Noah
Noah camminava per le strade di New York a passo svelto, con ancora il completo del congresso da cui era tornato quella mattina e la cravatta allentata. Al cellulare la voce di Kevin continua a ripetere le stesse identiche cose da quando, dopo il primo giorno di congresso, lo aveva chiamato per dirgli della novità.
«Noah non puoi non pensarci nemmeno. È un'opportunità enorme, e lo sai anche tu».
«Anche restare qui è una grande opportunità Kev».
«Si tratta di un enorme studio a Newport, sai quante opportunità ti si potranno aprire?».
«In California Kev?».
«Ti ho insegnato tutto quello che so anche per questo. Certi treni passano una volta sola».
«Vorrai dire aerei».
«Non fare queste battute con me ragazzo», Kevin sorrise dall'altro lato della linea ed il cuore di Noah si sentì un po' più sollevato.
«Ti prometto che ci penserò».
Con quelle parole Noah chiuse la telefonata e si diresse a passo svelto verso il monolocale di Elizabeth. Le era mancata in maniera viscerale quei giorni, ed aveva la necessità di parlare con lei, di baciarla e di farla sua.
Il tempo di parlare della California, sarebbe arrivato. Dopo il matrimonio.
Non avrebbe mai rovinato quel giorno importante alla sua ragazza, mai. Per nulla al mondo.
Aprì il portone con le chiavi di scorta che Lizzie gli aveva dato qualche settimana prima quando si era offerto di andare a prendere delle cose che le servivano nel suo appartamento.
Aveva insistito più volte per farla rimanere a casa sua anche in sua assenza, ma non c'era stato niente da fare e, alla fine, Lizzie era tornata in quel piccolo monolocale.
Dalla casa sentiva provenire della musica, una canzone di una pop star che sicuramente avrebbe dovuto conoscere, ma non riusciva a capire le parole per riconoscerla. Prese le chiavi dell'appartamento, ma poi, per qualche motivo, decise di bussare il campanello ed aspettò che la ragazza aprisse la porta.
«Chi è?».
«Sono io Liz».
Silenzio. Un rumore di chiavi e di chiavistello, e poi la porta si aprì e la ragazza gli apparì davanti come un miraggio. Noah smise di pensare a qualsiasi cosa, e restò con la bocca semi aperta a fissare la figura snella di Lizzie. I lunghi capelli castano erano legati in una coda alta, ed indossava una divisa da cheerleader che le metteva in risalto ogni curva del corpo.
No, non una semplice divisa, quella era la divisa.
Quella che era stata la protagonista della sua adolescenza, dei suoi sogni erotici e di ogni suo pensiero osceno che poteva ricordare. I pensieri su quel gonnellino che si alzava ogni volta che la facevano roteare in aria; i pensieri che diventavano gelosia quando le mani dei compagni di squadra lo toccavano mettendo le mani dove avrebbe voluto metterle lui. Sentì la gola secca, e non riuscì a dire una sola parola mentre Lizzie gli saltava al collo baciandolo con passione.
«Pensavo arrivassi più tardi».
«No, cioè... volevo farti una sorpresa, ma credo che l'abbia fatta tu a me».
«In che senso?», la ragazza lo osservò per qualche istante, «Tutto bene?».
Noah non era sicuro che andasse tutto bene.
«Non pensavo ti entrasse ancora». Disse, deglutendo con forza, per poi lasciare il borsone da viaggio a terra, ancora sotto shock.
«Ah! Si tratta della divisa? Stavo provando una cosa per il matrimonio, ma ora la tolgo così andiamo».
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Broadway in love
RomanceElizabeth ama la danza da quando è bambina. Per anni è stata il fulcro della sua vita. Poi, però, un incidente la costringe a mettersi da parte e a lasciare il palco per dedicarsi al retroscena e alle coreografie. Dopo aver accettato di partecipare...