Capitolo 4

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Quel pomeriggio si erano accordati per andare a vedere un film al cinema. Era in programmazione alle quattro e sarebbe durato per un paio di ore abbondanti; Tatiana aveva insistito per scegliere quell'orario perché dopo avrebbe avuto da fare. Era stata lei a scegliere il film. Da quando i rapporti tra l'Unione Sovietica e il resto d'Europa si erano rinsaldati anche i legami culturali erano fioriti. Film sovietici venivano proiettati in tutta Italia, accanto a quelli di produzione locale, un po' com'era stato anni prima per la cinematografia americana, che ora era rimasta sostanzialmente sparita dal mercato internazionale. I film venivano trasmessi principalmente in versione doppiata in italiano, ma alcune sale (specie nei luoghi frequentati da personale sovietico, come ad esempio quella vicino al porto dove i due si erano recati) li trasmettevano in lingua originale. 

Il film era uscito quell'anno ed era la drammatica storia di un'ingenua ragazza di campagna che emigrava a Mosca per studiare; qui finiva per essere abbandonata con un bambino in grembo dall'uomo che amava, per poi riuscire a fatica a fare carriera nella fabbrica in cui lavorava e a superare una serie di traversie amorose con l'immancabile lieto fine. Tatiana aveva pianto più volte durante la proiezione della pellicola e si era asciugata le lacrime poggiando il volto sulla spalla di Dimitri, che aveva assistito stoico al film senza alcuna reazione.

«Ti è piaciuto?» chiese Tatiana all'uomo, mentre si facevano spazio in mezzo al capannello di marinai sovietici in fila all'uscita. Avevano fatto rumore per tutta la proiezione e non sembrava avessero apprezzato particolarmente la pellicola di Mensov. Cercavano probabilmente qualcosa di più leggero con cui svagarsi, un film di guerra o una commedia, magari Le incredibili avventure degli italiani in Russia che quel cinema proiettava periodicamente.

«Sì, direi di sì...»

«Non ti sbottoni mai eh. commissario Doskov!» lo canzonò lei.

«No, davvero, mi è piaciuto. Triste. A me piacciono i film tristi. Ma almeno questo ha un bel finale...»

«Sì» commentò Tatiana. «Concordo. Il finale però non mi ha convinto molto. La vita, per quelli come noi, in genere non va a finire così. Non c'è mai il lieto fine...»

«È pur sempre un film.»

«Già» rispose lei, un po' malinconica. «Tra poco devo andare ma direi che c'è tempo per un gelato, andiamo a prenderne uno?» sembrò recuperare il buonumore.

«Perché no? Guidami tu.»

La ragazza lo condusse lungo gli affollati vicoli del quartiere, fermandosi poi di fronte ad una piccola gelateria. Gustarono i coni su una panchina posta vicino all'ingresso: Dimitri optò per un cono solo fragola, mentre la ragazza per uno cioccolato e vaniglia.

«Da noi mai assaggiati di così buoni» disse lei, addentando la cialda dopo aver finito in fretta le palline di gelato.

«Direi di no. Nella mia città, neanche li ricordo. Ma il gelato da dove vengo non ha molto senso.»

«Di che città sei, Dimitri? Mi hai detto che vieni dalla Siberia, ma non da dove...»

«Novosibirsk.»

«Dev'essere bella! Una città industriale come la mia ma con una grande comunità scientifica e culturale. Ho sentito che è molto vitale», sgranocchiò l'ultimo pezzo di cialda. «Hai sentito? Domani in Piazza del Plebiscito ci saranno i cosmonauti!»

«Ovviamente sì»

«Immagino che dovrai essere lì a controllare che vada tutto bene, sbaglio?»

«Sarò uno dei tanti, sì» rispose lui stringendosi nelle spalle.

«I nostri cosmonauti stanno girando per tutta l'Europa, sono contenta che passino anche da Napoli!» commentò entusiasta Tatiana. 

Nonostante avesse abbandonato casa da tanto e non ne sentisse granché la mancanza la giovane conservava in sé quel grande orgoglio che tutti i sovietici nutrivano verso i gloriosi cosmonauti che avevano coraggiosamente aperto le porte dello spazio al popolo sovietico e all'umanità intera. All'evento sarebbe stato presente il più famoso e celebrato tra di loro, il grande Yuri Alekseyevich Gagarin, il primo uomo che avesse mai volato nel cosmo e che la propaganda di stato dipingeva come un eroe. Era conosciuto da tutti, anche fuori dall'Unione Sovietica, ed era forse la più grande celebrità al mondo in quel momento. I sovietici avevano organizzato varie tappe in giro per l'Europa dove i cosmonauti che avevano esplorato il cosmo per primi si mostravano al pubblico; era un modo di propagandare la grandezza dell'URSS anche tra i nuovi alleati europei.

Napoli non crede alle lacrimeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora