Capitolo 29

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Noah

Quando la serratura della porta di casa scattò, un leggero calore investì Noah. Lizzie era alle sue spalle, così si fece da parte per farla passare per poi chiudere la porta alle loro spalle, appoggiando la borsa di lacrosse sul pavimento.

Si girò verso la ragazza, e la vide ancora ferma sulla soglia, con le mani lungo i fianchi e i capelli scompigliati.

Dopo la partita le aveva chiesto di andare a casa sua per parlare, e lei aveva acconsentito con un cenno della testa.

Noah sapeva che stava aspettando lui, una sua mossa, ma lui anche si era ritrovato paralizzato dalla situazione. Lizzie lo amava, glielo aveva detto ed era andata da lui per farmare quella sua scelta, affrontando le sue paure ed anche due dei suoi amici più cari. Noah avrebbe davvero voluto far finta di niente, lasciar perdere tutto il resto e baciarla, lasciando quel mese alle spalle e beandosi del suo sapore e del suo profumo. Però sapeva di non poterlo fare. Sapeva che sarebbe stato sbagliato per il dolore e la sofferenza provata, e sapeva di aver bisogno di un chiarimento.

«Vieni, siediti», le indicò il divano e la ragazza si tolse il cappotto e prese posto. Lo stava guardando con quegli occhi castani tanto dolci che avevano il potere di farlo sciogliere in una pozza, e lui fece una fatica enorme a non chinarsi a baciarla di nuovo.

«Parliamo un po'?».

«Sì».

«Liz dimmi che cosa è successo, io devo saperlo. Mi sono sentito preso in giro e non ho mai voluto darti la possibilità di spiegare e ho sbagliato, ma ora ti ascolterò».

«Mi dispiace», la ragazza si morse il labbro inferiore e Noah le disse di continuare. Non voleva fare domande, aveva bisogno che la ragazza parlasse da sola, o sarebbe stato peggio.

«Quando sono stata a Miami, dopo quello che era successo tra di noi, avevo bisogno di distrarmi. Non puoi capire, io nella mia testa non riuscivo a capire il motivo di tanta attrazione verso di te».

«Ed era così sbagliato?».

«No, ora lo so, me ne sono resa conto dopo quella notte. Perché sì, è stata una sola notte, e non ha avuto senso».

«Non ha avuto senso? Come fai a dirlo?».

«Ero ubriaca e volevo togliermi questi pensiero perchè non riuscivo a vederti in quel modo».

«In quale modo Liz?», Noah mise le mani sugli occhi premendo forte, cercando di ritrovare un minimo di lucidità. Quella conversazione lo stava ferendo, ma sapeva quanto fosse necessaria e si chiese se, forse, lui e la ragazza non avrebbero dovuto parlare ancora prima di definire ciò che erano.

«Noah», lei sospirò, «io ti ho odiato per gran parte della mia adolescenza. I tuoi commenti mi ferivano, e ogni volta non ero sicura di come e quando mi avresti attaccato. Ho sempre saputo che non eri cattivo, però per me è stata un'agonia continua».

«Scusami, ero davvero un coglione».

«No, va bene così. Questa cosa l'ho accettata tempo fa, e sono felice di averla lasciata alle spalle», Lizzie gli sorrise, avvicinando una mano in cerca della sua. Glielo lasciò fare.

«La mia vita, dopo l'incidente è stata un casino continuo. Non sto cercando di giustificarmi, ma di spiegarti. Non ho più una relazione seria da quando ho mollato il ballo, e ogni tanto c'è stato qualcuno, ma nessuno che mi faceva davvero provare qualcosa come te».

«Hai avuto paura, e lo capisco, ma perché invitarlo? Cosa ti aspettavi?».

«Onestamente, Noah, non lo so. Ero stanca, ubriaca, e volevo dimostrare a Lily che si sbagliava e che non mi stavo innamorando di te. Il giorno dopo ero già pentita e consapevole della realtà».

«Sì?», Noah non riuscì a trattenere un mezzo sorriso e il suo cuore sembrò più leggero quando la ragazza fece lo stesso.

«Lily lo sostiene da quando ci ha visto insieme alla festa di Ted, mi ha da subito detto che si vedeva che volevi portarmi a letto e mi ha spinto a lasciarmi andare».

«Dovrò ringraziarla la prossima volta».

«Noah, davvero. Mi dispiace.Sono stata stupida, non te ne ho mai parlato perché onestamente l'avevo anche dimenticato. Dovevo dirtelo, ma non pensare che per una cazzata simile io abbia dato meno peso di te a quello che è successo».

«Però dopo due giorni siamo stati insieme».

«Perché lo volevo, e non volevo più nascondermi. Tu sei tornato nella mia vita e l'hai sconvolta, e quando sono riuscita a comprendere la portata di tutto questo, mi sono lasciata andare».

«Non mentirmi più».

«No», Lizzie gli strinse la mano e quasi sospirò quella risposta.

Noah la fissò negli occhi, sapendo di averla perdonata anche prima di questa conversazione, ma sicuramente con le idee più chiare ed il cuore ricucito. In quel momento, però, voleva sapere ancora una cosa. Una domanda che gli ronzava in testa da quando aveva saputo di Marco.

«Raccontami di quella scopata».

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