Capitolo 27

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Noah

Il volo da Los Angeles era atterrato puntuale alle dieci del mattino, e Noah arrivò a casa dopo appena un'ora di traffico cittadino. Si sentiva distrutto, e non appena mise piede in casa, decise di lasciare la valigia in salotto e sprofondò sul divano, mettendo un film in sottofondo. Non ci prestò attenzione, e chiuse gli occhi sapendo di star commettendo un grave errore. Era stato per la seconda volta nel nuovo studio di Newport e, per la seconda volta, aveva preso quel volo che lo portava dall'altro lato del paese. Arrivava al JFK, posava la macchina nel parcheggio, prendeva l'aereo e, una volta atterrato, i responsabili del centro lo andavano a prendere e lo portavano al centro. Aveva fatto già diverse lezioni ai ragazzi, e conosciuto alcuni dei bambini presi in cura. Lo studio non solo gli pagava ogni volo ma, per il momento, anche un piccolo bilocale dove alloggiare nei giorni in cui si trovava lì. Sapeva di dover trovare un nuovo alloggio tutto suo, ma era troppo presto per riuscire a rifletterci.
I suoi amici avevano brindato al nuovo lavoro, ma Noah sapeva che Travis era disperato di saperlo lontano da lui per tutto quel tempo. Noah sperò solo di riuscire a trovare un nuovo equilibrio in tutta quella situazione.

Alla fine il sonno ebbe la meglio, e crollò addormentato sapendo che non era il modo migliore per vincere contro il fuso orario, ma dovendo uscire per andare alla festa di Francine da lì a poche ore, voleva riposare il più possibile. Non poteva rivedere Elizabeth in quello stato.

Fu svegliato dal suono del campanello, e quando riuscì a rendersi conto di dove fosse, si chiese quanto tempo avesse dormito. Aprì la porta sbadigliando e si trovò Travis e Mike nell'atrio di casa sua con indosso due smoking eleganti, uno marrone ed uno bordeaux.

«Ma sei ancora così? Dobbiamo uscire».

«Cavolo, mi sono addormentato, ma che ora sono?».

«Le cinque amico», Travis gli diede una pacca sulla spalla e Noah gli sorrise.

«Vai a farti una doccia, ti preparo del caffè».

«Sì Mike, hai ragione. Mi preparo subito».

Noah si spogliò e si infilò nella doccia, cercando un risveglio dolce sotto lo scorrere dell'acqua e si prese appena due minuti per riflettere su quello che stava andando a fare. Quando Francine li aveva invitati al suo compleanno a tema Bosco incantato, Noah era stato tentato di dire di no. Per lui andava bene frequentare la coppia al di fuori del gruppo, quando Lizzie non era presente, ma ritrovarsi in una serata con lei lo spaventava. Alla fine, però, aveva deciso di dire di sì per non dare quel peso ai suoi amici e perché, in cuor suo, sapeva di voler rivedere la ragazza.

Aveva espressamente chiesto a Travis e Mike di non dire niente del nuovo lavoro, non volendo che la notizia potesse arrivare in un qualche modo ad Elizabeth, e così i due avevano accettato ed avevano mantenuto il suo segreto. Si asciugò in fretta, mentre Mike gli porgeva una tazza piena di caffè e lui sentiva i morsi della fame dovuti al fuso orario, e al pranzo che aveva saltato. Indossò uno smoking verde, con una foglia appuntata sul petto, sperando che bastasse per il tema ideato dalla modella, e dopo venti minuti, era di nuovo in macchina. Lui tra i tre amici era l'unico a possedere una sua auto, visto che Mike non guidava e Travis usava solo la moto. I tre si davano il cambio e pagavano la benzina divisa. Quella sera, però, Noah decise di guidare per concentrarsi sulla strada e sul navigatore, così da non permettere alla sua mente di pensare ad altro.

«Quanto manca?».

«Cinque minuti».

«Cazzo, che ville», Travis si sporse per osservare meglio quelle abitazioni che sembravano uscite da un film e Noah sorrise.

«Un giorno ti porto a Newport con me».

«Certo, quando avrò delle ferie o del tempo per me». Travis disse quella frase con il sorriso sulle labbra, ma Noah sapeva quanta verità ci celava dietro le stesse e gli si strinse lo stomaco. Il suo migliore amico era stato forte, si era preso delle responsabilità che non gli erano dovute, eppure trovava sempre il tempo per lui.

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