccos tien? nun t staje maij zitt?> mi chiede, la sto facendo uscire pazza, mi ha paragonato ad una vecchia ragazza che è stata in questo carcere.
Amo fare esaurire la gente.
Dopo qualche minuto mi si avvicina Micciarella.
<ue.> dico appena lo vedo.
<pccrè, c agg pnsat, c vac addu mammà.> dice, sono un sacco felice per lui, sorrido istintivamente.
<o vir? Annarella influenz buon.> dico io parlando di me in terza persona.
Lo vedo sorridere.
<Romè, è frnut a serenat a Giuliett.> dice Gennaro portandolo via causandomi un sorrisetto.

Pov's Micciarella
Sto per uscire per andare con quella che ancora mi vedo costretto a chiamare mamma.
Voglio vedere la mia Anna prima.
Le devo tutto, riesce a tirare fuori il meglio di me.
Mi pento amaramente di averla fatta soffrire così tanto, non se lo meritava.
<Linù, passamm nu minut aro i campiett re femmn?> chiedo supplicante alla guardia.
<vuje m vulit fa esaurir, nun cia facc chiù.> dice lui facendomi ridere.
Dopo vari tentativi finalmente l'ho convinto.
Sto andando verso i campetti e la vedo, bella come non mai, baciata dal sole.
Vestita con i suoi soliti pantaloncini neri e una maglietta leopardata scollata.
Vederla vestita così mi fa salire un senso di gelosia che devo trattenere prima di creare una lite inutile per cui mi pentirò non appena uscito da qui.
Sta fumando, come sempre, una delle sue sigarette.
Giuro che prima o poi gliele spezzo una a una, non riesco a vederla fumare.
<uaa, comm t si sistemat.> dice lei, amo il modo in cui mi guarda, mi fa capire che è persa di me, tanto quanto io lo sono di lei.
<ij so semp frisk pccrè.> dico facendole alzare gli occhi al cielo.
Solo questa sua piccola mossa riesce a mandarmi in tilt il cervello.
<jamm muovt.> mi dice la guardia al mio fianco.
<c vrimm riman Lè.> mi urla lei mentre mi allontano.
Mi giro un ultima volta per guardarla.
La amo da impazzire.
Arrivati al cancello Gennaro si inizia a complimentare con me.
<ij so semp bell Gennà.> dico ricevendo uno scappellotto.
<comm o cul ra tiell, cammin va.> dice.
Se mi rovina i capelli, lo faccio andare in pensione prima del tempo suo.
Qualche passo e vedo, mia madre.
<Lele, amore mio, ciao.> inizia a baciarmi e ad abbracciarmi.
Quel soprannome..
Odio quando lo usano gli altri, ma detto dalla mia Anna mi fa sentire speciale.
È l'unica che non mi fa sentire sbagliato.
<e ja mà, c staje facenn?> dico io in imbarazzo.
Mi accarezza, i santi capelli.
<i capill..> dico sistemandoli.
<hai ragione scusami, scusa, sei grande ormai, vero?> continua ad accarezzarmi, la verità è che non voglio il suo affetto.
<come mai tuo fratello è in punizione? che ha fatto?> chiede, ma ora pensa di essere una buona madre?
<ma pcchè? a te t n fott coccos?>dico visibilmente irritato.
<Lele..basta, basta.> dice abbracciandomi e baciandomi la guancia.
Non è possibile che ogni movimento o parola mi ricordi Anna, sono perso di quella ragazzina, così antipatica vista da fuori, ma così raggiante e solare se la si conosce meglio.
Ci avviciniamo alla "macchina" di mia madre.
<sta cos? aro le pigliat? o scass?> chiedo vedendo le condizioni di sto rottame.
<lo so, fa schifo, ma almeno funziona.> dice ridendo leggermente.
<e i soldi? dove li hai presi?> chiedo non capendo come sia riuscita a comprarsi una macchina.
<do una mano nella struttura che mi ospita, in cambio mi danno qualcosa.> risponde alla mia domanda molto tranquillamente.
<sali che ti racconto.> dice mentre apre lo sportello.
Entro anche io.
Caccio la testa fuori dal finestrino guardando un'ultima volta l'IPM prima di allontanarmi da qui per un giorno che sembrerà una vita non potendo vederla per così tanto tempo.

i love you||micciarellaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora