Capitolo 7

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Lizzie

Dalla festa di Ted era passata quasi una settimana e le cose tra Elizabeth e Noah erano sempre più strane. La ragazza si ritrovava spesso a pensare al ragazzo e a quella strana armonia che si era creata tra i due e che, a detta di molti, era più che evidente anche quando erano vicini.

Lily, il giorno dopo la festa, si era presentata a casa sua senza preavviso insieme a Brian ed avevano parlato per ore dell'evidente chimica che era scattata. I diversi argomenti erano: il modo in cui lui la guardava, il modo in cui la toccava e come Elizabeth arrossiva ogni volta. L'amica l'aveva costretta a raccontarle cosa fosse successo sul terrazzo e poi dopo in macchina, chiedendole, nella maniera più semplice e banale del mondo, come mai non si fossero ancora baciati.

«Sembrate due elettroni che girano intorno allo stesso protone!», Lizzie aveva sospirato e Brian era scoppiato a ridere sentendo quelle parole. Lily era famosa per le sue strane metafore.

In ogni caso, non aveva mai risposto a quella domanda per due motivi: il primo, era che non voleva mentire ai suoi migliori amici, ed il secondo che in realtà non ne aveva idea. Provava un'attrazione magnetica verso quel ragazzo, ma si rifiutava di spingersi troppo oltre, nonostante pensasse in continuazione a lui, ai suoi occhi e ad ogni parte del suo corpo.

Elizabeth, mentre correva per arrivare puntuale all'appuntamento con Noah che avevano anticipato di un giorno, pensò alla seduta di due giorni prima dove non era successo assolutamente niente e tutto sembrava tornato alla normalità, come prima della festa. Era vero che Noah era ancora attratto da lei o stava solo cercando di togliersi uno sfizio adolescenziale?

E lei perché diamine sentiva le gambe di gelatina ogni volta che lo guardava?

Quando il ragazzo aprì la porta, Elizabeth gli sorrise e si diresse verso la stanza dove tenevano i macchinari, dove era stata già nelle settimane precedenti.

«No Liz, oggi niente macchinario, si è rotto, vai nella solita stanza, arrivo subito».

La ragazza si spostò nello studio che conosceva bene e si preparò, togliendo le scarpe e distendendosi sul tappetino. Noah ci mise qualche minuto in più ad arrivare rispetto al solito, e la cosa le causò, all'altezza dello stomaco, una strana ansia. Cosa stava facendo? Aveva qualcun altro a cui prestare attenzione?
Non tardava mai, anzi, entrava sempre nella stanza con lei.

«Scusa, eccomi», Noah entrò chiudendo la porta alle sue spalle, «dovevo rispondere a Kevin che mi ha chiesto qualcosa riguardo il ritiro della macchina rotta»

«Oh, figurati».

Calmati Elizabeth, non comportarti da pazza.

«Come stai? Pronta per la partenza?».

«Sì, circa, non molto. Devo ancora fare la valigia».

«Ah, abbiamo una procrastinatrice vedo».

«Non hai idea, poi col fatto che per qualche giorno mancherò, in teatro c'è il delirio».

Noah non le chiese più nulla riguardo la vacanza, ed Elizabeth continuò a sentire quella strana sensazione allo stomaco che non sapeva spiegarsi. Pensava che tra di loro le cose andassero bene, eppure le sembrava che il ragazzo fosse su un altro pianeta quel giorno.

Con la mente tornò alla sera della festa, su un particolare che aveva lasciato andare fino a quel momento: la ragazza bionda con cui Noah aveva parlato per un bel po' quella sera. Chi era? Si erano rivisti dopo quella sera? E perché a lei sembrava importare così tanto?

Lei odiava Noah Beckett.

Lo aveva sempre odiato, eppure, nelle ultime settimane non riusciva a non pensare a lui. In quel momento, da soli su quel tappetino, con le mani di lui che le massaggiavano le gambe, ripensò alla fantasia del bagno e del tubino nero e si irrigidì di colpo.

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